marilla
|
sabato 11 febbraio 2012
|
elegantemente delizioso
|
|
|
|
Wilder è sempre Wilder: elegante ma non paludato, ironico ma non beffardo, venato di malinconia ma mai struggente o piattamente triste. Anche in questo film, dove il plot (uno dei “casi” di Holmes) potrebbe rendere più complicata l’applicazione di tali splendide doti, Wilder conferma di essere un grande. Con una sceneggiatura originale non tratta dalle opere di Doyle (ma talmente convincente che ne è stato tratto un libro a firma congiunta di Michael e Mollie Hardwick), ci propone non solo una raffinata, deliziosa, dolcemente ironica e soprattutto più umana figura del celebre detective (un Holmes consapevole della propria mediocrità musicale, consapevole e amaramente costretto, per fronteggiare lo spleen, a far uso di cocaina – abilmente stemperata da Watson in soluzione al 5%! –consapevole, ma mai totalmente rivelatore nelle cause, del suo difficile, se non impossibile, rapporto con le donne, consapevole del tempo che passa e che lo porterà inevitabilmente alla fine) ma anche una nuova lettura del fido Watson (meno stupido di quanto normalmente ci venga presentato e, pur se non ovviamente autoironico quanto il protagonista, capace di vivacità, di guizzi - con quel garofano rosso sull’orecchio mentre balla un indiavolato french can can paradossalmente reinterpretato dalla musica di Tchaikowsy - , e dotato anche di una certa intraprendenza, in netto contrasto con il rigido ruolo di esecutore dei suoi precedenti omologhi).
[+]
Wilder è sempre Wilder: elegante ma non paludato, ironico ma non beffardo, venato di malinconia ma mai struggente o piattamente triste. Anche in questo film, dove il plot (uno dei “casi” di Holmes) potrebbe rendere più complicata l’applicazione di tali splendide doti, Wilder conferma di essere un grande. Con una sceneggiatura originale non tratta dalle opere di Doyle (ma talmente convincente che ne è stato tratto un libro a firma congiunta di Michael e Mollie Hardwick), ci propone non solo una raffinata, deliziosa, dolcemente ironica e soprattutto più umana figura del celebre detective (un Holmes consapevole della propria mediocrità musicale, consapevole e amaramente costretto, per fronteggiare lo spleen, a far uso di cocaina – abilmente stemperata da Watson in soluzione al 5%! –consapevole, ma mai totalmente rivelatore nelle cause, del suo difficile, se non impossibile, rapporto con le donne, consapevole del tempo che passa e che lo porterà inevitabilmente alla fine) ma anche una nuova lettura del fido Watson (meno stupido di quanto normalmente ci venga presentato e, pur se non ovviamente autoironico quanto il protagonista, capace di vivacità, di guizzi - con quel garofano rosso sull’orecchio mentre balla un indiavolato french can can paradossalmente reinterpretato dalla musica di Tchaikowsy - , e dotato anche di una certa intraprendenza, in netto contrasto con il rigido ruolo di esecutore dei suoi precedenti omologhi). E che dire della padrona di casa, che nello svegliare il povero Watson “incriccato” sul canapé, pensa solo al porridge che si raffredda (quelle horreur!)? Insomma, mi sento di confermare: Wilder non si smentisce mai.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a marilla »
[ - ] lascia un commento a marilla »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
venerdì 30 novembre 2018
|
bella rilettura del grande personaggio
|
|
|
|
"The Private Life of Sherlock Holmes"(1970), solo parzialmente ispirato dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, in realtà scritto dallo stesso Billy Wilder, regista, con I.AA.L:Dimaond, su virtù, vizi(la fmosa soluzione 7% ....) del detective più famoso al mondo, l'unico capace di attivare ancora oggi(salvo casi isolati di refrattari, per motivi di bigottismo-ignoranza) l'immaginazio collettivo. Wilder ha qui(come altrove, molte volte)la capacitù di passare e far passare dal registro umoristico a quello "serio", della detectione e della suspense, inventando o meglio ricomponendo storie che in Conan Doyle ci sono , ma nei racconti sono disposte diversamente.
[+]
"The Private Life of Sherlock Holmes"(1970), solo parzialmente ispirato dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, in realtà scritto dallo stesso Billy Wilder, regista, con I.AA.L:Dimaond, su virtù, vizi(la fmosa soluzione 7% ....) del detective più famoso al mondo, l'unico capace di attivare ancora oggi(salvo casi isolati di refrattari, per motivi di bigottismo-ignoranza) l'immaginazio collettivo. Wilder ha qui(come altrove, molte volte)la capacitù di passare e far passare dal registro umoristico a quello "serio", della detectione e della suspense, inventando o meglio ricomponendo storie che in Conan Doyle ci sono , ma nei racconti sono disposte diversamente. C'è anche qualche cenno all'opera completa di Conan Doyle su Holmes(come noto, Doyle scrisse moltissimo, voglio dire testi teatrali, saggi, romanzi, racconti che trattano di temi diversissimi dal famoso detective), quasi una"carrellata"intelligente, ma poi la vicenda realmente inventata da Wilder è da un lato attinente allo"spirito holmesiano", dall'altra autonoma da esso. Nulla da dire, anche a riguardo degli interpreti: Robert Stephens è Holmes, Colin Blakely è invece il dr.Watson, Christopher Lee non è (ovviamente)né Dracula nè Frankenstein, ma il famoso Mycroft Holmes, Genevieve Page è la misteriosa donna il cui ricordo Holmes serberà comunque caro, pur se da"nemica". In più i paesaggi, soprattutto scozzesi, sempre molto ben"azzeccati"e contestualizzati.. . El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
|