La moglie più bella |
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Un film di Damiano Damiani.
Con Alessio Orano, Ornella Muti, Tano Cimarosa, Joe Sentieri, Enzo Andronico.
continua»
Drammatico,
durata 108 min.
- Italia 1970.
MYMONETRO
La moglie più bella
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il coraggio di Francadi Cinema specchio della societaFeedback: 300 | altri commenti e recensioni di Cinema specchio della societa |
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venerdì 27 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un forte strappo alle tradizioni ataviche, frutto della sottocultura spacciata per conservazione, e di una distorta concezione dei diritti della persona avallata dalla legge, e al rispetto per i potenti ‘prepotenti’, venne dato da una giovanissima ragazza siciliana, Franca, sequestrata e stuprata dal suo pretendente rifiutato, il cui caso, parafrasato, e romanzato, da Damiano Damiani in “La moglie più bella”, fece epoca per almeno due motivi: per la prima volta una donna sceglieva di dichiararsi pubblicamente ‘disonorata’ e di sfidare le arcaiche regole di un ‘onore’ presunto e patriarcale, e la sua decisione era un piccolo segnale della volontà di contrastare e di intaccare, almeno in parte, il potere della mafia. La vicenda reale ebbe come protagonista principale il padre della ragazza. Allorché il giovane fidanzato, di famiglia benestante, venne accusato di furto e di appartenere ad una banda mafiosa, non esitò a rompere il fidanzamento della figlia, per nulla intimorito dalle minacce, anche armate, e dai danneggiamenti alle sue modeste proprietà. Reclusa, dileggiata e abusata, Franca fu liberata in maniera rocambolesca dalla polizia che arrestò il giovane sicuro, tuttavia, di non incorrere in alcuna sanzione penale in virtù del matrimonio ‘riparatore’ previsto dalla legge, al quale lei di certo avrebbe acconsentito perché nessun uomo rispettabile avrebbe sposato una ragazza ‘disonorata’. La chiarezza delle convinzioni che indussero Franca al rifiuto risuonò come un monito per una società in movimento: “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”. (in Busolo, “Franca Viola”, www.enciclopediedelledonne.it) Nonostante le minacce, i ricatti, l’ostilità dell’opinione pubblica e la contrarietà della chiesa locale, che costrinsero la famiglia ad una clausura stretta, con la polizia fuori di casa giorno e notte, e nessuna possibilità di lavoro per sé, il padre decise di costituirsi parte civile nel processo, celebrato nel dicembre del ’66, che si concluse con la condanna dello stupratore e dei suoi complici. Il coraggio di Franca diventata un simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne, aprì la strada a molte denuncie analoghe. Ma gli articoli del Codice civile che legittimavano la violenza sulle donne, mogli e fidanzate, con il ‘matrimonio riparatore’ e il ‘delitto d’onore’, già messi alla berlina spassosamente dalla satira feroce di Germi, sarebbero stati abrogati soltanto nel 1981. Nel film Damiani mette al centro Francesca, sedicenne e bella figlia di un povero terremotato che vive del lavoro nei campi. È lei che con il suo temperamento fiero e orgoglioso, celato sotto un aspetto dolce e remissivo, rompe il fidanzamento quando si rende conto che il fidanzato si comporta con lei come se fosse un oggetto. È lei che, dopo il rapimento che l’ha compromessa pubblicamente e lo stupro, rifiuta il matrimonio e denuncia le violenze subite. È ancora lei che dà fuoco al granaio di famiglia per liberare il padre dalla paura del ricatto, e consente alla polizia, ottenuto finalmente il suo consenso, di arrestare il violentatore e i suoi complici. Salvatore Currieri, “Lo specchio degli anni ’60 – Il cinema e la società dalla ‘dolce vita’ alla ‘vita agra’”
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