zeder
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giovedì 6 settembre 2007
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uomini veri....
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"il mucchio selvaggio" è fondamentalmente un film sulla ineluttabilità del destino e sulla angosciante consapevolezza della morte che prende alla gola lo spettatore già nel momento in cui i nostri balordi/eroi mettono piede per la prima volta ad aguaverde. nonostante gli immensi spazi dove poter cavalcare verso la libertà,lontano dalla "legge" e da altri pericoli,angelo e compagni vengono inesorabilmente risucchiati dalla cittadella di aguaverde come da un buco nero.si intuisce con inquietudine che il percorso delle loro vite è destinato a finire lì, che quella cittadella sarà la loro tomba e che per loro ormai non c'è più alcuna via di scampo, per quanti sforzi possano fare per sottrarsi al loro ineluttabile destino.
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"il mucchio selvaggio" è fondamentalmente un film sulla ineluttabilità del destino e sulla angosciante consapevolezza della morte che prende alla gola lo spettatore già nel momento in cui i nostri balordi/eroi mettono piede per la prima volta ad aguaverde. nonostante gli immensi spazi dove poter cavalcare verso la libertà,lontano dalla "legge" e da altri pericoli,angelo e compagni vengono inesorabilmente risucchiati dalla cittadella di aguaverde come da un buco nero.si intuisce con inquietudine che il percorso delle loro vite è destinato a finire lì, che quella cittadella sarà la loro tomba e che per loro ormai non c'è più alcuna via di scampo, per quanti sforzi possano fare per sottrarsi al loro ineluttabile destino.perchè nell'ambito della loro vita selvaggia e violenta non c'è ormai nessuna possibilità di riscatto o di redenzione.solo con la morte si trasformano da spregevoli banditi in eroi, in combattenti rivoluzionari loro malgrado, in una memorabile epica sequenza finale di inaudita violenza, dove pare quasi di sentire davvero l'odore del sangue,durante la quale i nostri eroi,prima di soccombere, compiono una autentica strage, uccidendo quasi tutto il battaglione controrivoluzionario destinato a reprimere la rivolta degli indios.e così morendo hanno ormai definitivamente conquistato lo spettatore che prova ammirazione e commozione per il coraggio e la lealtà di questi uomini e la loro morte si eleva a metafora della fine di un'epoca fiera e decadente...
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marv89
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martedì 15 novembre 2011
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il più grande western di tutti i tempi
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San Rafael, Stati Uniti anno 1914. Un gruppo di ragazzini tra le rotaie si diletta a far combattere tra loro scorpioni e formiche mentre cinque militari a cavallo si accingono ad entrare nella cittadina diretti verso la stazione ferroviaria. E' una tranquilla giornata di sole nell'agglomerato a sud degli USA, un festivo che i cittadini si apprestano a commemorare ignari dell'apocalisse che si sta per scatenare su di loro: i cinque infatti non sono militari ma banditi travestiti pronti a fare il colpo della vita, i cinque sono il famigerato “mucchio selvaggio”.
Comincia così il capolavoro di Sam Peckinpah datato 1969, quel “IL MUCCHIO SELVAGGIO” considerato dalla critica moderna uno dei pilastri della storia del cinema.
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San Rafael, Stati Uniti anno 1914. Un gruppo di ragazzini tra le rotaie si diletta a far combattere tra loro scorpioni e formiche mentre cinque militari a cavallo si accingono ad entrare nella cittadina diretti verso la stazione ferroviaria. E' una tranquilla giornata di sole nell'agglomerato a sud degli USA, un festivo che i cittadini si apprestano a commemorare ignari dell'apocalisse che si sta per scatenare su di loro: i cinque infatti non sono militari ma banditi travestiti pronti a fare il colpo della vita, i cinque sono il famigerato “mucchio selvaggio”.
Comincia così il capolavoro di Sam Peckinpah datato 1969, quel “IL MUCCHIO SELVAGGIO” considerato dalla critica moderna uno dei pilastri della storia del cinema.
Tra le tante storie del vecchio West quella del “Wild Bunch” è forse la più epica, sicuramente la più moderna, senza ombra di dubbio la più travolgente. Il mucchio fù la più grande banda criminale a calpestare il suolo ad ovest del Mississipi portando avanti la più grossa striscia positiva di rapine a banche della storia americana a cavallo tra il 1989 e il 1905. Il film narra di vicende mai accadute, ma non per questo lontane da quella che era la realtà del mucchio, impresse su celluloide da una delle figure più controverse ed enigmatiche della storia di Hollywood.
Sam Peckinpah fu un regista di origine indiana,definito da più parti “regista della violenza”, che focalizzò il suo cinema, quasi totalmente, sul genere western. Figlio dell'America contemporanea, alcolizzato e tossicodipendente trascorse tutta la vita all'insegna dell'autodistruzione facendone una sorta di filosofia di vita; per farla breve parliamo di un genio/folle (fate voi) che vedeva la violenza e tutte le forze distruttive dell'uomo come le uniche strade da percorrere per meglio sopportare la vita, della quale negava ogni fatalità e aspetto positivo,un uomo che si pente di non aver potuto partecipare ad un operazione bellica, che descrive il “sogno americano” come “imballato” e che intrinsecamente sfruttò il cinema come valvola di sfogo del suo essere pagandone inevitabilmente le spese.Samuel Goldwyn diceva che essere folli aiuta a fare cinema ma nel caso di Sam i suoi eccessi lo costrinsero ad una carriera da gregario, forse Peckinpah rappresentava per il suo tempo un modello troppo forte, forse era l'uomo giusto nel momento sbagliatissimo.
Siamo negli anni 60 fino ad allora il western aveva due nomi: John Ford e Howard Hawks, i quali con le loro opere caratterizzarono completamente il genere fissandone i canoni cardine che vigevano del 1939 anno di “Ombre Rosse” un film-manifesto. Parliamo dell'epopea western fatta di eroi senza macchia che difendevano i deboli contro il criminale o l'indigeno amerindo, dove tante erano le morti, ma mai si vedeva del sangue, insomma epico ma poco reale. Nella linea temporale del genere il film in questione si colloca negli anni del revisionismo, accompagnato dall'ascesa degli spaghett-western di Leone, ma a differenza di questi non si limita al riproporre nuovi canoni ma a distruggerli, rinnegando il positivismo Fordiano a favore del concetto di “uomo-animale”. Il tema centrale è la violenza:onnipresente, avvolte eccessiva, mai irrealistica; non risparmia i bambini che si divertono nel far combattere gli insetti e sempre presenti nelle scene più cruente, non ha riguardo per la giovane mamma che tiene in braccio il neonato con il caricatore a tracolla, esplode con scoppi improvvisi in bagni di sangue “tarantiniani”. La violenza è nell'uomo, ogni soggetto secondo Peckinpah è un assassino potenziale, la cattiveria è il risultato della sua ribellione alla vita. Nel suo film non c'è spazio per gli eroi, gli stessi protagonisti sono pistoleri sul viale del tramonto che non trasmettono niente di costruttivo, tanto meno per i vincitori, a trionfare è sempre e solo la morte che l'uomo cerca e ottiene con le sue mani come fa il mucchio selvaggio nella famosa scena finale.
Tecnicamente il film è perfetto: conta il maggior numero di inquadrature fino ad allora utilizzate in una pellicola, fa un uso ripetuto del rallenty e del flash accuratamente allocati dal regista, il dialogo è veloce, freddo e mai banale, gli attori immensi (prevedibile visto il calibro), la camera da presa di Peckinpah si muove con “grazia” anche tra i corpi macellati, la fotografia è magistrale.
Accolto in malo modo dalla critica del tempo, ottenne solo due candidature agli oscar, è oggi considerato tra i dieci più grandi western della storia tanto da meritarsi la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, a quasi trent'anni dalla sua morte la figura di Peckinpah è ancora oggetto di discussione, mentre il suo cinema continua ad influenzare molti cineasti moderni come Scorsese, Tarantino e John Woo.
Insomma siamo di fronte ad un capolavoro, una prova tangibile di settima arte che accende la discussione sulla sua posizione socio-politica, una pietra miliare dopo la quale il cinema non sarà più lo stesso. Un film sulla fine, di che cosa decidetelo voi.
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chriss
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martedì 17 agosto 2010
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un western senza eroi...
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"Come puoi pretendere di comandare una banda se non ce la fai neanche a montare in sella?... Tutti sogniamo di tornare bambini, anche i peggiori fra noi: forse i peggiori lo sognano più di tutti... Quanto potrà valere la nostra pelle? Dipende da quanta fame hanno... " Già dai primi venti minuti del film Il Mucchio Selvaggio, si capisce che avremo a che fare con gente disumana. Ma non è solo questo quello che mi ha colpito. Ci sono almeno cinque scene degne di nota: i bambini che giocano con gli scorpioni e le formiche, dandogli poi fuoco; il predicatore che condanna l' alcool; due gringos che, oltre a litigare per stabilire chi avesse veramente ucciso un bandito, diventano "sciacalli" per rubare ai morti; i banditi travestiti da soldati, che stanno per fare il colpo, sono controllati da altri furilegge ( proprio come loro) assoldati da qualcuno che vuol fargli la pelle; Pike che uccide un suo amico in quanto ferito agli occhi.
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"Come puoi pretendere di comandare una banda se non ce la fai neanche a montare in sella?... Tutti sogniamo di tornare bambini, anche i peggiori fra noi: forse i peggiori lo sognano più di tutti... Quanto potrà valere la nostra pelle? Dipende da quanta fame hanno... " Già dai primi venti minuti del film Il Mucchio Selvaggio, si capisce che avremo a che fare con gente disumana. Ma non è solo questo quello che mi ha colpito. Ci sono almeno cinque scene degne di nota: i bambini che giocano con gli scorpioni e le formiche, dandogli poi fuoco; il predicatore che condanna l' alcool; due gringos che, oltre a litigare per stabilire chi avesse veramente ucciso un bandito, diventano "sciacalli" per rubare ai morti; i banditi travestiti da soldati, che stanno per fare il colpo, sono controllati da altri furilegge ( proprio come loro) assoldati da qualcuno che vuol fargli la pelle; Pike che uccide un suo amico in quanto ferito agli occhi. Da qui si comincia. Pike Bishop è il capo di una banda che, vestita da soldati, sta per fare un colpo. Trascurano, però, il fatto di essere controllati. Ne verrà fuori una sanguinaria sparatoria, dove persino degli innocenti moriranno. Il gruppo di banditi fugge, ma una volta appurato che il colpo era, in realtà, una trappola (c' erano rondelle di metallo nei sacchi), decidono di sconfinare in Messico, fino ad Agua Verde. Sulle loro tracce ci si mette un gruppo di pistoleri capeggiato da Deke Thorton, un bandito una volta in affari con Pike. Una volta in Messico, Pike e compagni vengono assoldati dal generale Mapachi, il quale combatte contro le truppe di Pancho Villa. La proposta del generale messicano è davvero allettante: 10000 dollari per rubare un treno di armi e munizioni in cambio dell' oro. Il colpo va a segno, ma Angelo, un messicano a cui Mapachi ha portato via Teresa, la sua donna, non ce la fa a vedere il suo popolo in ginocchio: scambierà il suo oro per una cassa di munizioni e fucili, sostenendo, così, la rivoluzione iniziata da Villa. Quando verrà trattenuto e poi sgozzato dal generale Mapachi, comincerà una sparatoria più drammatica di quella iniziale... Il Mucchio Selvaggio, di Sam Peckinpah, è davvero un western atipico, privo di eroi, dove, ad un certo punto, non sapevo veramente più per chi fare il tifo. E' un film truculento, polveroso, pieno di pistoleri e sciacalli senza scrupoli. E' un film senza vincitori: forse solo il popolo messicano può dirsi finalmente libero e vincitore (almeno per un pò). E' emblematica la scena finale, nella quale Deke, che inseguiva Pike, si siede sotto una colonna cambiando la promessa (non tornare più in galera) della sua vita: si mette in affari con uno degli uomini sopravvissuti di Pike. Incredibile come tutto cambi in così poco tempo. Quel che colpisce è pure un avvoltoio che attende sopra la sua testa, come a rappresentare che qualcosa di terribile sia passato di lì in Messico. Questo film, in America, è stato eletto fra i migliori 10 Western della storia del cinema di quella nazione: concordo vivamente! E' veramente un film degno di esser raccontato ai posteri. Anche se gli attori non sono proprio il massimo per me, (Clint Eastwood è il massimo per me), devo ammettere che, alla fine, dimostrano almeno un briciolo di umanità. Insomma, il Mucchio Selvaggio è un' opera cinematografica che merita l' attenzione di tutti noi spettatori, soprattutto perché è un western senza eroi... Chriss
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chriss
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domenica 12 settembre 2010
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innovativo: vi stropiccerete gli occhi...
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Il Mucchio Selvaggio (The Wild Bunch), di Sam Peckinpah, è un film western innovativo, quasi rivoluzionario per quei tempi: vi stropiccerete gli occhi, proprio com' è successo al sottoscritto. I personaggi principali sono pistoleri incalliti di mezza età (40/50 anni) o vecchietti sul viale del tramonto. Non fatevi ingannare: sono molto spietati e non hanno un briciolo d' umanità. Noi proveremo soltanto un pò di pena per loro nello scontro finale. Il personaggio più importante e carismatico del film è Pike Bishop, il capo di una banda di pistoleri che si dedica ai grandi colpi (banche, treni ed uffici postali). Il suo vecchio amico, il fuorilegge Deke Thornton, per evitare di essere linciato, viene assunto da Pat Herrigan, il capo della ferrovia.
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Il Mucchio Selvaggio (The Wild Bunch), di Sam Peckinpah, è un film western innovativo, quasi rivoluzionario per quei tempi: vi stropiccerete gli occhi, proprio com' è successo al sottoscritto. I personaggi principali sono pistoleri incalliti di mezza età (40/50 anni) o vecchietti sul viale del tramonto. Non fatevi ingannare: sono molto spietati e non hanno un briciolo d' umanità. Noi proveremo soltanto un pò di pena per loro nello scontro finale. Il personaggio più importante e carismatico del film è Pike Bishop, il capo di una banda di pistoleri che si dedica ai grandi colpi (banche, treni ed uffici postali). Il suo vecchio amico, il fuorilegge Deke Thornton, per evitare di essere linciato, viene assunto da Pat Herrigan, il capo della ferrovia. Il treno allora rappresentava una gran fonte di guadagno, sia per chi la possedeva, sia per i benefici generali che avrebbe potuto portare al territorio occidentale della Nazione. La stessa Nazione, indirizzata verso il progresso, aveva il disperato bisogno di tutori della legge. Non di tutori qualsiasi, ma di 'gente sporca' che avesse avuto a che fare con le armi ed i malviventi. Chiunque poteva essere assoldato, anche un bandito. Anzi, un bandito sarebbe stato pure meglio. Era anche un modo per fargli scontare la pena che gli pendeva sul collo. Io mi sono fatto un' idea sulla giustizia (ancora precaria e non ben definita) del tempo: 'per fermare un pazzo ci voleva un altro pazzo'. Non ci dobbiamo quindi meravigliare più di tanto se Pike finisce in un' imboscata, tesagli proprio dal suo ex amico Deke e dal proprietario della ferrovia. Tutti gli aItri pistoleri, assoldati dal signor Herrigan, non si dimostreranno all' altezza di Deke. Proprio costui, avendo lavorato con Pike, conosce a memoria le sue mosse ed il suo modo di ragionare. Pike, il capo della banda che verrà messo in discussione, in quanto responsabile del colpo miseramente fallito, saprà riprendersi lo scettro: terrà il gruppo unito fino alla fine. Bellissima è la scena in cui Pike cade a cavallo e con grande dignità ci rimonta. Come per dire: "Sono ancora il capo!" La verità è che non vuole minimamente rassegnarsi a finire accoppato o a vedere i suoi ultimi sogni infrangersi nel caldo infuocato del deserto. Intanto vengono inseguiti da Deke e dai suoi amici avvoltoi e rubagalline. L' originalità del film va ricercata anche nella seconda alleanza (solo apparente): Pike ed i suoi si mettono a lavorare per Mapache, un folle assassino che si è auto-nominato generale (fa impiccare e razziare i villaggi messicani). Qui sorge una domanda spontanea: perché tale allenza se Mapache lottava contro Pancho Villa, il capo della rivoluzione messicana? Pike ed il resto della banda non avevano molta scelta: non essendo più in possesso di molti soldi od acqua potabile, cos' altro avrebbero potuto fare? Sono dei fuorilegge con il disperato bisogno d' inventare qualcosa per sopravvivere. Il finale, in realtà, è un doppio finale. Da una parte assisteremo ad una sanguinaria sparatoria e dall' altra al drammatico destino di Deke. Qui sorge di nuovo una domanda: il Mucchio Selvaggio andrà all' Inferno o in Paradiso? Forse in entrambi i posti! Tra loro solo Angelo lottava per la giusta causa (liberare il villaggio dagli oppressori, l' esercito di Mapache). Con la morte vendicheranno Angelo e purificheranno almeno 'l' anima corrotta dal Male'. Oltretutto andranno a liberare (solo in parte ed indirettamente) un popolo oppresso. Il primo finale sembra contenere un briciolo d' umanità. Il secondo finale è molto più cupo: Deke prende la pistola di Pike e si allea nuovamente con Sykes, un membro della banda che ha appena affrontato ed ammazzato Mapache ed il resto del suo piccolo esercito privato (quattro contro duecento). Deke, che non andava molto d' accordo col signor Herrigan, si rende conto che l' unica strada da intraprendere in futuro, sarà quella del fuorilegge: pessimismo assoluto! Gli avvoltoi (che bestie!) appostati poco sopra il massacro compiuto e su di Deke sono l' incredibile emblema del film. Proprio come i bambini che si divertono a far combattere gli scorpioni contro le formiche; o quelli che deridono i morti; o il bambino che dà, quasi da solo, il colpo di grazia ad un fuorilegge (non dico chi). Come dire: è tutto sporco, persino l' infanzia! Ci sarebbe addirittura 'un piccolo finale prima del doppio e gran finale'. Pike, dopo aver lasciato una lauta ricompensa ad una prostituta, esce fuori guardando negli occhi i membri della sua banda: senza dire nemmeno una parola, tutti si armano pesantemente con fucile e pistola e vanno ad affrontare i messicani per liberare Angelo. Incredibile, no? Il Mucchio Selvaggio è un capolavoro straordinario del genere western, nonostante sia pessimista, polveroso, sanguinario, sporco ed ultraviolento. Veramente imperdibile. PS. Il vero Mucchio Selvaggio era comandato da Butch Cassidy. PPS. Vi lascio con una frase di Pike: "Noi condividiamo ben pochi sentimenti del nostro Governo". Ad intenditor poche parole. Firmato Palmieri Christian...
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il cinefilo
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lunedì 8 agosto 2011
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uomini,sangue e pallottole:l'ultimo grande western
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Se da una parte OMBRE ROSSE di John Ford segnava il punto più alto della nascita dello western"all'americana"posso tranquillamente affermare che IL MUCCHIO SELVAGGIO rappresenta il punto più alto della FINE di questo storico filone precedente a quello inaugurato da S.Leone con i famosissimi"spaghetti-western".
Di fatto questo particolare è l'unico che può dirsi azzeccato per poter"confrontare"i due film:quello che,in origine(era il 1939),era simboleggiato dalla poesia delle vaste praterie e dalla personalità umana qui,invece,è ben rappresentato(nella tecnica)dal sangue,dalle pallottole e dai cadaveri che piombano massacrati sul terreno.
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Se da una parte OMBRE ROSSE di John Ford segnava il punto più alto della nascita dello western"all'americana"posso tranquillamente affermare che IL MUCCHIO SELVAGGIO rappresenta il punto più alto della FINE di questo storico filone precedente a quello inaugurato da S.Leone con i famosissimi"spaghetti-western".
Di fatto questo particolare è l'unico che può dirsi azzeccato per poter"confrontare"i due film:quello che,in origine(era il 1939),era simboleggiato dalla poesia delle vaste praterie e dalla personalità umana qui,invece,è ben rappresentato(nella tecnica)dal sangue,dalle pallottole e dai cadaveri che piombano massacrati sul terreno...sì perchè le pallottole sono il vero fattore determinante che segna la continuità di un periodo turbolento dove,infine,persino dei fuorilegge come quelli rappresentati si trovano a difendere il popolo dall'oppressione e dalle angherie ritrovandosi,involontariamente o meno,a"espiare"le loro malefatte in una strage da cui non si salva nessuno di loro.
Peckinpah è stato bravo non soltanto nella direzione delle scene di violenza ma anche nel"dipingere",sempre nella tragedia finale,l'immagine degli"avvoltoi umani"(i malfattori pagati per inseguire la banda di Pike)che,per entrare in scena,attendevano ansiosamente la fine del massacro per andare poi a frugare e portare via i cadaveri.
Lo western americano finisce,letteralmente,nella barbarie e nella disumanizzazione(quasi)collettiva:non più"eroi"fondamentalmente ma coraggiosamente stereotipati del calibro di John Wayne o Gary Cooper(lo sceriffo di MEZZOGIORNO DI FUOCO)e belle donne"da saloon"come pareva d'obbligo ma soltanto delinquenza e"fanghiglia"d'immoralità(perchè l'etica non esiste più)che smentiscono vent'anni di inesorabili miti perchè(ed è la filosofia controcorrente al genere del film):"un fucile e un morto,in questo tipo di cinema,valgono più di qualsiasi altro immaginario".
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iuriv
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lunedì 9 febbraio 2015
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la fine di un'era.
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Che questo film racconti la fine di un'era lo si capisce da tanti particolari. Dall'arrivo dell'automobile e dal discorso che vira sugli aerei, ad esempio. Ma anche dai personaggi, guidati da un capo che fatica a salire a cavallo, simbolo di un mondo in decadenza superato dal 900, che arriva e si porta via tutto.
Non esiste l'eroe del western classico nel Mucchio Selvaggio, spazzato via dalla visione Leoniana del genere. Ma non c'è nemmeno l'antieroe alla Clint Eastwood, sporco e cattivo, ma invincibile e soggetto a una sua morale.
I protagonisti qui sono un gruppo di rapinatori sbandati e poco in forma, inseguiti da un altro manipolo di antagonisti simili a loro, tutti alla caccia dell'oro o di una ricompensa priva di vera gloria.
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Che questo film racconti la fine di un'era lo si capisce da tanti particolari. Dall'arrivo dell'automobile e dal discorso che vira sugli aerei, ad esempio. Ma anche dai personaggi, guidati da un capo che fatica a salire a cavallo, simbolo di un mondo in decadenza superato dal 900, che arriva e si porta via tutto.
Non esiste l'eroe del western classico nel Mucchio Selvaggio, spazzato via dalla visione Leoniana del genere. Ma non c'è nemmeno l'antieroe alla Clint Eastwood, sporco e cattivo, ma invincibile e soggetto a una sua morale.
I protagonisti qui sono un gruppo di rapinatori sbandati e poco in forma, inseguiti da un altro manipolo di antagonisti simili a loro, tutti alla caccia dell'oro o di una ricompensa priva di vera gloria. E' solo per caso che si ritrovano invischiati nelle contraddizioni della rivoluzione messicana, alla quale non vogliono badare, forse perché già parte di un mondo che è andato avanti. Ma volenti o nolenti, sono costretti a fare i conti con ciò che li circonda e forse persino a farne parte. E così il destino priverà due ex amici del loro ultimo confronto. Ma porterà i banditi verso quella che può essere definita come l'ultima tragedia western, dalla quale chi si salva potrà solo prendere atto che un'era è irrimediabilmente alle spalle.
E' un film piuttosto lungo, caratterizzato da una messa in scena imponente e da un ritmo riflessivo che trova sfogo nei momenti concitati, dove il piombo troneggia tra una rapina in banca e il furto di un treno. Ed è anche violento e ci tiene a farlo capire da subito.
I bambini che ridacchiano mentre osservano una coppia di scorpioni venire divorata da una colonia di formiche, hanno un che di inquietante. Di li a poco si scatena l'inferno e il regista decide di mostrarlo tutto. Le sparatorie sono lunghissime, le azioni sono ciniche, i personaggi senza alcuna remora.
Chiaramente il concetto di violenza visiva nel 1969 era molto diverso rispetto a quello che abbiamo in mente oggi. Eppure è impossibile non percepire la crudezza delle scene girate da Peckinpah, in cui la gente muore senza i balletti a cui il western made in USA aveva abituato il suo pubblico.
Il Mucchio Selvaggio si mastica il genere e lo risputa privato dell'alone romantico che spesso ne avvolgeva le carni. E' un film secco, cinico e crudele come un giovane di belle speranze che compatisce il suo vecchio insegnate. Una pellicola che uccide un genere parlando della morte del periodo storico che lo ha ispirato.
Ma, come sanno tutti, il western ritorna sempre.
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g. romagna
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mercoledì 27 gennaio 2010
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mucchio selvaggio
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Sud degli USA, 1914. Un gruppo di banditi effettua una rapina e, dopo aver constatato che il bottino non è proprio quanto ci si aspettava, si mette in fuga verso il Messico, inseguita da un manipolo di galeotti assoldati dal locale amministratore delle ferrovie statali sotto la minaccia di rimetterli in carcere nel caso in cui non riescano a riprenderli. In Messico, in cambio di un manipolo d'oro, i rapinatori vengono scelti da un generale messicano per rubare sedici casse d'armi dell'esercito americano con cui poi fronteggiare i ribelli di Pancho Villa. Peccato che uno dei compagni dei banditi sia proprio un sostenitore della ribellione villiana -e che ha accettato di partecipare a patto che i malviventi gli concessero sottobanco una cassa di quelle armi- e che, pertanto, al termine della riuscita operazione, qualcosa vada storto e muova tutti alla resa dei conti finale.
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Sud degli USA, 1914. Un gruppo di banditi effettua una rapina e, dopo aver constatato che il bottino non è proprio quanto ci si aspettava, si mette in fuga verso il Messico, inseguita da un manipolo di galeotti assoldati dal locale amministratore delle ferrovie statali sotto la minaccia di rimetterli in carcere nel caso in cui non riescano a riprenderli. In Messico, in cambio di un manipolo d'oro, i rapinatori vengono scelti da un generale messicano per rubare sedici casse d'armi dell'esercito americano con cui poi fronteggiare i ribelli di Pancho Villa. Peccato che uno dei compagni dei banditi sia proprio un sostenitore della ribellione villiana -e che ha accettato di partecipare a patto che i malviventi gli concessero sottobanco una cassa di quelle armi- e che, pertanto, al termine della riuscita operazione, qualcosa vada storto e muova tutti alla resa dei conti finale... Intrighi, azione, sparatorie e violenza al servizio di un unico messaggio: la constatazione della natura eminentemente animale dell'uomo. In questo magistrale western di Peckinpah si assiste a qualcosa di più che ad un rovesciamento dei ruoli canonici: nessuna fascia d'età è risparmiata dalla connotazione pulsionale e violenta (non per niente il film si apre con l'immagine di bambini che sadicamente uccidono e bruciano uno scorpione e si chiude dando un ruolo di primaria importanza ad un bambino nella sparatoria conclusiva), i protagonisti principali sono dei malviventi opportunisti che riescono a redimersi solo nel finale ed i loro oppositori sono o banditi sciacalli o ufficiali statali crudeli, scorretti, cinici, arrivisti, abusatori del proprio potere e, nel caso del generale messicano, persino piuttosto idioti (terribilmente dissacrante la scena della mitragliatrice fuori controllo). Il riscatto finale della banda di banditi, pur potendo sembrare, nella sua tragicità, una tenue luce ottimista nel pessimismo dominante delle quasi due ore e mezza di proiezione, è subito bilanciato, dall'altra parte, dalla nuova alleanza che viene a tessersi tra chi è riuscito a sopravvivere entro le fila dei loro ex pedinatori o dei loro ex alleati, a simboleggiare la comune precarietà di coloro che stanno al di là della legge pur non essendo, in fin dei conti, peggiori di coloro che se ne fanno promotori e tutori. Il Mucchio Selvaggio, all'uscita nelle sale, fece scalpore per la sua violenza (nulla di assolutamente forte se visto con gli occhi di oggi) e per i suoi contenuti, ed è un film di grande qualità, in cui ad una caratterizzazione dei personaggi cruda e che rifugge qualsiasi tentazione edulcorativa si accompagnano una magnifica fotografia e delle scene di scontri a fuoco qualitativamente memorabili per azione, dinamicità e montaggio.
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brando fioravanti
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lunedì 2 aprile 2012
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superbo
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Una feroce banda di rapinatori accetta l'incarico di rubare delle armi per un generale messicano durante la rivoluzione. Un componente della banda messicano si impossesserà di una parte del bottino per aiutare il suo popolo. Lo scambio andrà bene, ma il traditore verrà tenuto prigioniero. La banda si scontrerà contro l'intero esercito per vendicare il loro amico. Sarà uno scontro impari dove la morte è certa. Si possono dare diverse interpretazioni a questo sacrificio. L'amicizia è l'unico valore per dei fuorilegge, in mancanza di questo è inutile continuare a vivere. Ma non è solo questo, il vuoto interiore dei protagonisti non si può colmare con l'oro.
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Una feroce banda di rapinatori accetta l'incarico di rubare delle armi per un generale messicano durante la rivoluzione. Un componente della banda messicano si impossesserà di una parte del bottino per aiutare il suo popolo. Lo scambio andrà bene, ma il traditore verrà tenuto prigioniero. La banda si scontrerà contro l'intero esercito per vendicare il loro amico. Sarà uno scontro impari dove la morte è certa. Si possono dare diverse interpretazioni a questo sacrificio. L'amicizia è l'unico valore per dei fuorilegge, in mancanza di questo è inutile continuare a vivere. Ma non è solo questo, il vuoto interiore dei protagonisti non si può colmare con l'oro. Solo dando un senso alla loro violenza potranno riscattarsi del male compiuto. Scenografie bellissime, attori bravissimi e buoni dialoghi che evidenziano anche l'aspetto umano dei rapinatori.
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jacopo b98
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giovedì 11 luglio 2013
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il più grande western di sempre?
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Pike Bishop (Holden), dopo una sanguinosa ma inutile rapina, decide di aiutare sotto pagamento il generale messicano Mapache che lotta contro la ribellione di Pancho Villa. Ma quando il generale prende prigioniero uno della banda di Pike perché colpevole di furto (Sànchez) il massacro sarà inevitabile. Il più grande capolavoro di Peckinpah, considerato da alcuni il più grande western di tutti i tempi è un’avventura crepuscolare alla fine di un’epoca. Un elegia del west, ricco di sequenze d’azione tra le più straordinarie mai realizzate (3643 inquadrature, più che in qualsiasi altro film) e scene più malinconiche: la malinconia è il sentimento più importante del film, pervade tutte le scene.
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Pike Bishop (Holden), dopo una sanguinosa ma inutile rapina, decide di aiutare sotto pagamento il generale messicano Mapache che lotta contro la ribellione di Pancho Villa. Ma quando il generale prende prigioniero uno della banda di Pike perché colpevole di furto (Sànchez) il massacro sarà inevitabile. Il più grande capolavoro di Peckinpah, considerato da alcuni il più grande western di tutti i tempi è un’avventura crepuscolare alla fine di un’epoca. Un elegia del west, ricco di sequenze d’azione tra le più straordinarie mai realizzate (3643 inquadrature, più che in qualsiasi altro film) e scene più malinconiche: la malinconia è il sentimento più importante del film, pervade tutte le scene. È un western crepuscolare, cupo e triste, lontano anni luce dagli allegri e divertenti western di Leone. Un ritratto del west come non ce n’erano mai stati, un capolavoro assoluto. Il cast di star è impressionante e permise al film di avere successo nonostante le censure in mezzo mondo per le numerose scene truculente e le colossali quantità, quasi Tarantiniane, di sangue versato. Nel ’69 durava 135’, dal 1995 ne gira una versione estesa (il Director’s Cut di Peckinpah) con alcune scene in più, mai ridoppiate in italiano, ma semplicemente sottotitolate.
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tomdoniphon
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domenica 18 maggio 2014
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bloody sam
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Un gruppo di banditi, dopo aver rapinato una banca, scappano in Messico. Qui rubano un carico d'armi per conto di un generale che fa uccidere uno di loro, un messicano che ha regalato una cassa di fucili ai suoi amici ribelli. I banditi lo vendicano con un massacro che non lascia superstiti. Uno dei grandi western anni 60, per acluni addirittura l'ultimo western classico. Di sicuro, uno dei western più violenti che si siano mai visti al cinema. Per convincersene, osservate la prima scena: uomini a cavallo, entrando in città, osservano un gruppo di bambini che giocano in cerchio ridendo. Un primo piano svela l'oggetto del loro divertimento: i bambini guardano due scorpioni che cercano invano di difendersi dall'attacco di un esercito di formiche.
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Un gruppo di banditi, dopo aver rapinato una banca, scappano in Messico. Qui rubano un carico d'armi per conto di un generale che fa uccidere uno di loro, un messicano che ha regalato una cassa di fucili ai suoi amici ribelli. I banditi lo vendicano con un massacro che non lascia superstiti. Uno dei grandi western anni 60, per acluni addirittura l'ultimo western classico. Di sicuro, uno dei western più violenti che si siano mai visti al cinema. Per convincersene, osservate la prima scena: uomini a cavallo, entrando in città, osservano un gruppo di bambini che giocano in cerchio ridendo. Un primo piano svela l'oggetto del loro divertimento: i bambini guardano due scorpioni che cercano invano di difendersi dall'attacco di un esercito di formiche. Come non citare, poi, la scena della rapina alla banca, con una sparatoia che non si era mai vista prima, enfatizzata con l'utilizzo dei "ralenti", marchio di fabbrica del regista Sam Peckinpah. Il regista appunto: Peckinpah veniva chimato "Bloody Sam" per la violenza dei suoi film (violenza che non conosce confini, se si pensa che, nel film in commento, oltre il confine messicano le cose vanno anche peggio). Si incorrerebbe in errore, tuttavia, se si limitasse l'analisi del capolavoro di Peckinpah al tema della violenza: come giustamente osserva Morandini, "questo memorabile western offre negli intervalli di quiete momenti altrettanto significativi in chiave di malinconica elegia sul tramonto di un epoca". Da quest'ultimo punto di vista, non si può non notare come il romanziere Cormac McCarthy (si veda in particolare la "Trilogia della frontiera") sia stato sicuramente influenzato dal film di Peckinpah.
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