I cannibali [1]

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Un film di Liliana Cavani. Con Britt Ekland, Tomas Milian, Delia Boccardo, Marino Masé, Pierre Clémenti.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 95 min. - Italia 1969. MYMONETRO I cannibali [1] * * * 1/2 - valutazione media: 3,50 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Antigone oggi Valutazione 4 stelle su cinque

di Howlingfantod


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giovedì 10 settembre 2020

 Il terzo lungometraggio della Cavani inizia in modo dirompente e feroce con la scena di alcuni bambini che trovano un uomo disteso sulla spiaggia che sembra morto, lo scuotono, l’uomo (il Tiresia della tragedia di Sofocle) si sveglia e li rincorre per gioco. I bambini vengono barbaramente uccisi da dei militari nascosti dietro le dune. L’orizzonte mitico della cinematografia nostrana di fine anni Sessanta, in particolare dopo il cinema della contestazione è tipico dei nostri lidi, basti pensare al Pasolini di Medea dello stesso anno, il 1969, lo stesso de I Cannibali, come se la realtà non fosse che rappresentabile in modo mitopoietico. Nel film della cineasta di Carpi il mito di Antigone viene rivisitato, anzi meglio dire utilizzato in chiave moderna, apocalittica e distopica diremmo secondo i nostri canoni più attuali, ai fini di una political fiction, referente di una mitologia che diventa opposizione a una società repressiva, presente, passata e futura. In una indefinita e livida metropoli del nord che è facile riconoscere in una Milano icona di un capitalismo aggressivo  e che fa leva sulle strutture di controllo a esso collegate, caserme, prigioni, manicomi, palazzi governativi, i cadaveri riempiono le strade e non è permesso a nessuno rimuoverli, pena la stessa punizione inflitta a coloro che ora giacciono sui marciapiedi  e nelle strade, per opera di un potere implacabile che tramite i suoi bracci armati si serve di questo lugubre metodo  come monito a qualsiasi velleità di ribellione, trasformazione della società, da non dimenticare che siamo alla viglia del decennio dei settanta che con le fiammate rivoluzionarie dei gruppi  terroristici cercherà una via breve a quelle istanze tradite che a partire dai miti della resistenza avevano promesso un mondo lontano dalla barbarie e un regno di giustizia in terra.
Questo monito delle strutture repressive capitalistiche amplifica a dismisura il mito sofocleo inquadrandolo in una chiave distopica e irrazionale, quanto mai attuale, alla modernità. Laddove come nell’Antigone del tragico greco l’eroina figlia di Edipo si batte per dare sepoltura al fratello Polinice rivoltandosi al re di Tebe in nome delle “eterne legge dei numi” contro le inumane leggi degli uomini, l’Antigone della Cavani, una in alcuni casi fin troppo compassata Britt Ekland, riadatta il mito greco declinandolo alla rivolta contro una legge ingiusta che mira alla sopravvivenza di un sistema di potere  e di un ordine costituito grottesco e crudele che si fa scudo delle cosiddette leggi del vivere civile e di una democrazia solo di facciata, che non è che quella del più forte, quella del potere costituito, in spregio alle leggi della pietas cristiana e della fraternità umana.
Ne I cannibali dramma e pamphlet si mescolano in una dimensione da incubo. I due eroi del dramma,  Antigone e Tiresia, l’immagine di un Pierre Clementi  iconicamente rappresentato a metà strada fra un Cristo e un guerrigliero, cercano di scardinare la brutalità del sistema che li vorrebbe cooptare, ricercando una purezza primitiva, anche con la forza di un amore del tutto particolare (il film della Cavani è anche una storia d’amore) e con la loro decisa rivolta e  presa di posizione contro la società dei padri, Emone, il promesso sposo di Antigone della tragedia interpretato da un superbo Tomas Milian, è il figlio del primo ministro, qui lo stesso Francesco Leonetti già interprete di molti film di Pasolini. Il 68 è da poco trascorso e la contestazione è stata anche e soprattutto una rivolta contro la legge dei padri, un conflitto generazionale che nelle tragiche vicende degli anni successivi deflagrerà con esiti sanguinosi, la storia del terrorismo del decennio successivo è anche questa. Lo stesso Pierre Clementi è già stato interprete nel Porcile pasoliniano, nella figura del figlio che mangia la carne del padre. Anche il film della Cavani è ricco di allegorie: Antigone e Tiresia che corrono nudi in strada inseguiti da un branco di cani che ricordano le persecuzioni dei lager nazisti; Tiresia rappresentato negli studi televisivi come un animale allo zoo in quanto esemplare atipico di animale sociale; la scena della sauna nella quale gli uomini si sottomettono a un bambino in alta uniforme; l’autobotte che percorrendo le strade della città disseminate di cadaveri gli spruzza acqua addosso mentre un prete fa il gesto della benedizione degli intoccabili.
I cannibali ci parla delle atrocità della storia, della crudeltà di ogni potere, della sua intangibilità, della sua brutalità, la crudezza dell’esecuzione finale di Tiresia e Antigone lo sta a dimostrare. Nonostante questo i due eroi, i due “estranei” di questa tragedia moderna si fanno testimoni del Grande Altro (per dirla con Lacan), il perturbante che mette in scacco i meccanismi delle convenzioni sociali spesso acriticamente accettate  e difese con crudeltà dalle varie forme di potere che le incarnano.
“I cannibali  - dice la regista - sono i giovani o tutti coloro che, a qualsiasi età, aspirano a riconquistare la propria vera natura di uomini, il senso religioso della vita, rifiutando certi condizionamenti della cosiddetta società civile. Ricercano una purezza primitiva, una sincerità dimenticata, ma la società li rifiuta come “cannibali”, perché disturbano l’ordine tutto esteriore delle sue leggi spesso disumane”.
    
 
 
 
 
 
 

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