il cinefilo
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martedì 31 agosto 2010
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un opera estremamente interessante
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TRAMA:Un uomo torna a casa dal lavoro,cucina,trova una pistola avvolta in un giornale che porta la notizia della morte del bandito americano John Dillinger e da lì in avanti gli eventi proseguiranno in una maniera particolare...RECENSIONE:Apparentemente si tratta di un film senza alcuno scopo preciso e può risultare quasi incomprensibile ma in realtà si tratta di uno dei film più interessanti e particolari del cinema nostrano degli anni sessanta.
Quest'opera si potrebbe interpretare come una metafora dell'alienazione dell'essere umano nella vita di tutti i giorni e visto sotto questa luce è probabilmente unico nel suo genere poichè non si ricordano altre opere che siano state capaci di scavare talmente a fondo nell'inquietante"essenza"della quotidianità in quanto ogni gesto del protagonista è stato,quasi sicuramente,studiato a tavolino dal regista(nonchè sceneggiatore insieme a Sergio Bazzini)allo scopo di amplificare l'effetto totalmente realistico di ogni singola sequenza e che trovano nel volto"normale"e anonimo di Michel Piccoli(che interpreta il protagonista)il perfetto cittadino che può essere inquadrato come una vittima della monotomia della vita di tutti i giorni.
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TRAMA:Un uomo torna a casa dal lavoro,cucina,trova una pistola avvolta in un giornale che porta la notizia della morte del bandito americano John Dillinger e da lì in avanti gli eventi proseguiranno in una maniera particolare...RECENSIONE:Apparentemente si tratta di un film senza alcuno scopo preciso e può risultare quasi incomprensibile ma in realtà si tratta di uno dei film più interessanti e particolari del cinema nostrano degli anni sessanta.
Quest'opera si potrebbe interpretare come una metafora dell'alienazione dell'essere umano nella vita di tutti i giorni e visto sotto questa luce è probabilmente unico nel suo genere poichè non si ricordano altre opere che siano state capaci di scavare talmente a fondo nell'inquietante"essenza"della quotidianità in quanto ogni gesto del protagonista è stato,quasi sicuramente,studiato a tavolino dal regista(nonchè sceneggiatore insieme a Sergio Bazzini)allo scopo di amplificare l'effetto totalmente realistico di ogni singola sequenza e che trovano nel volto"normale"e anonimo di Michel Piccoli(che interpreta il protagonista)il perfetto cittadino che può essere inquadrato come una vittima della monotomia della vita di tutti i giorni.
La tecnica surrealista cinematograficata(portata sullo schermo,con stili e scopi totalmente diversi tra loro,da registi come Luis Bunuel,Ingmar Bergman,David Lynch e Federico Fellini)riesce a trovare,con Marco Ferreri,il suo autore più diretto,esplicito e"potente"in quanto il regista in questione non mescola il surrealismo al mondo reale ma riesce a fare in modo(ed è un merito di non poco conto)che la stessa realtà venga raccontata e descritta come una sorta di"allucinazione onirica" o "incubo surreale".
Questa interpretaziona trova una delle sue massime rappresentazioni simboliche nella lunga sequenza in cui le immagini del proiettore vengono mostrate sullo schermo e in cui il regista abbatte ogni possibile clichè cinematografico fornendo lo spunto(forse)per un nuovo e anomalo"linguaggio stilistico"(certamente complesso)che si potrebbe dire privo di qualsivoglia particolare ambiguità e perciò quasi"rivoluzionario".
Il clima da incubo prodotto dalla monotomia alienante degli eventi(la maggioranza dei quali si definirebbero normali se si escludono le piccole manie e l'omicidio)non si indebolisce nemmeno nel finale in cui il protagonista parte come cuoco insieme al veliero diretto all'orizzonte.
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pisciulino
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venerdì 21 ottobre 2011
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dillinger è vivo
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Il capolavoro assoluto di Marco Ferreri, ritratto dell'uomo a una dimensione della società tardocapitalistica, l'integrato senza slanci nè certezze, in un'opera che celebra la morte del Mito come via di fuga che alla fine non può che essere quella della favola. Esempio straordinario di cinema antinarrativo, tutto risolto nelle valenze espressionistiche e iperrealistiche degli oggetti e degli ambienti, "Dillinger è morto" si avvale della recitazione impercettibile, "normale" (e perciò credibile in ogni situazione) di Michel Piccoli per costruire un film leggibile a più livelli, nel quale Ferreri dà la prova di un talento che ne ha fatto uno dei più interessanti registi italiani.
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Il capolavoro assoluto di Marco Ferreri, ritratto dell'uomo a una dimensione della società tardocapitalistica, l'integrato senza slanci nè certezze, in un'opera che celebra la morte del Mito come via di fuga che alla fine non può che essere quella della favola. Esempio straordinario di cinema antinarrativo, tutto risolto nelle valenze espressionistiche e iperrealistiche degli oggetti e degli ambienti, "Dillinger è morto" si avvale della recitazione impercettibile, "normale" (e perciò credibile in ogni situazione) di Michel Piccoli per costruire un film leggibile a più livelli, nel quale Ferreri dà la prova di un talento che ne ha fatto uno dei più interessanti registi italiani. Alla alienazione della società di massa Ferreri contrappone un'individualismo e una creatività che comunque hanno sbocco nella morte. Con una colonna sonora ricca di canzoni che riempiono lo spazio vuoto (i coniugi praticamente non comunicano), il film non cala un attimo di tensione e, secondo una costante ricerca del regista, costituisce -come accade solo nei grandissimi capolavori- da sè le sue regole, ed è capace di coinvolgere nella sua beffarda ironia i suoi stessi possibili critici. Ferreri, che come tutti, a partire da Bunuel, i più severi critici della borghesia era un borghese, sarà ricordato come uno dei grandi autori della crisi della società del suo tempo, con la capacità di mostrare il bisogno dell'umanità di rinascere a una nuova vita.
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paolo 67
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mercoledì 7 marzo 2012
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il capolavoro assoluto di ferreri
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In “Dillinger è morto” converge tutto il cinema di Ferreri. Un film quasi sperimentale, d'avanguardia, dal fascino tutto suo, con una colonna sonora ricchissima. Il film descrive perfettamente l'alienazione dell'uomo borghese negli anni della maturità capitalistica. I massmedia surrogano la realtà. L'appartamento è un labirinto in cui celebrare un rito predeterminato. I sentimenti si raggelano, l'uomo si automizza. L'esterno riempie l'interno. I mezzi audiovisivi riempiono lo spazio. La tv (profeticamente) parla di falsi (il rossetto tra le adolescenti).
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In “Dillinger è morto” converge tutto il cinema di Ferreri. Un film quasi sperimentale, d'avanguardia, dal fascino tutto suo, con una colonna sonora ricchissima. Il film descrive perfettamente l'alienazione dell'uomo borghese negli anni della maturità capitalistica. I massmedia surrogano la realtà. L'appartamento è un labirinto in cui celebrare un rito predeterminato. I sentimenti si raggelano, l'uomo si automizza. L'esterno riempie l'interno. I mezzi audiovisivi riempiono lo spazio. La tv (profeticamente) parla di falsi (il rossetto tra le adolescenti). L'unica via di fuga è il mito, la fuga impossibile, che essendo un sogno, non cancella un amaro e sarcastico pessimismo. Come disse Sergio Bazzini, che ha cosceneggiato il film, “Dillinger è morto” parla del maschile che cerca di fare a meno del femminile. Piccoli è il prototipo del maschio femminile. “L'inutilità della parola del cinema è proprio l'esempio dell'inutilità della parola... Quello che crede tanto alla parola, si frega colle sue mani..."(Ferreri).
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parsifal
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giovedì 5 luglio 2018
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improvvisazione e pathos
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MArco Ferreri, l'iconoclasta caotico e rabbioso per eccellenza, nel 1969, periodo assai fecondo per l'arte e non solo, diede vita ad uno dei suoi più discussi e controversi lavori, osteggiato ed al tempo stesso osannato dai critici dell'epoca e da pubblico. Assenza assoluta di narrazione questo è l'elemento fondante di tutto il film. L'assenza narrativa diventa essa stessa narrazione, improntata su altri canoni, come l'improvvisazione estemporanea di stampo dadaista, di grande spessore da parte dell'attore protagonista ossia M.Piccoli. Glauco, un disegnatore industriale affermato ed estremamente annoiato, rincasa dopo una giornata di lavoro. Inizia a preparare la cena ( la cucina in cui si svolge l'azione era la cucina di U.
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MArco Ferreri, l'iconoclasta caotico e rabbioso per eccellenza, nel 1969, periodo assai fecondo per l'arte e non solo, diede vita ad uno dei suoi più discussi e controversi lavori, osteggiato ed al tempo stesso osannato dai critici dell'epoca e da pubblico. Assenza assoluta di narrazione questo è l'elemento fondante di tutto il film. L'assenza narrativa diventa essa stessa narrazione, improntata su altri canoni, come l'improvvisazione estemporanea di stampo dadaista, di grande spessore da parte dell'attore protagonista ossia M.Piccoli. Glauco, un disegnatore industriale affermato ed estremamente annoiato, rincasa dopo una giornata di lavoro. Inizia a preparare la cena ( la cucina in cui si svolge l'azione era la cucina di U.Tognazzi, amico e sodale del regista) e qui affiora il rapporto con il cibo ed il parallelismo con l'esistenza, tematica che verrà poi sviscerata ne " LA grande Abbuffata" ed in seguito anche ne " LA Carne" . Inizia l' improvvisazione di Piccoli, che di fronte alla macchina da presa,in assenza di dialoghi, crea mondi paralleli fatti di danze , ombre cinesi, volteggi ed altro.Rinviene un vecchio revolver,nascosto chissà da quanto tempo e avvolto in un foglio di giornale che an nuncia la scomparsa di Dillinger. Diventa il suo feticcio personale. Lo rende simile ad un giocattolo, dipingendolo di rosso a pois bianchi, e non se ne separa. Prova a rapportarsi con la consorte e poi con la cameriera ( A, Girardot) ma poi rientra nel suo mondo , rivoluzionario a modo suo, senza vincoli nè limiti. Eccelsa bravura di Piccoli, che caratterizza il personaggio in modo indimenticabile. Di lettura non semplice , non adatto ad un pubblico convenzionale.
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logical
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giovedì 23 agosto 2012
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cineperformance
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'Dillinger é morto' è costruito come una performance. Sono gli anni della frequentazione di Ferreri con Schifano e l'omaggio alle sue televisioni e ai suoi 'Futuristi' è assolutamente evidente. Stessa passione fisica per il cinema, per il filmino, la proiezione sul muro, sul paravento di cartone, le smorfie regressive, 'io sono infantile', le donne come utensili, come sequenze. Anita Pallenberg, anche lei dal mondo di Schifano, le sue pastiglie per il mal di testa e i filmini delle vacanze in Spagna sonorizzati con musiche brasiliane (?), farà da pre-epilogo ad un'estenuante quasi-piano sequenza che vede Michel Piccoli diviso tra prepararsi la cena e smontare una vecchia pistola trovata in cucina.
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'Dillinger é morto' è costruito come una performance. Sono gli anni della frequentazione di Ferreri con Schifano e l'omaggio alle sue televisioni e ai suoi 'Futuristi' è assolutamente evidente. Stessa passione fisica per il cinema, per il filmino, la proiezione sul muro, sul paravento di cartone, le smorfie regressive, 'io sono infantile', le donne come utensili, come sequenze. Anita Pallenberg, anche lei dal mondo di Schifano, le sue pastiglie per il mal di testa e i filmini delle vacanze in Spagna sonorizzati con musiche brasiliane (?), farà da pre-epilogo ad un'estenuante quasi-piano sequenza che vede Michel Piccoli diviso tra prepararsi la cena e smontare una vecchia pistola trovata in cucina. L'azione è ripresa con un'attenzione pornografica ai particolari, morbosa e ottusa come l'azione stessa, lenta, fissa, prevedibile, annunciata ma in qualche modo necessaria per desiderare che qualcosa succeda oltre l'ovvio inevitabile. E miracolosamente succede. L'azione aristotelica perde l'unità di tempo e di spazio e, grazie a una Mini Minor, si sposta a Porto Venere dove acqua e ossigeno purificatore portano quel cambiamento radicale che è il vero mandante di ogni omicidio. E sulla barca che sbarca un morto e prende un vivo c'è l'essenza della bellezza, Carole André per la prima volta su pellicola, che poi diventa quadro, disegno, fumetto, come sempre di un rosso arancio intenso.
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reservoir dogs
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sabato 30 ottobre 2010
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cinema sul cinema, l'erotismo e la culinaria
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Film sperimentale sotto più punti di vista; l'imporsi della presenza di Piccoli sulla scena, i tempi lunghi, il niente accadere dei fatti, la volontà di Ferreri di permettere al protagonista di non riflettere sulle sue azioni: agire prima di pensare, lo si può forse considerare un film "dadaista".
Un designer di maschere antigas torna a casa dopo una giornata di lavoro, si cucina la cena mentre fruga tra le cose trova una pistola, la ripulisce e la ridipinge, si proietta filmini, si diverte a fare giochi erotici con la cameriera, va della moglie che stà dormendo e le spara dei colpi in testa, si veste e salpa su un veliero verso un tramonto "surrealista".
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Film sperimentale sotto più punti di vista; l'imporsi della presenza di Piccoli sulla scena, i tempi lunghi, il niente accadere dei fatti, la volontà di Ferreri di permettere al protagonista di non riflettere sulle sue azioni: agire prima di pensare, lo si può forse considerare un film "dadaista".
Un designer di maschere antigas torna a casa dopo una giornata di lavoro, si cucina la cena mentre fruga tra le cose trova una pistola, la ripulisce e la ridipinge, si proietta filmini, si diverte a fare giochi erotici con la cameriera, va della moglie che stà dormendo e le spara dei colpi in testa, si veste e salpa su un veliero verso un tramonto "surrealista".
Il cinema che parla del cinema in quanto Piccoli si immedensima nel filmino delle vacanze ma è anche cinema delle origini; il cinema del non senso che si abbandona completamente all'immagine( la danza delle mani).
Cinema dell'erotismo a cui si abbandona il protagonista con la cameriera dopo aver cucinato (atto preliminare anch'esso).
Un film completo, la "summa" di Marco Ferreri.
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ghezzi666
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venerdì 15 agosto 2008
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anche il cinema uccide
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Dillinger è il capolavoro di Ferreri. Qui raggiunge la sua vetta più alta , la voglia del nulla , la ragione che ragiona piu del comando umano, l'essere burattini malleabili in una società di "insetti per dirla alla Bava. L'insoddisfazione che sfocia in follia , la solitudine dell'anima che annulla il corpo e i suoi sentimenti , un ateismo quasi inevitabile, Da anarchico consumato e cinico, Ferreri raccoglie o dipinge in 90min. 100 anni di società , dalla fatidica rivoluzione industriale , che ha cambiato il destino dell'uomo che non si staccherà mai più dal suo essere macchina e quindi un TETSUO , un uomo di ferro , che ragiona all'interesse più che alla solidarietà che nel cinema di Ferreri diventà omertà.
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Dillinger è il capolavoro di Ferreri. Qui raggiunge la sua vetta più alta , la voglia del nulla , la ragione che ragiona piu del comando umano, l'essere burattini malleabili in una società di "insetti per dirla alla Bava. L'insoddisfazione che sfocia in follia , la solitudine dell'anima che annulla il corpo e i suoi sentimenti , un ateismo quasi inevitabile, Da anarchico consumato e cinico, Ferreri raccoglie o dipinge in 90min. 100 anni di società , dalla fatidica rivoluzione industriale , che ha cambiato il destino dell'uomo che non si staccherà mai più dal suo essere macchina e quindi un TETSUO , un uomo di ferro , che ragiona all'interesse più che alla solidarietà che nel cinema di Ferreri diventà omertà.Un uomo che dal contatto umano trae la difficolta sua , di questa continua prova, essere diversi in meglio in peggio, il ruolo del lavoro e la sua alienazione , come per Freud che spiegò la mente , Ferreri spiega o specchia l'uomo di oggi , ma anche di ieri di domani di sempre...
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conte
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lunedì 21 maggio 2007
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storia di una fuga...
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Quadro fedele di una società annoiata. Il protagonista Piccoli è un disegnatore industriale che vive con l'affascinate moglie e la "servizievole" cameriera.E' un uomo annoiato che cerca la fuga dalla realtà che lo circonda fatta di oggetti vuoti e inanimati che sono riflesso di ciò che lui stesso è diventato.Emblemtica la scena dove davanti al proiettore cerca la fuga inserendosi nelle immagini di una sua vacanza spagnola.
Quando trova la cena fredda sul tavolo la ripone in frigo e si cucina qualcosa di caldo.Ed è proprio nella ricerca di un ingrediente mancante che trova una vecchia pistola avvolta in un giornale sul quale era riportata la morte del gangster Dillinger.L'arma da una svolta alla sua serata,mentre cucina si occupa di pulirla e rimetterla in funzione.
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Quadro fedele di una società annoiata. Il protagonista Piccoli è un disegnatore industriale che vive con l'affascinate moglie e la "servizievole" cameriera.E' un uomo annoiato che cerca la fuga dalla realtà che lo circonda fatta di oggetti vuoti e inanimati che sono riflesso di ciò che lui stesso è diventato.Emblemtica la scena dove davanti al proiettore cerca la fuga inserendosi nelle immagini di una sua vacanza spagnola.
Quando trova la cena fredda sul tavolo la ripone in frigo e si cucina qualcosa di caldo.Ed è proprio nella ricerca di un ingrediente mancante che trova una vecchia pistola avvolta in un giornale sul quale era riportata la morte del gangster Dillinger.L'arma da una svolta alla sua serata,mentre cucina si occupa di pulirla e rimetterla in funzione.
Successivamente la dipinge ci gioca, finge di ammazzarsi,cerca riparo nel letto coniugale e lo trova solo in quello dell'avvenente cameriera fan di Dino.Ma ancora nulla di tutto ciò lo libera dalla noia giornaliera,solo il ritrovameto dei proiettili e la successiva uccisione della moglie gli danno un certo senso di libertà che il tempo degli spari.Fugge portandosi via le ingombranti collane della moglie,che saranno la chiave di della sua fuga su una nave dalla quale avevano appena gettato in mare il corpo del cuoco di cui prenderà il posto.E' con il tramonto e la nave in rotta per Tahiti finisce il film.Uno straordinario film nel quale tv e radio prendono il posto delle parole e del pensiero.Insoomma un quadro fedele della nostra società
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jeky
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lunedì 9 marzo 2009
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tanto con poco
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Come fare un ottimo film con ,"apparentemente", poco:il protagonista principale che prevale nettamente sulle due donne che lo affiancano di tanto in tanto...praticamente tre soli attori ,per un'ora e mezzo di immagini....quasi inesistenti i discorsi...e non è poco.Ciò che prevale è il messaggio,forte ed evidente,contro una società consumista che ha perso il senso del dialogo,del vivere...l'oggetto è ciò che prevale e dà forma al resto.L'uomo si attacca all'oggetto e invece di farlo suo,di usarlo,lo subisce...la fuga,che più di una volta viene tentata,fino all'ultima scena,è illusoria. Non ci sarà nessuna fuga da quel mondo fondamentalmente odiato.Film estremamente significativo.
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