2001: Odissea nello spazio |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter.
continua»
Titolo originale 2001: A Space Odyssey.
Fantascienza,
Ratings: Kids+16,
durata 140 min.
- USA, Gran Bretagna 1968.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 13 febbraio 2023.
MYMONETRO
2001: Odissea nello spazio
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il delirio allarga i confini mentali e razionalidi Paolo VattelappescaFeedback: 500 | altri commenti e recensioni di Paolo Vattelappesca |
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mercoledì 10 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film nelle sue apparenze narra la nascita del Superuomo con la civiltà tecnologica come passaggio e con le apparizioni di un misterioso monolito che segna le tappe fondamentali del progresso dell'umanità. Così come le scimmie erano in immobilità evolutiva prima della sua apparizione simbolica, l'uomo del 2000 vive in un cullante bel mondo che appare persino banale, prima che l'unico superstite del viaggio verso Giove vada ad affrontare il suo destino dopo aver disattivato il computer, facendo tutt'uno col monolito in un finale euforico come la scimmia che getta in aria l'osso che diventa un'astronave. Il monolito infatti, è accompagnato da un coro che evoca insieme la vita e la morte, il cui mistero si supera solo in un'altra dimensione. Il feto astrale non spiega il mistero; non si capisce se è la fine dell'umanità o una sua rinascita affrancata, con la tecnologia, dalla violenza (che ha contrassegnato le storia umana); se è una regressione a uno stato antropoide in un ciclo infinito; l'unica cosa che possiamo capire con la nostra ragione è che il film tratta della immortalità biologica, con la morte necessaria come principio della vita. Nelle sequenze del viaggio finale ci sono momenti in cui Kubrick assimila il microscopico al macroscopico, il dentro l'uomo con il fuori dall'uomo, ma anche si riconoscono fin troppo bene visioni del pianeta Terra, prima di approdare a un ambiente che ha tutta l'aria di essere una parte del cervello, che è una delle letture del mistero del film: tutto è cervello, tutto - il concetto di natura, la nostra relazione col mondo, il nostro stesso senso di noi stessi e del mondo, la cui separazione in certe condizioni mentali scompare - dipende dal cervello. Il Superbambino, o come lo si voglia chiamare, è un superamento dell'uomo che fu, per il quale scompaiono i nostri concetti di riferimento anche morali e la nostra intelligenza e coscienza non è più separata dal resto dell'Universo, come ci sembra. Non può stupire quindi che questo fosse il film preferito di John Lennon, consumatore di LSD in quantità industriale, che lo vedeva almeno una volta alla settimana; o di Timothy Leary, attivista in favore delle droghe psichedeliche; nè che la major conservatrice Metro Goldwin Mayer, che già aveva accettato di distribuire "Lolita", per motivi di incassi lasciasse pubblicizzare il film come "il viaggio definitivo", negli stessi anni in cui lo stesso tipo di pubblico decretava il successo del "Satyricon" di Fellini, con i cinema come astronavi in viaggio questa volta all'indietro (e nel profondo), in una nube di hashish (Fellini disse: vorrei essere giovane oggi). E ancora una volta si può affermare con Burroughs e Kubrick (che lo condivideva) che lo schizofrenico paranoico è quello che ha scoperto cosa sta succedendo. "Diversamente (e più ampiamente) abile" non è soltanto un modo di dire.
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