2001: Odissea nello spazio |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter.
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Titolo originale 2001: A Space Odyssey.
Fantascienza,
Ratings: Kids+16,
durata 140 min.
- USA, Gran Bretagna 1968.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 13 febbraio 2023.
MYMONETRO
2001: Odissea nello spazio
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un perfetto tripudio fra musica, scene e messaggiodi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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domenica 19 luglio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO (USA, 1968) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da KEIR DULLEA, GARY LOCKWOOD, WILLIAM SYLVESTER, DANIEL RICHTER, LEONARD ROSSITER, MARGARET TYZACK, ROBERT BEATTY, SEAN SULLIVAN, DOUGLAS RAIN
Solamente un regista del calibro di Kubrick (1928-1999) poteva adottare il genere fantascientifico per dedicarsi ad un progetto che in realtà parla di tutt’altro: questo film rappresenta infatti quello che è probabilmente il più straordinario e inquietante apologo sulla condizione umana, in un futuro intelligibile e meno lontano di quel che sembra, riguardo al rapporto dei nostri simili con le tecnologie d’avanguardia. Non a caso il computer HAL 9000 assume ben presto il ruolo di antagonista della vicenda, da quando segnala l’inesistente avaria in un circuito della navicella spaziale a quando l’astronauta decide di far regredire il suo sistema informatico intelligente allo stadio iniziale. Indimenticabili il prologo e l’epilogo. Si parte, mediante una sferzata irresistibile di vento primordiale e apocalittico, con un branco di australopitechi quadrumani che cercano di sopravvivere in un mondo desertico risalente a quattro milioni di anni fa, e che imparano, attraverso l’intuizione e l’esperienza, a sminuzzare la carne battendovi sopra le ossa per poterla mangiare meglio. La comparsa del monolito nero scombussola il loro ordine naturale di cose e li rende sospettosi di una forma vitale mai concepita prima. Si prosegue con una memorabile danza nello spazio aperto in cui le astronavi si librano nel vuoto dell’universo come se seguissero la musica di Johann Strauss nota per nota, mentre la cinepresa riflette un movimento che sa donare agli spettatori un ineguagliabile e irripetibile istante lunghissimo di pura poesia. Nella parte centrale prendono corpo i personaggi umani, quasi interamente ingegneri aerospaziali e viaggiatori siderali che hanno colonizzato le stelle e le altre galassie e si preparano sia a scoprire esseri viventi dotati di raziocinio su mondi finora sconosciuti, sia all’esplorazione di pianeti per scopi scientifici e naturalistici. Il veicolo destinato al viaggio su Giove ospita cinque astronauti, di cui tre in stato di ibernazione ancor prima della partenza. Lo sviluppatissimo sistema informatico intelligente, noto come HAL 9000, interagisce coi due uomini che pilotano il mezzo fino al pianeta di maggiori dimensioni del sistema solare, ma quando assume prepotentemente l’iniziativa e cattura il controllo della missione, le sue intenzioni appaiono chiare e soprattutto terrificanti. Non va dimenticato che HAL uccide quattro uomini nel tentativo ben organizzato di spadroneggiare sulla volontà umana. II messaggio inviato da Kubrick si espleta nella sua spietatezza più cruda e pessimistica: il futuro dell’umanità potrà venire rubato ai suoi stessi pensatori/inventori dai macchinari che potrebbero pericolosamente dotarsi di abilità proprie che li renderanno in grado di prendere decisioni che avranno il rischio di sovrapporsi al nostro controllo, eludendolo abilmente fino a sconfiggere la finitezza umana e governando con imbattibile onnipotenza. Abbiamo comunque a che fare con un capolavoro del cinema di science-fiction il quale ha rivoluzionato il modo di raffigurare la lontananza del tempo insieme ad una profonda innovazione del pensiero d’autore, della gestione del materiale narrativo a disposizione e della plasticità figurativa unita all’impiego dei contributi tecnici. Ebbe un Oscar per i meravigliosi e fantasmagorici effetti speciali, il cui supervisore fu Douglas Trumbull, coadiuvato dal regista. Quello che rimane impresso dopo i centoquarantatre minuti di proiezione è pur sempre la varietà di toni, colori, schemi e luci che l’opera propone magari sfiancando la vista ma senza forzare ideologicamente il pubblico e senza sbattergli sul muso un’accozzaglia cromatica priva di senso. La voce italiana di HAL 9000 è del bravissimo doppiatore di lungo corso Gianfranco Bellini. Nessun altro film ambientato negli anni a venire riuscirà mai nemmeno ad imitarlo in fatto di potenza espressiva, dovizia di clamorosi dettagli, metamorfosi durevole e mescolanza nella sperimentazione.
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