La Cina è vicina |
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Un film di Marco Bellocchio.
Con Paolo Graziosi, Glauco Mauri, Elda Tattoli, Daniela Surina, Mimma Biscardi.
continua»
Commedia,
b/n
durata 95 min.
- Italia 1967.
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La Cina non e mai stata cosi lontanadi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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mercoledì 5 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Imola, fine degli anni '60, alla vigilia delle elezioni comunali un professore di lettere, capostipite di una ricca famiglia di nobili origini, intraprende la sua campagna elettorale come assessore designato alla testa di un movimento di unione socialista con l'aiuto di una segretaria già amante del suo braccio destro, modesto ragioniere con velleità politiche. Mentre la dissoluta e scaltra sorella di lui diviene l'amante del ragioniere, egli riesce ad entrare nelle grazie della sua riottosa collaboratrice. Quando però i due fratelli decidono di liquidare i loro rispettivi e scomodi subalterni, una doppia ,inattesa gravidanza li costringe alle loro rispettive responsabilità. Commedia sociale che declina nelle forme di una irridente satira politica le miserie e le ipocrisie di una provincia italiana (quella bolognese) tradizionalmente votata alla causa proletaria e socialista , ormai svuotata di qualunque continenza ideologica e culturale e dove personaggi grotteschi e meschini calcano la scena di una ribalta politica da quattro soldi, ridotta al ridicolo teatrino di uno spregiudicato arrivismo. Bellocchio non manca di una vena di caustico cinismo nel descrivere i prototipi di questa disgregazione etica, giocando da un lato con la irrilevanza culturale di una facoltosa e blasonata famiglia di debosciati (il fratello professore che transita dalla breve esperienza comunista alla velleitaria candidatura in una lista di socialisti unitari, la sorella che si sollazza tra agi e amanti tenendosi a debita distanza da qualunque compromissione sociale, il fratello minore che concilia la vocazione religiosa con l'ideologismo d'accatto di un ridicolo anarchismo bolscevico) e dall'altro con lo squallido arrivismo di una coppia di modesti ragionieri che ambiscono alla facile scorciatoia di una spregiudicata mobilità sociale. Forse non manca di un certo schematismo e di alcune forzature del registro grottesco (l' espropriazione proletaria del corpo femminile, la puerile messa in scena di un attentato dinamitardo, la confessionale ritrattazione di una pratica abortista) ma coglie con felice ironia i vizi (molti) e le virtù (poche) di una cultura provinciale ormai priva di punti di riferimento che confonde il sacro ed il profano, espressione di una vocazione confessionale che si dice laica e socialista ma che mira al capitale, costituita da una classe dirigente inetta e smidollata e da una base proletaria che punta unicamente alla scala(ta) sociale. Meno rigorosa ed efficace del fulminante esordio de 'I pugni in tasca', questa opera seconda del giovane Bellocchio prosegue il discorso amaro e dissacrante sulla corruzione e la dissolutezza etica che alberga in seno alla società ed alla famiglia borghese (coacerbo di pulsioni sessuali represse e di un insanabile nichilismo) iscrivendo il discorso nel quadro di una vita pubblica dove la politica è ridotta al mero strumento di un vuoto ideologismo di facciata (emblematico il discorso che il fratello maggiore fa al minore sulle acrobatiche evoluzioni della sua trasversale esperienza politica) e come facile approdo per una adeguata (ri)collocazione sociale. Premio Speciale della Giuria e Gran Premio della Critica alla XXVIII Mostra del Cinema di Venezie del 1967, il film ha avuto accoglienze critiche discordanti pur riconoscendovi una cifra stilistica originale e l'adesione piu o meno convinta alla graffiante tradizione della commedia nostrana. La Cina non e mai stata cosi lontana.
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