Agente 007 - Si vive solo due volte |
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Un film di Lewis Gilbert.
Con Sean Connery, Akiko Wakabayashi, Mie Hama, Tetsurô Tanba, Teru Shimada.
continua»
Titolo originale You Only Live Twice.
Spionaggio,
durata 116 min.
- Gran Bretagna 1967.
MYMONETRO
Agente 007 - Si vive solo due volte
valutazione media:
2,83
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un esempio di buon intrattenimento per tuttidi pacittipaoloFeedback: 1203 | altri commenti e recensioni di pacittipaolo |
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lunedì 9 dicembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il quinto film di James Bond si distingue subito per una mano più leggera ed è meno maschilista dei precedenti (nonostante la battuta “In Giappone gli uomini vengono primi e le donne seconde”). Ciò è dovuto soprattutto al nuovo regista Lewis Gilbert ed allo sceneggiatore Roald Dahl. Gli ingredienti per il grande spettacolo ci sono tutti (come il grande direttore della fotografia Freddie Young che si unisce agli altri collaboratori dei film precedenti), ma è evidente una transizione a una dimensione da fumetto per ragazzi, con meno sesso e violenza dei precedenti, e meno pretenzioso, per chi considerava gli altri tali (e infatti loda film come questo della serie). Il problema di 007 era quello, mantenendosi fedele allo stile della serie, di inventare sempre cose nuove per superare gli imitatori che seguivano ogni film. C'è una bella atmosfera (si respira ancora bene l'aria anni '60) e si sente una influenza (già presente in Thunderball) psichedelica nello spettacolo (siamo nel 1967), ma, nonostante molti bei e suggestivi momenti, il difetto del film è che non si crede alla trama quando lo si guarda (che per una storia di 007, caratterizzata da ogni aspetto del bon vivant, può anche essere un difetto relativo). Mie Hama, specie di Brigitte Bardot giapponese, si scambiò la parte principale con Akiko Wakabayashi, data la sua scarsa conoscenza della lingua inglese (dopo aver manifestato l'intenzione di suicidarsi se non avesse partecipato al film). A differenza di Thunderball, film che si prendeva (o sembrava prendersi) sul serio ma con una lavorazione rilassata, questo fu un film che non si prese troppo sul serio ma che ebbe una lavorazione travagliata, pericolosa e con momenti drammatici (come la morte del cast evitata all'ultimo momento per un annullamento di un volo aereo schiantatosi o un grave incidente a un operatore che perse un piede); lo stesso Connery non era di ottimo umore, sottoposto all'invadenza della stampa (e ormai deciso a non proseguire più nel personaggio). Ormai lo scenografo Ken Adam (che doveva risparmiare per i set dei primi film) poteva permettersi richieste come quella del set del vulcano nascondiglio di Blofeld, - l'idea originaria (di Broccoli) del film - che da solo è costato quanto l'intero Licenza di uccidere, una “pazzia” (definita tale a distanza di anni dallo stesso Adam) in cui il geniale futuro premio Oscar (che forse avrebbe meritato anche per il suo lavoro per i film di James Bond) ha fatto una bella scommessa (“Non avrei lavorato più al cinema come scenografo se le cose fossero andate male”) ma il suo talento appare più che mai esaltato dalle scene nel vulcano (set sbalorditivo anche se orrendo visto dall'esterno, la cui conclusione fu bagnata da un brindisi con tutti quelli - sempre più entusiasti - che vi avevano lavorato). Se l'impostazione generale della serie - semplice nei temi e chiara nell'immagine senza effettismi è dovuta ai produttori Saltzman e Broccoli e la costruzione del film ai preziosi collaboraori (tra cui non si può non citare ancora una volta il montatore Peter Hunt - che aspettava i ruolo di regista - e il compostore Jonh Barry) questo film, come tutti, ha infusa la personalità del regista, un uomo molto intelligente, capace di spingere in superficie il lato buffo, umoristico delle situazioni serie e di animare piacevolmnte scene con molti personaggi. Alla domanda se considerava questo film una cosa seria, rispose: Con quello che costa, è una cosa seria. E rimase soddisfatto del film, anche se gli incassi, pur buoni, furono inferiori alle attese e in proporzione ai costi rispetto ai precedenti (segno probabilmente del difetto di cui sopra, che comunque non compromette all'opera di restare un buon intrattenimento).
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