Uccellacci e uccellini |
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Un film di Pier Paolo Pasolini.
Con Femi Benussi, Totò, Ninetto Davoli, Umberto Bevilacqua, Alfredo Leggi.
continua»
Fantastico,
b/n
durata 88 min.
- Italia 1966.
MYMONETRO
Uccellacci e uccellini
valutazione media:
3,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nastro d'Argento allo stupendo, surrealistico Totòdi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 8 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
UCCELLACCI E UCCELLINI (IT, 1966) diretto da PIER PAOLO PASOLINI. Interpretato da TOTò – NINETTO DAVOLI – FEMI BENUSSI – UMBERTO BEVILACQUA § Padre e figlio alla deriva per una periferia romana spoglia e campestre, Totò e Ninetto vagano a zonzo e cercano di sfrattare una povera famiglia da un vecchio rudere. È loro compagno di viaggio un corvo parlante, convinto fervente marxista che tenta inutilmente di erudirli sulla causa del comunismo e sulle relative dottrine filosofiche. Ma quando il suo esiguo pubblico comincerà irrazionalmente a sentire i morsi della fame, l’animale farà una brutta fine: i due vagabondi se lo mangeranno senza tanti complimenti!Il gusto di una scampagnata picaresca e agreste si combina all’impianto favolistico con una meraviglia narrativa e stilistica che offre quasi la struttura del sogno, o meglio, del latente desiderio di istruzione elevata in un film che mescola il grottesco al tragicomico, il lezioso all’essenziale, la fiaba alla fantasia genuina bambinesca. È l’occasione, in verità tardiva ma comunque straordinaria, per Totò di uscire dal solito personaggio dell’incasinato truffatore napoletano per interpretare un ruolo surreale dalle corde elegiache e oniriche. E poi c’è l’accoppiata formidabile con l’esordiente N. Davoli: i loro duetti danno l’acqua della vita a quest’allegoria del buon selvaggio urbanizzato diviso fra i bisogni primari (la fame, la sete, la compagnia) e la necessità di un’educazione moralistica e paternalistica. Particolarmente azzeccato l’episodio della predica ai passeri e ai falchi, con un San Francesco romanesco e gigioneggiante. Altre scene che colpiscono nel segno sono: l’arrivo alla villa dove i due protagonisti vengono aggrediti dai cani del commendatore; i funerali del segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti; l’incontro con la prostituta alla fermata del bus; la sosta nella borgata romana nella quale la coppia si immerge in uno squallore surrealistico che sa di ingegnoso. La regia di P.P.P. segue ogni movimento della telecamera con il già summenzionato interesse per l’avventura rocambolesca nel paesaggio urbano ed extraurbano, e rende funzionale ed efficace una scenografia morigerata e tattica che non si perde in fronzoli infiorettati. Un piccolo capolavoro di quartiere che trova il suo posto nella filmografia scatenata, spregiudicata e sregolata di un regista fuori da qualunque ordinaria catalogazione o classificazione. Da non perdere i titoli di testa (belle le scritte che si stagliano funeree sul bianco e nero della pellicola), cantati a bella posta dalla medesima voce che doppia il corvo comunista.
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