Quien sabe? |
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Un film di Damiano Damiani.
Con Gian Maria Volonté, Klaus Kinski, Andrea Checchi, Lou Castel, Martine Beswick.
continua»
Western,
b/n
durata 102 min.
- Italia 1966.
MYMONETRO
Quien sabe?
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il western all’italiana spara sull’Americadi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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sabato 17 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alcuni film del cosiddetto filone “terzomondista” del western all’italiana alzano il tiro e cominciano a uccidere il… padre. È l’evoluzione obbligata di un genere che nella seconda metà degli anni Sessanta non ha ancora conosciuto stanchezza. Dopo aver allargato, rovesciato e modificato i codici delle storie di frontiera statunitensi una parte degli artefici del western di casa nostra sente la necessità di sperimentare nuovi orizzonti anche geografici. Il Messico, con i suoi moti rivoluzionari e la contiguità territoriale con l’ingombrante colosso nordamericano diventa un po’ il luogo della fantasia, lo scenario ideale per queste storie costruite attingendo a nuove suggestioni. In qualche caso ci si limita semplicemente a stare dalle parte dei ribelli, di chi è contro, senza preoccuparsi troppo di definire un nemico preciso al di fuori di un potere generico e prepotente come in Vamos a matar, compañeros di Corbucci. In altri invece si sceglie di accentuare l’antagonismo antiamericano pescando gli argomenti direttamente dalla realtà sociale e politica dell'Italia degli anni Sessanta. Deciso, diretto, in qualche caso duro al limite dell’ingenuità soprattutto nei dialoghi, Quien sabe? è un western sulla rivoluzioneche appartiene a quest’ultimo filone di cui, insieme a Tepepa e Requiescant, è considerato uno dei tre migliori episodi in assoluto. Scritto da Salvatore Laurani, che con Franco Solinas ne cura anche la sceneggiatura e che all’inizio sembra poter essere anche il regista, il film rimanda un po’, soprattutto nella costruzione dei rapporti tra i personaggi a Viva Zapata di Elia Kazan. Un curioso frequentatore di generi come Damiano Damiani si diverte anche a frantumare un po’ i codici del western all’italiana dettando nuove regole che verranno solennemente recepite anche da Sergio Leone in Giù la testa. La prima è che i protagonisti non sono più indifferenti amorali incapaci di pulsioni ideali complesse. Ciascuno dei personaggi di Quien sabe? è legato da un proprio codice morale: quasi un delirio mistico quello di El Santo, astuto e raffinato quello di Tate e più complesso quello di El Chuncho la cui maturazione rivoluzionaria è l’elemento su cui si regge la storia. Per capire quanto nel filone “terzomondista” l’antieroe non sia mai del tutto indifferente a ciò che gli succede intorno basta guardare la scena in cui El Chuncho, invitato dal generale Elias a stabilire lui stesso una pena per aver abbandonato la popolazione di San Miguel, si dichiara colpevole e si condanna a morte. Anche la figura delle donne non è soltanto di contorno visto che Adelita gioca più volte ruoli decisivi. Nessuno in questa storia è freddo come i pistoleri di frontiera e l’emotività gioca brutti scherzi a tutti, killer e antieroi compresi.
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