Blow-up |
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Un film di Michelangelo Antonioni.
Con David Hemmings, Sarah Miles, Vanessa Redgrave, Jane Birkin.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 108 min.
- Gran Bretagna, Italia 1966.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 2 ottobre 2017.
MYMONETRO
Blow-up
valutazione media:
4,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un confronto tra Vertov e Antonionidi valeriamontiFeedback: 195 | altri commenti e recensioni di valeriamonti |
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lunedì 19 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Può essere interessante fare un confronto tra il concetto di cineocchio della scuola russa capitanata da Vertov e la visione di Antonioni (ma non solo sua, di un’epoca intera) quando gira Blow-up. Mentre in pieno clima futurista la macchina da presa era consierata un potenziamento dell’occhio umano come anche il suo perfezionamento, capace di catturare la realtà così come si presentava, quindi nella sua assoluta verità, il film di Antonioni ci dice esattamente il contrario. Non solo ciò che viene catturato da un obiettivo rimane ambiguo ma ciò che lo stesso occhio umano vede si confonde tra realtà e immaginazione. Come si fa ad esser sicuri che ciò che abbiamo visto non sia frutto di una personale suggestione? E quindi quando il giovane indolente fotografo di moda vede due persone nel parco con atteggiamenti ambigui per istinto li fotografa. Tornato a casa svilluppa il rullino e stampa le foto. Mosso da curiosità crede di vedere qualcosa dietro un cespuglio. Ingrandisce perciò la stampa fino a renderla sgranata (da qui il titolo Blow-up, ingrandimento): quello che si nasconde dietro il cespuglio si rivela ai suoi occhi una verità sconvolgente. Decide di recarsi nuovamente al parco ed effettivamente dietro il cespuglio vede ciò che sospettava di trovare. Fugge atterrito. Ma quando torna insieme ad un amico sparisce qualunque traccia, come se mai nulla fosse successo in quel luogo. Ha visto veramente prima qualcosa? La risposta non c’è e Antonioni si tiene lontano dal risolvere il mistero. Il messaggio del film è proprio dichiarare l’ambiguità di una realtà che si presenta sempre sfuggevole e raramente comprensibile, come anche dichiarare il fallimento di una razionalità che non solo deve rinunciare a ogni pretesa di obiettività ma anche cedere all’apparente tangibilità dei sensi. Non rimarrà che lasciarsi trascinare in una partita a tennis senza palla.
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