I pugni in tasca |
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Un film di Marco Bellocchio.
Con Paola Pitagora, Lou Castel, Marino Masé, Liliana Gerace
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 107 min.
- Italia 1965.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 19 ottobre 2015.
MYMONETRO
I pugni in tasca
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Debotto.
di Sisto RazzinoFeedback: 403 | altri commenti e recensioni di Sisto Razzino |
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mercoledì 19 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando si parla di Nouvelle Vague, la cinematografia italiana mette sul tavolo i due suoi assi nella manica per contribuire a quello che fu un cambio di pelle del cinema mondiale: ''Prima della rivoluzione'' ( secondo film di Bertolucci ), ed''I pugni in tasca'' di Bellocchio. Il debutto dell'appena venticinquenne regista di Bobbio non è solo uno scolorito vessillo del cinema Made in Italy, ma è un colpo fragoroso di livelli altissimi. La pellicola infatti fa incetta di premi in ogni festival a cui viene presentata, avrà un posto di riguardo in diverse classifiche, accanto a molti film di indubbia qualità, divenendo vanto di teorici e scrittori del cinema della ''nuova ondata''. Marco Bellocchio, con una classe che potrebbe affiancarlo al già maturo Visconti, dirige il suo occhio per fotografare in maniera spietata la piccola borghesia di quegli anni, dando un tono sicuramente grottesco a tutte le paure, ai drammi e alla crisi per mancanza di fondamenta di quella classe che a tutti i costi si lancia nella scalata della piramide sociale. Diverse delle cifre stilistiche che accompagneranno il regista nella sua carriera emergono in questo suo primo lavoro, pensiamo alla sua attenzione verso i modi di attuazione della repressione, alla ricerca di situazioni individuali estreme, al suo essere a sinistra senza fare film di propaganda, solo per elencarne alcune. La repressione in questo film è sempre presente ed in maniera emblematica, mostrandoci il piccolo (una famiglia) Bellocchio vuole parlarci del più vasto ( la classe borghese), essa non è contropotere, non viene colpita dall'alto, non ne ha bisogno, poichè essa si autoreprime, si autodistrugge per la sua ideologia malata che produce continuamente non-valori. Assieme ad istantanee memorabili della follia, della malattia, dell'incesto e di complessi edipici irrisolti, l'autore ci mostra il furore di una generazione di giovani che vuole una rottura con tutto quello che rappresenta il passato e il prestabilito. Lo fa in maniera profetica. Siamo nell'anno 1965 e di lì a poco si scateneranno rivolte giovanili e studentesche da Berkeley a Valle Giulia passando per la Francia. Il miracolo di questo film avviene sicuramente anche grazie a due dei suoi interpreti, Lou Castel che con la sua imprevedibilità e il suo volto inusuale, meglio esprimono tutto il tormento del suo personaggio, Paola Pitagora con una bellezza così pudica, che celando in trasparenza le perversioni all'interno del suo personaggio, amplifica l'immaginario erotico dello spettatore medio-borghese di quegli anni. Durante tutta la sua carriera rimarrà un regista di riguardo (da non perdere ''Buongiorno notte'',''L'ora di religione'','' Il regista di matrimoni'','' Sbatti il mostro in prima pagina'' e ''Vincere'') ma Bellocchio per diversi anni pagherà dazio per essere arrivato tanto in alto così presto.
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