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Chi non conoscesse la commedia all'italiana classica ma, dopo averne tanto sentito parlare, intendesse colmare la lacuna, può cominciare da qui.
Magari un inizio un pò in sordina dato che "I complessi" è assai meno citato rispetto ad altri titoloni del periodo (forse è un pò sottovalutato per la struttura a episodi?), ma dargli un'occhiata significa spender bene il proprio tempo.
A proposito d'inizi in sordina è proprio il capitolo introduttivo, diretto dal regista più prestigioso del mazzo, a non convincere appieno: "una giornata decisiva" di Risi è simpatico e ben interpretato ma globalmente fiacchino (anche se Ilaria Occhini da giovane è un piacere per gli occhi).
Ma è solo carburazione lenta prima d'entrare a pieno regime: il secondo segmento, "Il complesso della schiava nubiana" di Franco Rossi con un Ugo Tognazzi scatenato, regge il confronto coi migliori lavori di Ferreri: intelligente, grottesco e paradossale.
Ma l'apoteosi giunge col terzo e conclusivo episodio, firmato da Luigi Filippo D'amico e dominato da Alberto Sordi in stato di grazia: una delle vette della commedia italica sia in termini di scrittura che d'interpretazioni e coinvolgimento. "Guglielmo il dentone" è come il cacio sui maccheroni o la panna sulle fragole: imprescindibile!
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