I turbamenti del giovane Törless

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Un film di Volker Schlöndorff. Con Mathieu Carrière, Marian Seidowsky, Bernd Tischer, Fred Dietz, Lotte Ledl.
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Titolo originale Der junge Törless. Drammatico, durata 87 min. - Germania, Francia 1965. Acquista »
   
   
   

un''opera valida e viva a tutt''oggi Valutazione 4 stelle su cinque

di carloalberto


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giovedì 10 dicembre 2020

 In un film di Schlöndorff, che sembra girato ieri ed è del 1965, la traduzione in suggestive immagini senza tempo color seppia, come a voler riprodurre il colore delle pagine ingiallite dell’omonimo romanzo di inizi novecento cui si ispira, dei ricordi autobiografici di Musil adolescente, riflessi nello sguardo sognante e distaccato del giovane Törless, specchio critico e disincantato di due mondi contigui e contrapposti. L’uno, fatto di povera gente, è inquadrato di sfuggita, con voluta indifferenza, intravisto per un attimo, quasi fotografato, nella cornice delle finestre dove si scorgono le giovani massaie affaccendate nelle quotidiane attività. Sono squarci che si aprono improvvisi su di una realtà sconosciuta e distante per poi rinchiudersi subitanei al suo passaggio, mentre attraversa il paese, nel percorso che dalla stazione lo porta al collegio militare. L’altro, quello della ricca borghesia, vissuto in soggettiva attraverso i patemi dei suoi genitori, uniti dal desiderio di fornire al rampollo un’educazione prestigiosa, icasticamente rappresentati nelle ripetute raccomandazioni del padre e nel viso triste della madre incorniciato dal finestrino del treno in partenza. Emblematico di questo contrasto speculare, è il raffronto che la prostituta fa tra sé stessa e la nobildonna della buona società, che afferma non differirle di molto nei costumi e per moralità, se non per l’appartenenza ad una diversa classe sociale, ad un altro mondo. 
Nel collegio il ragazzo precipita nell’orrido di un cameratismo bullista ed omofobo, dove il futuro soldato dell’impero o il cinico funzionario di regime si esercita nel gioco eterno tra vittima e carnefice, regolato in ogni epoca, nell’assegnazione dei ruoli, dal pregiudizio sociale vigente.
Complici passivi delle torture inflitte alla vittima prescelta, le istituzioni impotenti o incapaci, ossia il professore senza una gamba, metaforicamente impedito nell’azione, e l’altro, ripreso, subito prima delle tre scimmiette, esposte in statuine come soprammobili, mentre si prepara una minestrina nella stanza, unica preoccupazione e simbolo del suo anelito ad un quieto vivere, troppo inetto e pavido per dare una risposta coraggiosa, che implica una presa di posizione, agli interrogativi filosofici di Törless sulla fallacia dei ragionamenti matematici calcolanti, fondati su presupposti inventati dalla mente, quali i numeri immaginari, che mai potranno dare ragione dell’essenza delle cose, senza che la falla sia colmata da ciò che viene denominata comunemente anima.
Davanti al tribunale dei docenti, chiamati a giudicare gli adolescenti che hanno mimato i soprusi e le violenze del mondo a cui aspirano di appartenere, gli amici sodali nei giochi sadici sul compiacente masochista Basini avanzeranno a loro discolpa l’essersi erti a giudici, irrogando al ladro la giusta punizione affinché si redimesse.
Törless, invece, ammette la partecipazione alle vessazioni, ma in veste di osservatore, ovvero, parlando per bocca del suo autore, rivendica la possibilità per lo scrittore di indagare il reale vivendolo, senza per questo essere chiamato a risponderne, come a dire: il poeta non partecipa mai alle nefandezze della vita per il gusto, ma esclusivamente per poterle meglio comprendere e raccontare.
Il film, trasposizione di un romanzo profetico dei drammi epocali che sconvolsero l’Europa nel novecento, è un’opera valida e viva a tutt’oggi, non soltanto per lo stile, ma anche e soprattutto per la molteplicità dei contenuti, rinvianti tutti a temi ancora attuali, che riguardano sia le responsabilità del cittadino comune negli orrori commessi anonimamente in modo collettivo nelle moderne società di massa, sia il ruolo dell’artista nei confronti del potere e la sua chiamata di correo ricattatoria cui è necessario debba sottrarsi per la sopravvivenza della stessa arte quale visione critica e disinteressata delle cose del mondo.

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