Immagini di repertorio montate da Brass nel ’64, influenzato forse da Notte e nebbia di Alain Resnais del ’56, straordinario docufilm sull’Olocausto, a ricapitolare i maggiori avvenimenti del novecento seguendo il filo rosso delle rivoluzioni che sconvolsero il secolo, da quella di Zapata in Messico a quella di Mao in Cina, senza tralasciare la rivolta irlandese, la guerra di Spagna, la rivoluzione bolscevica, ma anche le controrivoluzioni di Franco, di Mussolini e di Hitler, fino al secondo conflitto mondiale, ai campi di concentramento, alle bombe su Nagasaki e Hiroshima, ed oltre, a raggiungere la contemporaneità, con l’assassinio di Kennedy appena accennato e la rivoluzione castrista con le speranze di quegli albori, ed infine la guerra civile in Congo.
Un fiume di immagini in piena che travolge la coscienza di chi guarda commentato dalle voci Di Enrico Maria Salerno e Tino Buazzelli, con il sottofondo corale dei canti delle ribellioni e delle rivolte che hanno infiammato il mondo nel secolo scorso. Confusionario, visionario, per niente cronachistico, sebbene messo in forma di documentario, questo film di Brass, dimenticato dallo stesso Brass nella sua opera successiva, è un inno alla libertà dei popoli scandito sui versi di Paul Eluard, è un manifesto anarchico contro le guerre dei padroni e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ha il merito di effettuare un veloce ripasso della storia del ventesimo secolo, illuminato dall’arte, per le studentesche del futuro e di tutti quelli che non vivono come le bestie in un eterno presente.
Un film che prende posizione schierandosi dalla parte degli ultimi, senza se e senza ma, offrendo la realtà del documento filmico come sintesi e testimonianza degli orrori di tutte le guerre. Brass dimostra un coraggio delle proprie idee ed una intransigenza morale e politica che raramente si vedranno all’opera nel nostro cinema e per mano di pochi autori, che si possono contare sulle dita di una sola mano.
Impelagati, impantanati, nell’intimismo delle commediole pseudo drammatiche, il cinema nostrano non conosce l’impegno civile da molto tempo, complice nel processo di abbrutimento etico ed estetico delle masse della tv generalista, non avrebbe mai l’ardire oggi di fare un film come questo.
Se la memoria, l’unica cosa che conta per un popolo, non sarà perduta per sempre è anche grazie ad opere come Ca ira – Il fiume della rivolta.
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