Gli onorevoli |
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Un film di Sergio Corbucci.
Con Peppino De Filippo, Walter Chiari, Gino Cervi, Totò, Franca Valeri.
continua»
Commedia,
b/n
durata 106 min.
- Italia 1963.
MYMONETRO
Gli onorevoli
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Gli onorevoli", film ancora attualissimo.di Nicolas BilchiFeedback: 3995 | altri commenti e recensioni di Nicolas Bilchi |
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domenica 16 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Gli onorevoli" è, a buona ragione, uno dei film più famosi e apprezzati di Totò, nonostante l'opera non si sviluppi esclusivamente attorno al suo personaggio. Corbucci infatti fa una scelta potenzialmente rischiosa in termini di resa qualitativa del film, puntando l'attenzione su ben cinque candidati alle elezioni parlamentari, le cui vicende si alternano con regolarità in spezzoni strepitosamente comici, spesso non privi però di una loro malinconica serietà. Proprio Totò, perfetto in ogni tipo di interpretazione, sa trasformare il proprio personaggio da classica macchietta "totoniana" a figura triste e quasi grottesca; nonostante l'ingombrante (in positivo) presenza di De Curtis si innalzi ben sopra gli altri protagonisti del film, non c'è mai un momento noioso o non divertante, grazie all'ottima interpretazione di un po' tutti gli attori, con una menzione particolare per una bravissima Franca Valeri e per Peppino De Filippo, che comunque è sempre una garanzia, ma anche grazie alle originali idee del regista, a prescindere dalla effettiva resa degli interpreti. Le campagne elettorali dei bambini, che rispecchiano il valore delle effettive campagne elettorali, i trucchi dei due propagandisti Fiorentini e De Simone, la spocchiosità tipicamente aristocratica di Rossani-Breschi (Gino Cervi), l'incorrutibilità di facciata del "compagno" Fallopponi (Aroldo Tieri) sono tutte ottime trovate parodiche; infine, il giudizio dell'opera non può che essere reso ancor più positivo dalla constatazione di quanto ancor oggi questo film, all'apparenza ormai appartenente ad altra epoca, sia applicabile alla nostra realtà politica. Senza mai scendere nel sarcasmo, senza mai muovere seriamente contro i mali della politica italiana (se non nella artisticamente splendida scena in cui i candidati del Partito della Restaurazione cercano di avvicinare alla loro causa il buon La Trippa, e la telecamera riserva loro dei grotteschi, stomachevoli primi piani), Corbucci ha dunque creato un'opera forse immortale, capace di cogliere, con una spumante leggerezza ed ironia bonaria, quelle caratteristiche del comportamento umano che rendono l'uomo così "degno" di essere sbeffeggiato, pur sempre con un pizzico di sottesa tristezza.
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