L'angelo sterminatore

Metafora surreale di Bunuel. Una macabra profezia di decadenza e di morte, un necrologio scritto troppo presto, un canto funebre prematuro per la borghesia prigioniera degli asfittici recinti mentali che essa stessa ha creato a difesa dei privilegi di classe e che avrebbero finito per soffocarla, almeno secondo una visione rivoluzionaria e libertaria. Il film del 1962 rivisto oggi fa tenerezza. La borghesia di cui parlava Bunuel, intonando un illusorio peana sulla tomba del nemico, non soltanto ha superato il millennio, ma, trasformata in oligarchie tecnocratiche e militariste, governa il mondo in ogni latitudine, nonostante le contraddizioni, le follie e le menzogne di cui continua a nutrirsi. Povero illuso, Bunuel se fosse vivo oggi sarebbe morto di tristezza.