Il sorpasso |
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Un film di Dino Risi.
Con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 108 min.
- Italia 1962.
MYMONETRO
Il sorpasso
valutazione media:
4,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Amicizia fra un gaio viveur e un uomo introverso.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 2 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL SORPASSO (IT, 1962) diretto da DINO RISI. Interpretato da VITTORIO GASSMAN, JEAN-LOUIS TRINTIGNANT, CATHERINE SPAAK, LUCIANA ANGIOLILLO, CLAUDIO GORA, LUIGI ZERBINATI, FRANCA POLESELLO, LINDA SINI, JOHN FRANCIS LANE, ANNETTE STROYBERG, NANDO ANGELINI
Bruno Cortona, venditore di mobili dal carattere vivace e irriverente, e Roberto Mariani, timido studente iscritto alla facoltà di legge, si incontrano la mattina di Ferragosto a Roma in casa del secondo, dove il primo ne approfitta per fare una telefonata. Poi Bruno trascina Roberto in un viaggio della durata di due giorni lungo la costa laziale e toscana passando nell’ordine per un bar, un’osteria dove i due mangiano zuppa di pesce, il casolare di campagna dove vivono gli zii di Roberto, un night club con annessa sala da ballo, la casa in cui abita Gianna (moglie di Bruno) e un’affollata spiaggia della Versilia. Durante le ore trascorse insieme, i due uomini fanno amicizia e divengono sempre più confidenti e riscontrano una reciproca simpatia, ma la cialtroneria di Bruno, e nella fattispecie la sua guida spericolata al volante, risulterà fatale per Roberto, in una corsa all’impazzata per le strade delle montagne versiliesi. Un capolavoro assoluto della commedia all’italiana nello stile inconfondibilmente ampolloso e dettagliato tipico degli anni 1960. Risi ha tratto, dalla sceneggiatura scritta a quattro mani da un giovane Ettore Scola e da Ruggero Maccari, un film spassoso che diverte ricorrendo ad una comicità genuina che evita decisamente il ricatto attuativo e punta invece, più saggiamente, sulla sovversione di situazioni tranquille facendo leva sulla vitalità irrompente di un Gassman perfettamente a suo agio nel ruolo dell’imbonitore gaudente, estroverso e disinvolto, ma che si scopre anche padre fallito e marito tutt’altro che esemplare. Al suo fianco Trintignant gioca la parte del borghesuccio perdente ma inserito con esattezza in un contesto di benessere popolare che gli giova e che preferisce non abbandonare. La pellicola ha anche risvolti sociologici non indifferenti, e risulta interessante anche per l’analisi di un’Italia ormai completamente uscita dalla spirale mortifera della guerra e che si avviava alla conclusione del miracolo economico, e i luoghi che Il sorpasso mostra nella loro impietosa e disincantata pienezza di spirito ritraggono con precisione ammirevole la crescita, i vantaggi ma anche le magagne contraddittorie e paradossali che il cambiamento incontra immancabilmente, quando influenza una società e la trasforma in maniera radicale. Ottima anche l’interpretazione della Spaak, figlia quindicenne che vuole accompagnarsi ad un uomo molto più anziano di lei, mostrando il suo incolmabile desiderio di indipendenza e affrancamento da un genitore maschio che non le va molto a genio (lo stesso Cortona ammette la sua inadeguatezza al ruolo paterno). Molte battute memorabili, e numerose sequenze da antologia, che meritano di diritto di entrare nell’immaginario collettivo di una generazione che oggi sta ormai scomparendo, e che avrebbe diritto a una riabilitazione per aver prodotto, almeno per quanto concerne l’ambito cinematografico, delle perle di incontestabile fascino che sanno innescare nei cuori degli spettatori emozioni potenti e felicemente difficili da rimuovere. Molta presenza, attiva e partecipativa, pure da parte del regista, che ci mette la farina del suo sacco nella direzione libera ma pur sempre attenta degli attori, nella scelta dei topos ideali per la rappresentazione di un road-movie ante litteram che ha anticipato largamente i tempi rispetto a questo ameno sottogenere filmico e nella gestione di un materiale narrativo sicuramente debordante di ricchezza espressiva e di calore umano. Le storie imperniate sulla formazione e sullo sviluppo di un’amicizia virile non sempre centrano il bersaglio, ma in questo caso la storia di due amici che fino a un giorno prima erano vicendevolmente perfetti sconosciuti, coglie nel segno le sue ambizioni, e appare con forza decisiva credibile e godibile. La neutralità di una giornata qualunque di vacanza è, infine, l’aspetto più stupefacente per mettere in piedi una vicenda che, anche a distanza di cinquantatré anni dall’uscita nelle sale, è tuttora inimitabile per energia, gioco di squadra, genuino lavoro collettivo, contributi tecnici operanti in adorabile sintonia e significati profondi nascosti dietro una comicità sopraffina e un finale che sfocia nel tragico dopo aver intrattenuto per più di un’ora e mezza con toni solo all’apparenza leggeri ma senza dubbio rilassanti e convincenti.
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