Nel cinema, soprattutto a Hollywood, quando si è a corto di idee originali si adottano vari espedienti, tra cui il rifacimento di un vecchio film: i così detti remake.
Solitamente l'originale è di gran lunga migliore, ma non in questo caso, che rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
Il film originale è questa pellicola del 1962, che non mi è affatto dispiaciuta, trattandosi oggettivamente di un ottimo film, valorizzato dalle interpretazioni di due mitici attori holliwoodiani come Gregory Peck e Robert Mitchum.
Tuttavia nel paragone col suo remake di quasi 30 anni dopo ne esce inevitabilmente sconfitto, principalmente a causa di un fattore decisivo: dietro la macchina da presa del Cape Fear del 1991 c'è quel genio di Martin Scorsese.
Il grande regista americano (con origini italiane) trasforma quello che nella versione originale era un film onesto e godibile, ma che non ti resta particolarmente addosso, in un capolavoro assoluto, infarcito di numerose scene indimenticabili: autentici gioielli.
Scorsese compie anche un'approfondita indagine psicologica, addentrandosi nelle tormentate dinamoche che vengono innescate dalle persecuzioni di Cady nell'apparentemente felice famiglia borghese dell'avvocato di provincia, che ne esce sconquassata da dissidi, gelosie e dal venire a galla di tutto il torbido che si nasconde dietro l'immagine di facciata.
Nel film del '62 questo aspetto è marginale, anche perchè quella di Peck è descritta come una famigliola che non ha realmente alcuno scheletro nell'armadio. Questa differenza nella sceneggiatura, l'unica di rilievo che ho riscontrato, è probabilmente dovuta all'etica del tempo, che non avrebbe consentito di adombrare delle colpe nel protagonista, senza disturbare il pubblico della società perbenista di allora.
Scorsese invece ha potuto giocare con mani decisamente più libere; il protagonista del suo rifacimento non è un giusto integerrimo come il personaggio di Peck nella pellicola del 1962, ma un uomo molto più fragile, reso insicuro dai peccati che si è lasciato alle spalle, tra cui la scorrettezza professionale che ha scatenato contro di lui l'odio di Cady: in definitiva ne esce un personaggio molto più complesso e interessante.
Quanto al cattivo, quello di De Niro del 1991 colpisce di più e resta nella memoria, però va detto che Robert Mitchum con molti meno orpelli riesce a creare un personaggio tanto spaventoso quanto sgradevole e odioso. La prova di Mitchum, a mio avviso, è uno dei principali punti di forza della pellicola del 1962.
Da segnalare l'ottima parte finale del film originale, con il combattimento tra i due protagonisti e sequenze davvero ottime, oltre che molto forti e crude per l'epoca.
Le musiche sono l'altro punto di forza del film: davvero eccezionali e indimenticabili. Giustamente vennero mantenute da Scorsese nel suo remake.
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