Accattone

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Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Franca Pasut, Adriana Asti, Silvana Corsini, Paola Guidi.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 116 min. - Italia 1961. - Cineteca di Bologna MYMONETRO Accattone * * * * - valutazione media: 4,05 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una...............strada ancora da trovare Valutazione 0 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41456 | altri commenti e recensioni di Francesco2
martedì 18 gennaio 2011

La fama di cui Pasolini godeva era di intellettuale scomodo. Anzi, c'è chi sostiene che sia morto proprio per questo. Ad esempio disse che, nel '68, i veri proletari erano i poliziotti, e non gli studenti. Inoltre fu un profeta sul ruolo che la televisione avrebbe esercitato nella nostra società. Questo è il suo primo film, su un uomo che non lavora, e quando prova a farlo arriva a stare male. Lui è "Accattone" e basta (Preferisce essere chiamato così che col suo nome). Curioso che avere un NOME E trovare un LAVORO significhino avere una identità determinata (Nell'"Ultimo tango a Parigi" bertolucciano i protagonisti rifiuteranno di sapere l'uno come si chiami l'altro): Accattone invece, ora sensibile ora cinico (Arriva a direa un cane:"Ti invidio, perché puoi spolparti tutte le ossa") è qualcosa di VAGO nel suo VAGARE per una Roma post-guerra e proletarissima: il periodo è lo stesso di "Così ridevano". Ma io penso che al di là degli esseri umani e del significato religioso che qualcuno ha visto (Anche io, in minima parte), una protagonista di questo film sia LA STRADA. Avete notato quanto camminino i personaggi, e come -Mi sembra- in questo andare avanti e indietro non esistano viottoli, stradine........Solo una lunga, grande strada che non finisce mai, quasi Pasolini voglia suggerirci un continuo ITINERARE (Non a caso, ho scritto, non ha un lavoro definito), che alla fine non lo (tras) porta da nessuna parte: è un caso che l'opera si c hiuda, senza nessuna retorica con la morte del protagonista? Nel viaggio del film, che in una prospettiva simile a quella delle "Anime morte" gogoliane lo fa muovere in continuazione e contemporaneamente mai, persino il figlio è una tappa del suo "Incedere", e per questo forse la donna da cui l'ha avuto non prenderà sul serio il suo desiderio di occuparsene. Nessun punto fisso, solo degli amici che, spiace dirlo, sono macchiette che si distinguono (in qualche situazione) per la regia, non certo per la sceneggiatura approssimativa o l'interpretazione (del resto, non sono dei professionisti): in questo mondo sospeso tra l'approssimazione del protagonista e quella del regista, che con umanità non pietistica propone una serie di situazioni che a volte appaiono irrisolte ed accennnate piùà che autentiche, il protagonista sembra aver trovato un punto fermo: una donna di cui si innamora, che viene come lui dalla strada(!), un personaggio per la verità poco credibile che rischia di fare rimpiangere l'umanità di Adriano. Quella strada luogo di cinismo, dove se un’(Incerta, per la verità) prostituta ti rifiuta non la riaccompagni neanche, lo stesso cinismo di chi medita di derubare persone, che, vedendoti affamato, vorrebbe offrirti un piatto di pasta. Ecco, è come se questa scena, oltre che svelare un arelativà abilità nel caratterizzare i personaggi, riveli al contempo due caratteristiche dell'ambiente di "Accattone": cinismo ed impotenza. LaDella prima cosa ho già detto, la seconda mette in mostra il vuoto di un ambiente post-bellico che vive (?)alla giornats senza idee o progetti particolari. L'ultima parte, ma solo quella, ricorda il ben più interessante "Totò che visse due volte" di Ciprì e Maresco. Sospeso tra realtà e trascendenza, mette in scena senza assolutamente giudicarlo il vuoto di queste persone, la loro realtà morta (Appunto!) ancora prima di cominciare . Ma allora c'era iuna strada (Ancora!) spianata, oggi c'è una (de) generazione, vera(?) o presunta, con tutto da (ri) inventare.

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