camillo
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giovedì 2 giugno 2011
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capolavoro d'altri tempi!
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Calvera ed i suoi uomini terrorrizzano un villaggio di contadini da molto tempo;questi decidono di trovare degli uomini disposti ad aiutarli a cacciare i banditi.Trovano così Chris,un pistolero che raduna altri sei compagni per il lavoro.Per un sedicenne,vedere un film così all'antica potrebbe rivelarsi noioso,ma non per il sottoscritto:gli attori che interpretano i pistoleri (compreso Calvera) sono dei professionisti ed è logico che la recitazione sia superba;di effetti speciali non ce ne sono (stiamo parlando di un film del 1960);ottimo anche il mutare delle musiche da scena a scena.La trama del film è un classico,compagni di lavoro e di viaggio che compiono il loro dovere anche per fare del bene (inizialmente per denaro),ciò la rende tuttora convincente.
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Calvera ed i suoi uomini terrorrizzano un villaggio di contadini da molto tempo;questi decidono di trovare degli uomini disposti ad aiutarli a cacciare i banditi.Trovano così Chris,un pistolero che raduna altri sei compagni per il lavoro.Per un sedicenne,vedere un film così all'antica potrebbe rivelarsi noioso,ma non per il sottoscritto:gli attori che interpretano i pistoleri (compreso Calvera) sono dei professionisti ed è logico che la recitazione sia superba;di effetti speciali non ce ne sono (stiamo parlando di un film del 1960);ottimo anche il mutare delle musiche da scena a scena.La trama del film è un classico,compagni di lavoro e di viaggio che compiono il loro dovere anche per fare del bene (inizialmente per denaro),ciò la rende tuttora convincente.Comunque il punto forte del film sono le recitazioni;ti prendono fin da subito.Gli attori dell'epoca erano certamente migliori di quelli attuali (nulla togliendo ai grandi di oggi);erano persone che avevano studiato come si deve e che molto probabilmente non erano raccomandate.Questo film viene ricordato ancora oggi,anno 2011,ed il motivo è uno solo:questo è un capolavoro!
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mondolariano
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martedì 26 aprile 2011
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eroismo amaro
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Una tappa obbligata nella storia del cinema. Se la morale dei “Magnifici 7” rivoluzionò il genere western - presentando per la prima volta la figura del cow boy come “perdente” - il film resta comunque ancorato alla leggenda americana, l’unica epopea che gli Stati Uniti possono dire di avere. Lo è per lo stile eroico della famosa colonna sonora e dei sette protagonisti, che per quanto venati di amarezza rispecchiano appunto l’eroismo a tutto tondo. E’ come se il film, per trattare il tema dell’insensatezza della vita e dei suoi miti, esaurisca il mito elevandolo all’ennesima potenza. Qui sta l’incoerente grandezza di questo dramma, nonostante un Brynner troppo sicuro di se stesso per impersonare la crisi esistenziale di un uomo (che traspare meglio in Charles Bronson e negli altri).
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Una tappa obbligata nella storia del cinema. Se la morale dei “Magnifici 7” rivoluzionò il genere western - presentando per la prima volta la figura del cow boy come “perdente” - il film resta comunque ancorato alla leggenda americana, l’unica epopea che gli Stati Uniti possono dire di avere. Lo è per lo stile eroico della famosa colonna sonora e dei sette protagonisti, che per quanto venati di amarezza rispecchiano appunto l’eroismo a tutto tondo. E’ come se il film, per trattare il tema dell’insensatezza della vita e dei suoi miti, esaurisca il mito elevandolo all’ennesima potenza. Qui sta l’incoerente grandezza di questo dramma, nonostante un Brynner troppo sicuro di se stesso per impersonare la crisi esistenziale di un uomo (che traspare meglio in Charles Bronson e negli altri). Eli Wallach non fa parte dei magnifici 7 ma in compenso è un magnifico cattivo.
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samanta
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mercoledì 28 novembre 2018
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dobbiamo fare qualcosa ...
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E' un film che visto la prima volta o le prime volte fa dare il giudizio di ottimo, in realtà vedendolo a distanza e riflettendoci si rivela un capolavoro, anche se nel genere western altri film siano superiori (Il cavaliere della Valle Solitaria, Mezzogiorno di fuoco e soprattutto Sentieri selvaggi). La storia del villaggio messicano taglieggiato ferocemente dal bandito Calvera (Un bravissimo Eli Wallach) assume il carattere di un'epopea allorquando gli abitanti allo stremo "dobbiamo fare qualcosa..." assoldano 7 pistoleri dandogli tutto il poco oro che avevano e Chris (Yul Brinner) il loro capo dice una bellia frase "Mi hanno offerto molto per il mio lavoro, ma mai tutto .
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E' un film che visto la prima volta o le prime volte fa dare il giudizio di ottimo, in realtà vedendolo a distanza e riflettendoci si rivela un capolavoro, anche se nel genere western altri film siano superiori (Il cavaliere della Valle Solitaria, Mezzogiorno di fuoco e soprattutto Sentieri selvaggi). La storia del villaggio messicano taglieggiato ferocemente dal bandito Calvera (Un bravissimo Eli Wallach) assume il carattere di un'epopea allorquando gli abitanti allo stremo "dobbiamo fare qualcosa..." assoldano 7 pistoleri dandogli tutto il poco oro che avevano e Chris (Yul Brinner) il loro capo dice una bellia frase "Mi hanno offerto molto per il mio lavoro, ma mai tutto ..." e da quel momento da mercenario che vagabonda per il paese si trasforma poco a poco nel difensore dei loro diritti. E' un film che fu il lancio di attori che diventeranno famosi: Steve McQueen (Vin) anche lui errabondo che ama scherzare e raccontare storielle, Charles Bronson (Bernardo) che sembra un duro ma sarà quello che lega di più con i bambini del villaggio, James Coburn (Britt) taciturno che fugge da tutti, Robert Vaughn (Lee) che fugge da se stesso e dalle sue paure.
Ad essi si aggiunge un caratterista noto Brad Dexter (Harry) un pistolero sempre alla ricerca di tesori inesistenti e un attore giò affermato Horst Buchholz (Chico) un giovane contadino che vuole evadere dalla sua condizione impugnando la pistola, ma poi ritornerà alla terra e troverà una donna che lo ama. La regia è di John Sturges solido professionista della Hollywood dei tempi d'oro (Sfida all'O.K. Corral, La grande fuga, Giorno maledetto, Il vecchio e il mare) che ha diretto con grande abilità, suo è il soggetto ricavato dai 7 samurai di Kurosawa, ricavando un film che fin dalla sequenza iniziale al cimitero avvince fino alla fine, avvalendosi di un'eccellente fotografia e della musica di Bernstein trascinante e divenuta famosa. La sceneggiatura (di William Roberts Ritorno a Cold Mountain, Down) si avvale di dialoghi non solo brilanti ma intelligenti, con contenuti che fanno riflettere. Il film non è solo l'esaltazione del coraggio virile, ma della lealtà anche se i contadini a un certo punto tradiscono i pistoleri questi non li abbanonano, e gli abitanti del villaggio scopriranno il coraggio di lottare contro i soprusi. Nel film c'è la lode del cameratismo e dell'eroicità della vita quotidiana anche se umile, Bernardo sgriderà i bambini che hanno definito vigliacchi i genitori dicendo "voi non sapete cosa vuol dire ammazzarsi di fatica e ritornare la sera a casa a mani vuote questo è coraggio". Nel finale il vecchio capo del villaggio dirà ai superstiti pistoleri Chris e Vin "Solo i contadini vincono sempre, perché loro sono la terra, e voi siete come il vento che passa ...."
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chriss
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venerdì 13 agosto 2010
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non un capolavoro. però si difende ancora bene...
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Sette pistoleri, per 20 miseri dollari ciascuno, decidono di difendere un paesino al confine tra Usa e Messico dalle razzie di Calvera e dei suoi amigos. Chris Adams capeggia i sette eroi che dovranno difendere i contadini del villaggio. Ogni uomo, accuratamente scelto, è diverso dall' altro. Vin (Steve McQueen) è il braccio destro di Chris; Bernardo (Charles Bronson) è l' amico dei bambini; Britt (James Coburn) è abile sia con la pistola, sia col coltello; Harry sembra un amico di Chris, mentre Lee è un vigliacco, un disertore che, solo alla fine, prende un pò di coraggio per risolvere una situazione; l' ultimo dei sette è Chico, un ragazzo che si dimostrerà molto generoso, specie con una ragazza del posto.
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Sette pistoleri, per 20 miseri dollari ciascuno, decidono di difendere un paesino al confine tra Usa e Messico dalle razzie di Calvera e dei suoi amigos. Chris Adams capeggia i sette eroi che dovranno difendere i contadini del villaggio. Ogni uomo, accuratamente scelto, è diverso dall' altro. Vin (Steve McQueen) è il braccio destro di Chris; Bernardo (Charles Bronson) è l' amico dei bambini; Britt (James Coburn) è abile sia con la pistola, sia col coltello; Harry sembra un amico di Chris, mentre Lee è un vigliacco, un disertore che, solo alla fine, prende un pò di coraggio per risolvere una situazione; l' ultimo dei sette è Chico, un ragazzo che si dimostrerà molto generoso, specie con una ragazza del posto. I magnifici sette pistoleri, una volta arrivati in paese, addestreranno i contadini all' utilizzo di fucili e pistole. E non solo: per loro organizzeranno una vera e propria difesa. Da qui comincerà una lotta senza quartiere tra banditi e pistoleri. Quando Calvera giunge in paese, avrà l' accoglienza che merita. Verrà scacciato, ma solo per un pò. I suoi banditi non mangiano da tre giorni e quindi attendono gli eventi nascosti non molto lontano dal villaggio. Quando Chico, travestito da bandito, si insinua tra loro, scoprirà che Calvera non ha intenzione di mollare ciò che aveva conquistato con la forza. Quel covo di contadini, infatti, era stato una dispensa per tutti. Chris decide così di fare una sortita fuori per prendere di sorpresa Calvera e i suoi scagnozzi. Solo che il bandito non è uno sciocco: è fuggito al villaggio e lo ha preso pure in ostaggio! Sotero, un contadino, ha tradito i magnifici sette. I contadini si sentivano oppressi: troppe decisioni da prendere. Calvera ed i suoi cacciano i sette eroi dopo averli disarmati. L' orgoglio, però, prende il sopravvento su Chris e gli altri. Tornano indietro e fanno fuori Calvera ed il resto della banda... Per essere un film del 1960, ancora si difende bene. Per esempio: la fotografia e la musica mi hanno incantato. Anche l' interpretazione del cast, di prim' ordine, non è male. Ely Wallace, per esempio, già comincia vagamente a somigliare a Tuco, il meraviglioso bandito del Buono, il Brutto, il Cattivo. Solo che quello era un altro film: tutto personale e con personaggi quasi da fumetto western o cartoon. I magnifici sette, di John Sturges, è un film che esalta il coraggio, l' onore, la lealtà. Liberamente ispirato ai Sette Samurai di Akira Kurosawa, non ha proprio gli stessi effetti epici. Resta un ottimo film, degno di rispetto. Una cosa mi ha incuriosito: quattro dei sette pistoleri muoino per mano sconosciuta. Ossia, vengono inquadrati loro che si prendono la pallottola, ma non chi gli ha sparato. Evidentemente, per il regista, non era molto importante sapere chi gli avesse sparato. Quattro stelle allora per Yul Brynner ed i suoi compagni che con coraggio han difeso l' indifendibile! Chriss...
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chriss
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venerdì 27 agosto 2010
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mea culpa! e quattro stelle e mezzo...
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Assegnare le famose stelle, non è mai facile, specialmente per chi recensisce. Credo che un film sia un capolavoro solo se rispetta certe condizioni: unicità, premi vinti e gusti personali. Un film diventa unico nel momento in cui comincia a trattare di un argomento sconosciuto, di cui non hanno mai parlato. Anche il periodo storico, e la cultura con cui il film arricchisce la propria nazione, hanno un peso decisivo. Gli americani, per esempio, salvaguardano tali necessità (nuovo tema, periodo storico e cultura). Se poi un film si vanta di aver vinto qualche premio Oscar, tanto meglio. Per quanto riguarda i gusti personali, ognuno "custodisce gelosamente in fondo al cuore il proprio film".
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Assegnare le famose stelle, non è mai facile, specialmente per chi recensisce. Credo che un film sia un capolavoro solo se rispetta certe condizioni: unicità, premi vinti e gusti personali. Un film diventa unico nel momento in cui comincia a trattare di un argomento sconosciuto, di cui non hanno mai parlato. Anche il periodo storico, e la cultura con cui il film arricchisce la propria nazione, hanno un peso decisivo. Gli americani, per esempio, salvaguardano tali necessità (nuovo tema, periodo storico e cultura). Se poi un film si vanta di aver vinto qualche premio Oscar, tanto meglio. Per quanto riguarda i gusti personali, ognuno "custodisce gelosamente in fondo al cuore il proprio film". Dare 4 o 5 stelle ai Magnifici sette è un' impresa non da poco. Il film oscilla, secondo il mio parere, tra queste "due inutili quantità". Nella mia onesta, ma disattenta recensione precedente, ho dato solo quattro stelle: in realtà, il film meriterebbe di più. Non voglio contraddirmi, ma ci sono degli elementi validi per asserire ciò. Quello che è mancato per assegnare la quinta stella deve ricercarsi nei miei gusti personali. Io non sono un critico di cinema, però mi piace arricchire il sito di Mymovies con qualche nuova idea. Nei magnifici sette mi pare che sia venuta a mancare un' interpretazione esaltante di un pò tutti i personaggi. Forse i soli Horst Buchholz (Chico) o Eli Wallach (Calvera) superano incredibilmente la recitazione degli altri (parere personale). Anzi, sarebbe meglio dire che il regista ha approfondito meglio le loro personalità. Chico è un contadino, quindi ci tiene più degli altri a difendere il villaggio. Anche Eli Wallace il cattivo, essendo il capo dei suoi banditi, risalta più di tutti. E' più marcato e comincia a somigliare all' indimenticato Tuco di Sergio Leone. Se a questo aggiungiamo che non ha vinto nemmeno un premio importante, ecco che, secondo il mio criterio, il film non arriva alle fatidiche cinque. Però, ogni medaglia, ha il suo rovescio. Il film avrebbe meritato almeno un paio di Oscar. Di questo ne ho preso coscienza riguardandolo. Due cose risaltano subito all' occhio attento dello spettatore: la musica e la fotografia. Non a caso le musiche di Elmer Bernstein furono nominate giustamente all' Oscar: che poi non l' abbia vinto, è un altro discorso. Comunque musica e fotografia sono spettacolari se confrontate con altri film dell' epoca. La pellicola di John Sturges non è ridotta male. Anzi, la qualità dell' immagine è ottima per essere un film del 1960. Anche i paesaggi in generale o la ricostruzione del villaggio con le montagne alle spalle è di eccellente fattura. Si potrebbe parlar bene anche del sonoro o del montaggio sonoro, ma ahimè, non sono un tecnico del settore. Il fatto che abbia liberamente preso ispirazione dai Sette samurai non è una vergogna. La trasposizione cinematografica, dal Giappone dei samurai al Far West, tutto sommato è riuscita benissimo. Oltretutto I magnifici sette è un' opera più snella, più asciutta e compatta. Insomma, scorre liscia come l' olio. Ed è meno ridondante e logorroica del suo papà giapponese. Questo è un pregio e non un difetto. In base a tali considerazioni assegno mezza stella in più. Quattro stelle e mezzo, anche se non si potrebbe. Faccio pure mea culpa! Concludo dicendo che mi piace pensare che sia mancato poco per definirsi un capolavoro. Nessuno è perfetto, ma è stato meglio prenderne atto. Chriss...
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brando fioravanti
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venerdì 30 marzo 2012
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molto bello
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Remake dei sette samurai. Imparagonabile all'originale , ma con qualche buona trovata da distinguersi e avere una propria voce in capitolo nel mondo del cinema. Sette mercenari accettano di aiutare degli abitanti di un villaggio messicano continuamente derubato da un gruppo di banditi. Il protagonista accetta l'incarico non solo per i soldi. Venti dollari al giorno non rendono un lavoro così difficile, ma è tutto cio che hanno, un sacrificio giustamente ricompensato. Non riceveranno una buona accoglienza e verranno anche traditi. Ma sono contadini e per continuare a lavorare sono disposti a tutto. Degli uomini che hanno sempre vissuto al margine della società è giusto che si sacrificano per delle persone che hanno lottato per tutta la vita.
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Remake dei sette samurai. Imparagonabile all'originale , ma con qualche buona trovata da distinguersi e avere una propria voce in capitolo nel mondo del cinema. Sette mercenari accettano di aiutare degli abitanti di un villaggio messicano continuamente derubato da un gruppo di banditi. Il protagonista accetta l'incarico non solo per i soldi. Venti dollari al giorno non rendono un lavoro così difficile, ma è tutto cio che hanno, un sacrificio giustamente ricompensato. Non riceveranno una buona accoglienza e verranno anche traditi. Ma sono contadini e per continuare a lavorare sono disposti a tutto. Degli uomini che hanno sempre vissuto al margine della società è giusto che si sacrificano per delle persone che hanno lottato per tutta la vita. Grandi scene dìazioni attori bravissimi e una colonna sonora passata alla storia.
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domenico rizzi
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mercoledì 24 aprile 2013
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film psicologico, con troppa retorica
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Sarebbero molti i punti da discutere riguardo a questo film, che comunque anticipa il declino del pistolero di professione, tema conduttore dei successivi "L'uomo che uccise Liberty Valance", "C'era una volta il West" e "Il pistolero". I sette magnifici non sono degli stinchi di Santi, uccidono senza troppi scrupoli e lavorano da mercenari, sebbene accontentandosi di una paga globale di 20 dollari ciascuno, che corrisponde al mensile di un operaio delle grandi fabbriche dell'Est. Oltre a ciò sono anche sleali, perchè quando il bandito Calvera consente loro di andarsene con armi e cavalli, tornano indietro e fanno una strage dei suoi uomini.
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Sarebbero molti i punti da discutere riguardo a questo film, che comunque anticipa il declino del pistolero di professione, tema conduttore dei successivi "L'uomo che uccise Liberty Valance", "C'era una volta il West" e "Il pistolero". I sette magnifici non sono degli stinchi di Santi, uccidono senza troppi scrupoli e lavorano da mercenari, sebbene accontentandosi di una paga globale di 20 dollari ciascuno, che corrisponde al mensile di un operaio delle grandi fabbriche dell'Est. Oltre a ciò sono anche sleali, perchè quando il bandito Calvera consente loro di andarsene con armi e cavalli, tornano indietro e fanno una strage dei suoi uomini. Al di là di questo, sembra che l'unica motivazione a spingerli nella loro azione di difesa dei contadini sia il denaro, essendo tutti praticamente a bolletta. Ma l'intento di John Sturges è un altro: tracciare la parabola discendente di un simbolo del selvaggio West, quello che in lingua spagnola viene definito il "pistolero", costretto ad arrendersi di fronte a valori più elevati. L'ammissione finale dei due superstiti - "Hanno vinto i contadini" - suona come un'amara autocritica da parte di chi ha sprecato la propria vita ad ammazzare gente, mentre il laborioso contadino, quantunque pecorone e costantemente sottomesso dai prepotenti, costruiva qualcosa di molto più solido come una famiglia. Scrupoli che si può fare il regista di un film, ma che certamente non sfioravano neppure da lontano i "gunmen" dell'epoca. Alla fine gli emarginati risultano proprio quelli dalla pistola facile, che intuiscono quanto i tempi stiano cambiando, restringendo il loro campo d'azione. La medesima morale viene ripetuta da Sergio Leone in "C'era una volta il West", ma qui la retorica appare meno pesante, riducendosi ad una constatazione della nuova realtà che avanza sulle rotaie. Se il vincitore in "I magnifici sette" è il ragazzo messicano che decide di prendere moglie, trasformandosi in un contadino, nel film italiano è una donna con un passato da prostituta, l'unica a mettere radici in una terra ostile che il progresso sta trasformando. In definitiva, il lavoro di Sturges è un buon western crepuscolare ricco d'azione, ma con qualche accento filosofico di troppo, che a volte stona addosso a soggetti come Yul Brinner, James Coburn e Charles Bronson, quest'ultimo particolarmente esagerato nei panni dell'"educatore" dei bambini messicani, ai quali tesse l'elogio dei loro padri ingiustamente considerati vigliacchi.
Domenico Rizzi, scrittore
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