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In piena seconda guerra mondiale,Alvaro Cosenza e' un gobbo che combatte con i partigiani.Quando viene lasciato anche da questi si mette in proprio ,e diventa un bandito rispettato e temuto in tutte le sue zone.L'amore per una ragazza che ha stuprato in passato e' l'unica cosa che lo intenerisce,ella si prostituira',e ala fine vorra' fuggire con lui,ma la strada della fuga sara' troppo breve.Carlo Lizzani(esterina,ai margini della metropoli,lo svitato) dirige una pellicola incentrata sul tema della guerra con tinte neorealiste.Da un soggetto di Vincenzoni,Petri e Chiarietti,e una sceneggiatura di Pirro,Lizzani,Socrate e Petrilli,esce una pellicola ottima che esprime attraverso il personaggio del gobbo(esistito realmente) il tema della denuncia,un uomo ormai finito per il suo problema fisico,che cerca di diventare un essere normale(appena ha un figlio dice mi sento come uno normale adesso),Lizzani pero' non entra nel personaggio del gobbo in pieno,poiche' appunto tralascia il passato del gobbo e non abbiamo dunque un quadro completo sulla figura di quest'ultimo.Il perno centrale e' la storia tra il gobbo,interpretato da un buon Gerard Blain,e Nina,interpretata da un'ottima Anna Maria Ferrero,due vinti dalla vita,lei condannata all'infelicita' per via del suo stupro eppure innamorata di colui che l'ha stuprata,il gobbo invece e' un vinto in quanto il suo destino viene segnato gradualmente fin da quando sfida anche la legge.Lizzani dirige abilmente anche alcune sequenze d'azione(la scena in cui il gobbo ruba le armi ai tedeschi),ma la scena piu' interessante rimane la palude in cui si trovano lui e Nina,la natura salva,e nel momento dell'uscita,la citta' uccide.Un buon film che oltre a raccontare parzialmente la resistenza,ha l'obbligo di essere fedele ad un certo tardo neorealismo.Pasolini attore(gia' sceneggiatore in LA NOTTE BRAVA).Da vedere.
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