Gian Luigi Rondi
Il Tempo
Dimmi come sogni e ti dirò chi sei: così, più o meno, la pensava Freud. Il cinema che si è sempre divertito in barba agli scienziati, ha tentato più d’una volta delle parafrasi di questa affermazione e, spesso, per far divertire a sua volta anche il pubblico. Ricordate, su questa linea, Sogni proibiti con Danny Kaye? Il film di oggi sembra ispirarsi un poco allo stesso clima, ma con una variante: i sogni, qui “sembrano” un’evasione dalla vita quotidiana, “sembrano” la proiezione di tutte le aspirazioni del protagonista – un modesto impiegatuccio di una grande azienda romana – ma in realtà sono, in veste fantasiosa, la continuazione delle sue preoccupazioni d’ogni giorno, delle sue pene, delle sue angosce: tutto sommato, perciò, sono i suoi incubi. [...]
di Gian Luigi Rondi, articolo completo (2444 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 24 Gennaio 1960
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