L'arpa birmana |
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Un film di Kon Ichikawa.
Con Tatsuya Mihashi, Shoy Tasui, Rentaro Mikuni, Shôji Yasui.
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Titolo originale Biruma no tategoto.
Drammatico,
durata 116 min.
- Giappone 1956.
- Cineteca di Bologna
uscita martedì 2 aprile 2024.
MYMONETRO
L'arpa birmana
valutazione media:
4,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'arpa birmanadi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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mercoledì 27 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Birmania, 1945. Un soldato ed arpista giapponese, al termine della guerra, salvatosi per miracolo, decide di non ritornare in Giappone e, dopo aver vestito i panni di monaco buddhista, di girare per il paese in cui ha combattuto per dare sepoltura alle migliaia di vittime che ne sono rimaste prive. I compagni, fatti prigionieri dagli Inglesi, sono convinti che egli sia morto in ricognizione, ma, sentendo un giorno un arpa suonata dalle mani di un ragazzo che ha il suo stesso stile -e che, non per niente, è stato suo allievo-, si convincono del contrario, fino a quando è egli stesso a farsi trovare, sempre tramite l'inconfondibile suono dello strumento. I compagni, ormai in procinto di essere liberati per far ritorno in patria, cercano di convincerlo a seguirli, ma invano: la sua missione è ormai un'altra. Struggente, poetico e poco conosciuto dramma pacifista, L'Arpa Birmana è un grande film in cui la musica assume il valore di significante: è tramite la musica infatti che i soldati protagonisti riescono a comunicare tra di loro, stabilendo una forma di contatto intima e capace di lenire, con la sua grazia, i drammi del conflitto cui devono assistere. Le melodie sono struggenti, ed il suono cristallino dell'arpa è ampiamente in grado di trasmettere quelle sensazioni di armonia che contrastano con la desolazione imperante, anche a guerra finita. Sarebbe bello poter usufruire di un'edizione italiana in cui i testi cantati siano sottotitolati nel nostro idioma, ma, alla fin fine, anche così i momenti musicali del film non perdono nulla del loro valore e della loro bellezza: quando la musica è infatti toccante e significativa, come in questa pellicola, la sua armonia riesce a sfiorare le corde del cuore e ad emozionare così, solo grazie alla sua più intima natura, senza che ci siano parole a spiegarci i sentimenti che sono evocati. Grandioso, struggente e da genuine lacrime è il finale, nel suo alternarsi di lirismo aulico prima e realismo poi, con la commovente missiva di Mizushima letta ai compagni e la constatazione seguente della difficoltà umana di conservare una solida memoria storica degli orrori perpetrati affinchè possano non accadere più. Quanto un messaggio del genere ha da insegnarci ancor oggi, e quanto, purtroppo, sappiamo già che non verrà ascoltato. Capolavoro.
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