Sorrisi di una notte d'estate

“La notte d’estate ha tre sorrisi”: tre sfumature di quel sentimento profondo e rovente come una notte d’estate che chiamiamo amore messi in scena da Ingmar Bergman in questa “commedia romantica”. La teatralità è presente nel film a partire dal titolo, che richiama alla mente il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, e all’interno del film nell’impianto narrativo che, oltre a presentare delle analogie col racconto shakespeariano, s’ispira alla commedia francese del gioco delle coppie. La storia infatti prende avvio da una situazione che si rivela fin da subito instabile: le due coppie formate dall’avvocato Fredrik Egerman e dalla giovane Anne e dal conte Malcom e Charlotte sono insidiate da altri due personaggi, Henrik Egerman, figlio di primo letto di Fredrik innamorato di Anne, e Desiree Armfeldt, amante di Fredrik prima dell’arrivo di Anne e ora del conte Malcom. [+]

“La notte d’estate ha tre sorrisi”: tre sfumature di quel sentimento profondo e rovente come una notte d’estate che chiamiamo amore messi in scena da Ingmar Bergman in questa “commedia romantica”. La teatralità è presente nel film a partire dal titolo, che richiama alla mente il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, e all’interno del film nell’impianto narrativo che, oltre a presentare delle analogie col racconto shakespeariano, s’ispira alla commedia francese del gioco delle coppie. La storia infatti prende avvio da una situazione che si rivela fin da subito instabile: le due coppie formate dall’avvocato Fredrik Egerman e dalla giovane Anne e dal conte Malcom e Charlotte sono insidiate da altri due personaggi, Henrik Egerman, figlio di primo letto di Fredrik innamorato di Anne, e Desiree Armfeldt, amante di Fredrik prima dell’arrivo di Anne e ora del conte Malcom. Altro personaggio importante che gravita dentro e fuori l’universo dei “borghesi” è la cameriera degli Egerman, l’esuberante Petra: è dentro la storia quando interagisce con gli altri, per esempio flirtando con Henrik; fuori quando li osserva dalla sua posizione sociale che impone un distacco. La struttura in due livelli padroni/servi è anch’essa tipica della commedia e questo come altri elementi avvicina questo film a La regola del gioco, capolavoro del ’39 di Renoir. Tra questi l’eco teatrale, la festa come occasione rivelatrice e lo sconvolgimento delle coppie, che si conclude però in maniera differente: in Renoir con il ripristino della situazione iniziale dopo la catastrofe, in Bergman con un nuovo assetto in cui s’intravede speranza, anche se il regista tiene a inserire un elemento perturbante che non abbandona mai ogni sua ricerca cinematografica, la morte qui in forma di pupazzo in un orologio. È un altro servitore che amoreggia con Petra, Frid, che con lei ci introduce al finale attraverso i tre sorrisi della notte d’estate. Il primo, dice, è quello “fra mezzanotte e l’alba quando i giovani innamorati si aprono i cuori a vicenda”, ma “i cosiddetti giovani innamorati sono rari su questa terra, si potrebbero contare sulle dita: l’amore li ha sfiorati come un dono e una punizione”. I giovani innamorati sono Henrik e Anne, che si amano di un amore puro, incantato, presieduto da Cupido, per il quale non esiste null’altro, e partono senza dir nulla (diversi sono i crucci ad esempio di Christine e André ne La regola del gioco). Il secondo sorriso è “per gli incoscienti e gli sciocchi senza alcuna speranza”, coloro che chiamano amore le loro passioni, le pulsioni, le attrazioni estemporanee ma che non hanno speranza di rimanere fedeli a quel dio. Il conte Malcom torna con sua moglie e le dice “ti sarò fedele a modo mio”, Desiree si prende cura di Fredrik avvertendolo “non ti prometto niente caro; tu sei una persona troppo comune e noiosa ed io una grande attrice”. Ma la notte è ormai al suo terzo sorriso “sorride finalmente per tutti coloro che han trovato la pace e la gioia di vivere in un’anima a loro gemella”; sorride per gli innamorati e gli incoscienti, per chi si ama e per chi, pur non sapendo amare, ha trovato la leggerezza della vita in una delle sue declinazioni, infinite come lo sono le anime, forse non ortodosse, forse non caste, forse anche violente, eppure, anche soltanto perché con disperata tenerezza nominate col nome di amore, come detto ne La morte a Venezia, “sante anche questa volta e degne di rispetto”. [-]