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Sogni di donna |
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Un film di Ingmar Bergman.
Con Harriet Andersson, Eva Dahlbeck, Gunnar Björnstrand, Ulf Palme, Inga Landgré.
continua»
Titolo originale Kvinnodröm.
Drammatico,
b/n
durata 87 min.
- Svezia 1955.
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un capolavoro di tecnica cinematograficadi figliounicoFeedback: 51029 | altri commenti e recensioni di figliounico |
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| sabato 4 marzo 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Film del ’55 in cui Bergman sembra privilegiare, rispetto alla sceneggiatura, che sarà centrale nei film della sua maturità, la ricerca di un proprio stile estetico con una cura e un’attenzione maniacale alle luci e al sonoro per ottenere la perfezione tecnica in ogni inquadratura. E’ la prova di un lavoro e di uno studio impressionante sulla fotografia, e non a caso il film si apre con la scena dello sviluppo di una foto, e sul suono. Il chiaroscuro è utilizzato per drammatizzare il contenuto. Nella sequenza del viaggio in treno si susseguono alternandosi, nella penombra del corridoio del vagone deserto, le immagini del portellone, con le scritte che allertano sul pericolo di morte, a quelle del volto della protagonista stravolto dal dolore per la perdita dell’amante ritornato dalla moglie e che esprime al contempo il desiderio di fuggire da una vita insopportabile e l’istinto di sopravvivenza. La colonna sonora è quasi del tutto priva di musica. La Sarabanda di Bach, che darà il titolo all’ultimo film di Bergman, è mostrata ma non ascoltata dalla giovane donna che prende in mano l’ellepì e subito lo ripone, preferendogli un ritmo americano, nel portadischi del suo ospite, un ricco e distinto uomo di mezz’età ostaggio di una figlia avida e cinica e prigioniero del ricordo della moglie ricoverata da più di vent’anni in una clinica psichiatrica, che le ha appena regalato un abito e gioielli costosi in modo apparentemente gratuito. Forse un riferimento autobiografico alla sua relazione con un’attrice molto più giovane di lui. Al posto della musica Bergman usa come colonna sonora i rumori, a cominciare dal tamburellare del grassone sul tavolino dello studio fotografico all’inizio del film, dopo cinque minuti in cui i personaggi non dicono una sola battuta. I rumori della strada e poi lo sferragliare del treno sui binari fanno eco a quel nervoso ticchettio delle dita sul legno, usato come fosse un tamburo, della sequenza precedente, mimando entrambi il ritmo frenetico ed incalzante della vita delle giovani modelle che si cambiano frettolosamente d’abito per mettersi in posa a turno. Il sonoro è utilizzato non per commentare o accompagnare ancillarmente le immagini bensì per integrarne il significato, aggiungendosi come elemento complementare alla narrazione, che a volte ne sottolinea il senso amplificandolo, a volte invece funge da controcanto come il soave cinguettio degli uccellini nel parco a contrasto con il sentimento di invidia che divora la protagonista mentre spia da lontano la famiglia del suo amante. Il viaggio per Goteberg della fotografa e della sua giovane modella è l’inizio della storia che segue in parallelo la giornata di entrambe e che avrà un esito simile. L’incontro sfortunato con i due uomini, l’attempato mecenate, interpretato da Gunnar Björnstrand che qualche anno dopo sarà uno dei protagonisti di uno dei suoi capolavori, Il posto delle fragole, e l’amante fedifrago, che creeranno e distruggeranno, per la viltà che paralizza l’azione rendendo impossibile ogni mutamento, i loro sogni, d’amore dell’una e di una vita agiata dell’altra, riconducendo le due donne alla loro vita di prima, ma affrontata adesso con maggior consapevolezza.
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