Mario Gromo
La Stampa
Ogni volta che si annuncia un film francese di una certa importanza, quasi inconsciamente siamo indotti ad attenderlo con qualche fiducia. Forse per affinità, per cuginanze di tradizioni e di cultura; ma certamente per quanto quel cinema ha saputo darci negli anni che precedettero la guerra, quando da noi tutto era limitato da un pesante regime, e la libertà di quei registi poteva apparirci sconfinata, qualsiasi audacia pareva loro concessa; ed eravamo un'altra volta indotti a porre equazioni fra libertà ed efficacia d'espressione. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (5297 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957
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