alessandro vanzaghi
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giovedì 16 aprile 2009
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paura di invecchiare
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Ci sono giorni in cui passo alcune ore di fronte alla mia tv, gustandomi due o tre film. Mi è successo una settimana fa, quando, in tarda serata, stanco, ma non ancora soddisfatto, ho deciso di concludere la mia maratona cinematografica con questo vecchio capolavoro di De Sica, di cui tanto avevo sentito parlare. Venivo da due "blockbuster" e avevo voglia del caro, dolce bianco e nero, e di quella semplicità perduta nelle opere attuali. "Umberto D." è stata un'esperienza emozionale da ricordare. La storia di questo anziano abbandonato a se stesso, dimenticato e deriso dal mondo che lo circorda e dallo Stato di giustizia che dovrebbe teoricamente garantirne la sicurezza economica e sociale, rivolta lo stomaco dello spettatore, anche di un giovane come me, molto lontano dagli anni della pensione.
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Ci sono giorni in cui passo alcune ore di fronte alla mia tv, gustandomi due o tre film. Mi è successo una settimana fa, quando, in tarda serata, stanco, ma non ancora soddisfatto, ho deciso di concludere la mia maratona cinematografica con questo vecchio capolavoro di De Sica, di cui tanto avevo sentito parlare. Venivo da due "blockbuster" e avevo voglia del caro, dolce bianco e nero, e di quella semplicità perduta nelle opere attuali. "Umberto D." è stata un'esperienza emozionale da ricordare. La storia di questo anziano abbandonato a se stesso, dimenticato e deriso dal mondo che lo circorda e dallo Stato di giustizia che dovrebbe teoricamente garantirne la sicurezza economica e sociale, rivolta lo stomaco dello spettatore, anche di un giovane come me, molto lontano dagli anni della pensione. Sono passati 57 anni dall'uscita del film, ma il tema di cui tratta è più attuale che mai e trattato con una delicatezza di espressione e una voluta povertà di mezzi così esplicite da farmi cancellare il ricordo di armi, violenze, rumori e urla viste nei due film precedenti. Ho lasciato per 1 ora e mezza il cinema da parte, per essere catapultato nella dimensione reale della vita, delle sue sofferenze, delle sue verità.
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(di pravasito)
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il cinefilo
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mercoledì 4 agosto 2010
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il cinema italiano al suo livello più alto
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TRAMA:Un anziano ex funzionario dei lavori pubblici,ridotto alla misera paga di 18.000 lire al mese,Umberto Domenico(Carlo Battisti)si ritrova a doversi battere per impedire di venire sfrattato dalla sua casa e ad essergli amici sono soltanto una giovane ragazza e il suo cagnolino...RECENSIONE: Vittorio De Sica ha dedicato questo film a suo padre(come afferma anche la didascalia iniziale)e ha realizzato un opera il cui principale "perno tematico" risiede nei grandi temi della vita di ognuno quali la vecchiaia,la solitudine e l'amicizia e che il regista affronta con uno stile assolutamente "realistico" e il tema politico della situazione sociale(la manifestazione iniziale dei pensionati)è,almeno parzialmente,un pretesto che il regista utilizza come"filo conduttore"per unire tra di loro i temi principali del film e amplificarne ulteriormente la forza drammatica.
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TRAMA:Un anziano ex funzionario dei lavori pubblici,ridotto alla misera paga di 18.000 lire al mese,Umberto Domenico(Carlo Battisti)si ritrova a doversi battere per impedire di venire sfrattato dalla sua casa e ad essergli amici sono soltanto una giovane ragazza e il suo cagnolino...RECENSIONE: Vittorio De Sica ha dedicato questo film a suo padre(come afferma anche la didascalia iniziale)e ha realizzato un opera il cui principale "perno tematico" risiede nei grandi temi della vita di ognuno quali la vecchiaia,la solitudine e l'amicizia e che il regista affronta con uno stile assolutamente "realistico" e il tema politico della situazione sociale(la manifestazione iniziale dei pensionati)è,almeno parzialmente,un pretesto che il regista utilizza come"filo conduttore"per unire tra di loro i temi principali del film e amplificarne ulteriormente la forza drammatica.
Il cinema meravigliosamente "strappalacrime" di Vittorio De Sica raggiunge con quest'opera il suo vertice più "maturo" e "compatto" insieme a LADRI DI BICICLETTE e anche la pellicola in questione viene sceneggiata,tra gli altri,insieme a Cesare Zavattini.
La storia percorre anche la vicenda di una ragazza(anche se sembrerebbe detenere un importanza "secondaria")e della sua relazione amorosa con un ragazzo e che tiene una forte amicizia con il protagonista principale.
La coppia De Sica-Zavattini utilizza Roma come sfondo per una storia che mostra senza esitazione la durezza della vita e del mondo che ci circonda e in cui la principale"bellezza"risiede nel mondo animale(il cane Flick è"l'amico"più fedele del protagonista e il solo che gli resta al fianco in ogni momento).
Il regista ha ulteriormente dimostrato,con questo capolavoro senza tempo,quanto sia vincente la scelta di utilizzare attori non professionisti(l'attore protagonista,Carlo Battisti,era professore all'università di Firenze)e ci dimostra tutta la grandezza del vero cinema italiano.
Una curiosità:Il film,all'epoca della sua uscita,venne stroncato,tra gli altri detrattori anche da Giulio Andreotti,il quale cui non gradiva affatto l'immagine che esso dava dell'Italia di quel periodo.
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luca scialò
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martedì 21 settembre 2010
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la ricchezza è nelle piccole cose
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Un ex impiegato statale sopravvive con una magra pensione, ed è costretto ad alloggiare in una cameretta di un alberghetto squallido ad ore, nonchè a mangiare nelle mense pubbliche. Per le tante difficoltà e quotidiane umiliazioni, non più sopportabili in tarda età, pensa di farla finta; ma l'unica cosa che gli è rimasta, il suo cagnolino Flag, lo convince che in fondo vale ancora la pena vivere.
Vittorio De Sica è ormai un regista maturo, e questo film, per intensità della storia e messa a nudo delle emozioni, è forse il suo capolavoro. Neorealismo allo stato puro.
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filippo catani
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venerdì 13 aprile 2012
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un anziano solo
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Un ex funzionario del ministero ormai anziano e in pensione deve subire le angherie della padrona di casa che minaccia continuamente di sfrattarlo. L'uomo trova consolazione nel piccolo cane che porta sempre appresso e allo stesso tempo cerca di prendere qualche soldo svendendo libri preziosi e un orologio di valore.
Un vero e proprio capolavoro neorealsita e del grandissimo De Sica che nel giro di un'ora e mezzo circa riesce a tinteggiare un foschissimo ritratto di una povera persona anziana che vorrebbe cercare di vivere il più dignotosamente possibile quanto gli rimane da vivere. L'uomo vive in quella che si può definire una misera stanza infestata da formiche e parassiti e ha come unica amica la povera serva di casa.
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Un ex funzionario del ministero ormai anziano e in pensione deve subire le angherie della padrona di casa che minaccia continuamente di sfrattarlo. L'uomo trova consolazione nel piccolo cane che porta sempre appresso e allo stesso tempo cerca di prendere qualche soldo svendendo libri preziosi e un orologio di valore.
Un vero e proprio capolavoro neorealsita e del grandissimo De Sica che nel giro di un'ora e mezzo circa riesce a tinteggiare un foschissimo ritratto di una povera persona anziana che vorrebbe cercare di vivere il più dignotosamente possibile quanto gli rimane da vivere. L'uomo vive in quella che si può definire una misera stanza infestata da formiche e parassiti e ha come unica amica la povera serva di casa. Anch'essa vive di stenti lontana da casa e per giunta è pure rimasta incinta e il padre non vuole saperne e inoltre quasi sicuramente appena la padrona se ne accorgerà perderà il suo posto di lavoro. L'anziano le proverà tutte cercando addirittura di trascorrere qualche giorno all'ospedale pur di risparmiare qualche soldo. Solo il fedele cane pare tenerlo in vita visto che anche le vecchie conoscenze e i vecchi colleghi non si curano più di lui e anzi gli negano anche un piccolissimo aiuto. Oltre alla scena finale del film è altrettanto struggente il momento in cui il signor Umberto decide di chiedere la carità ma se ne vergogna quasi subito e chiude la mano che aveva porto ad un passante. Ritratto duro e amaro di un'Italia che cerca difficilmente la via per risollevarsi e ritratto amaro su una povera persona anziana abbandonata da tutto e da tutti. Un film meraviglioso che tocca le corde del cuore.
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great steven
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mercoledì 1 gennaio 2014
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de sica firma un capolavoro dal sapore d'antico
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UMBERTO D. (IT, 1952) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da CARLO BATTISTI – MARIA PIA CASILIO – LINA GENNARI – ILENA SIMOVA – ELENA REA – MEMMO CAROTENUTO – LAMBERTO MAGGIORANI – ALBERTO ALBANI BARBIERI § Storia di un tranquillo e innocente funzionario ministeriale in pensione ridotto in miseria dai casi della vita: la padrona lo scaccia di casa perché non è più in grado di pagare l’affitto, finisce ricoverato in ospedale e smarrisce il proprio cane per poi ritrovarlo ad un canile municipale. Sarà proprio l’amore per il suo fidato animale – l’unico davvero incapace di tradirlo e sbeffeggiarlo – che lo dissuaderà dal tentativo di suicidarsi finendo travolto da un treno: in fondo non vale la pena di togliersi la vita per non pesare più sulle spalle di qualcuno, e l’anziano uomo ritrova finalmente quel remoto barlume di speranza di cui aveva tanto bisogno per sopravvivere, nonostante le rovinosissime ristrettezze fiscali l’avessero messo con le spalle al muro.
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UMBERTO D. (IT, 1952) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da CARLO BATTISTI – MARIA PIA CASILIO – LINA GENNARI – ILENA SIMOVA – ELENA REA – MEMMO CAROTENUTO – LAMBERTO MAGGIORANI – ALBERTO ALBANI BARBIERI § Storia di un tranquillo e innocente funzionario ministeriale in pensione ridotto in miseria dai casi della vita: la padrona lo scaccia di casa perché non è più in grado di pagare l’affitto, finisce ricoverato in ospedale e smarrisce il proprio cane per poi ritrovarlo ad un canile municipale. Sarà proprio l’amore per il suo fidato animale – l’unico davvero incapace di tradirlo e sbeffeggiarlo – che lo dissuaderà dal tentativo di suicidarsi finendo travolto da un treno: in fondo non vale la pena di togliersi la vita per non pesare più sulle spalle di qualcuno, e l’anziano uomo ritrova finalmente quel remoto barlume di speranza di cui aveva tanto bisogno per sopravvivere, nonostante le rovinosissime ristrettezze fiscali l’avessero messo con le spalle al muro. Il film finisce con Umberto Domenico Ferrari (questo è il suo nome completo) che gioca a palla col fedele Fraic. Uno dei più maturi risultati del sodalizio De Sica-Zavattini, autori della meditabonda e stupenda sceneggiatura, e uno dei capisaldi da scuola del neorealismo italiano. Lo pervade un senso di desolazione e di tristezza che si trasforma in poesia di abbattimento e scoramento non vacua però di un sentimento intimo eppur fortissimo di riscatto, di cui sono stati maestri autori letterari come Leopardi e Carducci. Le disgrazie umane non distruggono la forza latente di riscatto che alberga nell’animo di ogni essere umano, dal più nobile al più miserevole, come insegna il percorso interiore di Umberto D., che cerca la propria salvezza spirituale per ripararsi dalle sfortune riscontrate in campo economico. È anche una lezione contro la materialità e l’edonismo: i soldi non fanno la felicità, e la mancanza di una sicurezza materiale non distoglie dagli affetti per i propri cari, umani e animali. Il contraltare della pellicola è costituito dai personaggi con cui interagisce il protagonista: la severa e bisbetica padrona di casa, la servetta (famosa la sequenza del suo risveglio), il compagno di letto al nosocomio, il vecchio passeggiatore. Con Il posto delle fragole di Ingmar Bergman è probabilmente il più elevato e notevole omaggio del cinema d’autore al tema della vecchiaia. La crudezza e la miseria della narrazione si convertono in purezza di sguardo e di osservazione attenta e precisa ai problemi morali e sociali dell’immediato dopoguerra italiano, che fornì al cinema nostrano un’ampia fetta di pellicole immortali, sincere, cariche di pathos e pregne di speranza per un futuro meno violento e più prolifico. Eccezionale.
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tomdoniphon
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venerdì 16 maggio 2014
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un cinema di emozioni
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Un anziano professore, Umberto D., (Carlo Battisti, straordinario) non riesce a sopravvivere con la misera pensione. Dopo essersi ridotto a chiedere l'elemosina, decide di buttarsi sotto un treno, ma il suo cagnolino lo salva. Forse il più alto risultato del neorealismo; sicuramente, il film che ne riassume il carattere, il valore, l'importanza storica. Il più bel film sulla vecchiaia della Storia del Cinema, animato da un senso della dignità che colpisce al cuore, come solo i capolavori sanno fare. Se Rossellini, con il suo temperamento razionale, ha raccontato i fatti, Vittorio De Sica, con Sciscià, Ladri di biciclette e soprattutto con il film in commento, ha portato sullo schermo, con grande maestria, le emozioni.
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Un anziano professore, Umberto D., (Carlo Battisti, straordinario) non riesce a sopravvivere con la misera pensione. Dopo essersi ridotto a chiedere l'elemosina, decide di buttarsi sotto un treno, ma il suo cagnolino lo salva. Forse il più alto risultato del neorealismo; sicuramente, il film che ne riassume il carattere, il valore, l'importanza storica. Il più bel film sulla vecchiaia della Storia del Cinema, animato da un senso della dignità che colpisce al cuore, come solo i capolavori sanno fare. Se Rossellini, con il suo temperamento razionale, ha raccontato i fatti, Vittorio De Sica, con Sciscià, Ladri di biciclette e soprattutto con il film in commento, ha portato sullo schermo, con grande maestria, le emozioni. Anche per questo, forse, i suoi film sono invecchiati magnificamente bene. In Umberto D., non sono poche le scene che hanno fatto la Storia del Cinema: in questa sede, occorre, quantomeno, citare quella della elemosina, che il vecchio Umberto D. lascia fare al suo cagnolino. Una scena che dimostra un'evidente influenza del cinema di Chaplin, un regista, del resto, che affrontava tematiche affini a quelle di De Sica. Per citare Morandini, Umberto D. "non ha la perfezione di Ladri di biciclette, ma va al di là". Sul tema della vecchiaia, si vedano anche: Viaggio a Tokyo e Tarda primavera, entrambi di Ozu, Vivere di Kurosawa, Cupo tramonto di McCarey e, più di recente, Una storia vera di Lynch e A simple life di Hui.
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fedeleto
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martedì 5 aprile 2016
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la solitudine della vecchiaia..
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Umberto D.,è un anziano che guadagna una pensione misera con cui non riesce a pagare l'affitto e da mangiare al suo cane.Dopo aver cercato invano qualche soluzione,decide di suicidarsi,ma il cane gli farà cambiare idea.Vittorio De Sica (ladri di biciclette,la porta del cielo) filma la sua decima pellicola fa regista,creando un altro capolavoro.La storia scritta e ideata da Zavattini,racconta un mondo messo in disparte,quello degli anziani soli e poveri.La figura di quest'uomo appare condannata all'abbandono della sua casa,al vagare in cerca di qualcuno che lo aiuti o si accorga di lui,quando tutti lo evitano perché disinteressati dell'altro (quando incontra i suoi conoscenti per strada e parla dei suoi problemi economici tutti fanno gli indifferenti) non c'è più un unione collettiva se non all'inizio del film ma poi la folla viene smistata dalla polizia,una metafora della società che teme il gruppo e lo divide.
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Umberto D.,è un anziano che guadagna una pensione misera con cui non riesce a pagare l'affitto e da mangiare al suo cane.Dopo aver cercato invano qualche soluzione,decide di suicidarsi,ma il cane gli farà cambiare idea.Vittorio De Sica (ladri di biciclette,la porta del cielo) filma la sua decima pellicola fa regista,creando un altro capolavoro.La storia scritta e ideata da Zavattini,racconta un mondo messo in disparte,quello degli anziani soli e poveri.La figura di quest'uomo appare condannata all'abbandono della sua casa,al vagare in cerca di qualcuno che lo aiuti o si accorga di lui,quando tutti lo evitano perché disinteressati dell'altro (quando incontra i suoi conoscenti per strada e parla dei suoi problemi economici tutti fanno gli indifferenti) non c'è più un unione collettiva se non all'inizio del film ma poi la folla viene smistata dalla polizia,una metafora della società che teme il gruppo e lo divide.Indimenticabile la scena finale,profonda nel suo spessore ove quel treno che passa sembra un problema che ormai è superato.Un epilogo dunque speranzoso,dove la ragione ottusa dell'uomo è salvata dall'istinto del cane.Toccante la scena del macello dei cani,metaforizzante come concetto della società che macella gli uomini soli.Non mancano sequenze tecniche ottime,dall'inizio le riprese si susseguono su una folla e i primi piani sono parecchi,per poi andare a incentrarsi su Umberto D..
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carloalberto
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venerdì 15 gennaio 2021
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quando i poeti ancora speravano
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Un anziano glottologo ed illustre linguista per protagonista. Carlo Battisti. Chi poteva avere un’idea così geniale e semplice se non De Sica e Zavattini, per dare un volto onesto e dignitoso, pur nello squallore del vissuto misero di un funzionario statale in pensione, al personaggio di Umberto D.
De Sica e Zavattini i maestri dell’epoca d’oro del cinema italiano, di quel neorealismo finito troppo presto per lasciare il posto alla burletta tragicomica della commedia all’italiana, che sapeva far ridere distraendo le masse dalla loro condizione.
Il dramma di un vecchio nell’Italia povera del dopoguerra, in pieno boom economico, che, a dispetto della propaganda democristiana, che non tollerava si rappresentasse la miseria e per questo non esitò a censurare il film, non aveva reso tutti ricchi e felici.
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Un anziano glottologo ed illustre linguista per protagonista. Carlo Battisti. Chi poteva avere un’idea così geniale e semplice se non De Sica e Zavattini, per dare un volto onesto e dignitoso, pur nello squallore del vissuto misero di un funzionario statale in pensione, al personaggio di Umberto D.
De Sica e Zavattini i maestri dell’epoca d’oro del cinema italiano, di quel neorealismo finito troppo presto per lasciare il posto alla burletta tragicomica della commedia all’italiana, che sapeva far ridere distraendo le masse dalla loro condizione.
Il dramma di un vecchio nell’Italia povera del dopoguerra, in pieno boom economico, che, a dispetto della propaganda democristiana, che non tollerava si rappresentasse la miseria e per questo non esitò a censurare il film, non aveva reso tutti ricchi e felici.
Senza altra retorica se non quella propria del mezzo filmico, che aggiunge poesia alla dura realtà trasfigurandola in opera artistica, si narra, con la naturalezza del disincanto e con la partecipazione emotiva appena accennata, spontanea ed ingenua, che può essere soltanto del bambino o dell’artista, una storia di solitudine e di abbandono nella metropoli romana agli inizi di quel percorso che la porterà ad essere quell’amalgama vischioso di impiegatucci, alti dignitari e loschi personaggi a caccia di affari, quegli arraffoni che iniziano a popolare la città nell’immediato dopoguerra, la padrona di casa ed il suo amante, gli indifferenti e cinici colletti bianchi, il collega che si sottrae con una scusa alla richiesta nemmeno ancora avanzata di un aiuto.
In quel deserto dell’anima privo di vera umanità, in cui si annunciava la nascente società dei consumi, l’incontro improbabile del protagonista con la cameriera venuta dalla provincia, la Casillo, presa dalla strada e divenuta poi un’ottima caratterista del cinema dell’epoca, vittima della sua stessa ingenuità e dell’innocenza spaesata di quel mondo bucolico dal quale proviene e di uomini di poco scrupolo, che si nascondono dietro la rispettabilità di una divisa.
Non si potrebbe rifare oggi un film di questo tipo, con questo soggetto, e non perché mancano le storie ed il materiale umano, ma perché troppa retorica si è accumulata nel frattempo, troppe parole ed immagini, soprattutto televisive, guastate da un falso pietismo e da un umanitarismo di maniera, che oramai riproducono, nell’immaginario collettivo, i vecchi abbandonati e soli come protagonisti eroici di programmi o di inchieste giornalistiche e a cui sono riservati servizi compassionevoli di due minuti dei telegiornali sotto Natale.
L’amarezza nello sguardo, la disillusione nel doversi umiliare, da ex servitore dello Stato, all’elemosina di Umberto D. sono irriproducibili filmicamente oggi, in un mondo dove a tutto c’è rimedio, che poi tutto passa, che un piatto caldo non si nega a nessuno.
Ma la dignità è un’altra cosa. La morte tragicamente vista come l’unico rimedio ad una vita senza speranza e senza decoro. Nel vialetto, al parco, tra le mamme ed i bambini, il cagnolino si rincuora, festeggia lo scampato pericolo, vince la paura e ritorna a seguire il vecchio, che cammina innanzi senza una meta. Suicidio soltanto rinviato o nuovo inizio, questo dilemma è lasciato alle illusioni dello spettatore. Nel finale il film non nega a Umberto D. la possibilità di un futuro. Erano i tempi in cui i poeti ancora speravano che le cose potessero cambiare.
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