Il cappotto |
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Un film di Alberto Lattuada.
Con Antonella Lualdi, Yvonne Sanson, Renato Rascel, Giulio Stival, Leda Gloria.
continua»
Commedia,
b/n
durata 102 min.
- Italia 1952.
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il cappotto di rasceldi buonoliberoFeedback: |
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domenica 6 agosto 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
il cappotto di rascel , più che di gogol o lattuada , è quello (quel poco) che mi rimane nella memoria di ragazzino di dieci anni che va a vedere il film credendo di divertirsi come un pazzo col corazziere e con altri nonsense e amenità del genere (rascel in quel momento è uno degli attori più in vista del varietà italiano, le sue macchiette vengono proposte e riproposte dalla neonata televisione in bianco e nero)e invece mi imbatto in un piccolissimo (praticaemente un nano) ridicolo personaggio , akakj akakjevic , che fa lo scrivano e viene sfottuto - come è giusto che sia nel nostro mondo - da tutti i colleghi e superiori, anch'essi una teoria infinita e informe di grigia malignità...viene sfottuto e angariato ( tutti gli danno lavoro da copiare ).ma lui non se ne cura più di tanto, tutto preso com'è dalle lettere , nel senso di copiatura ( ci mette un tale impegno eun tale amore nel copiare quelle cartacce e renderle così dei piccoli capolavori di bella scrittura , che solo un pazzo potrebbe fare qualcosa di simile). tutto sommato il rascel-akakìn nsarebbe anche felice ( il lavoro se lo porta anche a casa, una fetida stanza dotata di un letto e un tavolaccio) , se non ci fosse il fatto che l'inverno s'approssima e il cappotto ( anzi chiamiamola vestaglia , perchè è talmente sottile e lisa da non meritare quel termine) è ormai arrivato al capolinea e non c'è possibilità alcuna di rammendarlo. si rifiuta di farlo perfino il sarto ex servo della gleba ubriacone e nullità assoluta come petrovic ( ma anche lui, sotto sotto è un artista , come Akakì nel copiare le lettere) . il progetto del cappotto nuovo e la sua realizzazione - un duetto strepitoso tra rascel e l'attore che fa il sarto , uno anziano, alto, che aveva già recitato con sordi nell'episodio famoso dell'americano in un giorno in pretura ) - è secondo me il nucleo centrale del film. due reietti, due non eistenze che insieme realizzano il "capolavoro" del cappotto nuovo, qualcosa da fare invidia a tutti, perfino ai vice capoufficio del dipartimento. ma la felicità, l'essere qualcuno , qualcosa , grazie a questo luminoso cappotto (chiaramente un simbolo), raggiungere l'attimo di felicità nella vita, costa molto. e infatti subito dopo viene la rovina, soto forma di ladri che gli rubano il cappotto. scena straziante , pietosissima, col rascel-akakì che si dispera, piange, chiede aiuto a tutti , osa parlare perfino con un personaggio importante , un generale della burocrazia ( credo fosse pavese) , ma non ci sarà nulla da fare. più che per il freddo di pietroburgo , muore di crepacuore. e poi il finale - a dire il vero - non perfettamente riuscito, in cui il fantasma di akakì toglie il cappotto all'alto burocrate ( ricordo ch eal povero pavese gli diventano di botto tutti i capelli ritti e bianchi) e si riscatta della sua povera vita su questa terra. grande prova di renato rascel, ma tutta sul versante patetico, c'è poco o nulla dell'ironia, della satira graffiante di gogol.
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