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Gli occhi che non sorrisero di Jennifer Jones, ossia di Carrie Meeber, e di Laurence Olivier, ossia di George Hurstwood, che non vedrò mai più sugli schermi. Sarò un irriducibile romantico e non lo nego, ma un film visto nei lontanissimi anni ’50 di questa portata lascia una traccia indelebile nel cuore. Agli occhi che non sorrisero si aggiungono i due protagonisti con una ferita che non si rimargina. Non c’e spettatore sensibile che dopo averlo visto non ne abbia conservato qualche immagine. Col mutare dei tempi sono cambiati pure i sentimenti ed il modo d’amarsi per cui oggi, con un cellulare sempre tra le mani tutto fare a mostrare il mondo in scatola, con la semplicità e superficialità dei rapporti che ha la maggior parte della gioventù è difficile poter capire e comprendere una situazione come quella di questo indimenticabile bellissimo film,tuttavia non se ne può restare insensibili ed indifferenti. Per i cuori infranti,per l’amore impossibile c’è sempre spazio per il pianto. Gli occhi che sono lo specchio dell’anima, fatti per ammirare le bellezze dell’universo e goderne, fatti per parlare in silenzio, per dire quel che non si può dire, non sono fatti per piangere, anche se talora una lacrima li illumina e li fa implorare una carezza. Gli occhi non son fatti per non sorridere.”Beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi”. Il racconto è struggente ma gli attori che lo vivono sono straordinari. Gli occhi di Jennifer Jones sono sempre bellissimi sia che sia Bernadette, che Perla Jones in “Duello al sole”, una tristezza profonda li illumina, è vero in questo film hanno finito di sorridere in un treno apprendendo la verità sulle bugie di George ed ignorando la sincerità della sua confessione:”Ti amo pazzamente,per sempre ti amerò cosi”, una disperazione che annullerà la sua esistenza. L’incontro in un treno che allontanerà per sempre i due amanti innamorati è di una drammaticità da brivido. Un dialogo disperato per riconquistare la fiducia ed un sorriso negli occhi che si vanno spegnendo. Quanto più rapidamente il treno si allontana tanto più presto e rapido è il distacco. Lo sguardo profondo e melanconico di George,come quello di Amleto, è pronto al pianto. La vicenda si trascinerà sino alla fine alla ricerca della per sempre perduta Carrie ma per sempre amata. La ricerca disperata di George, privato di tutto,anche della dignità, ridotto alla miseria, proprio per essersi invaghito di Carrie, lo porterà a mendicare uno sguardo dai suoi occhi che non sorrideranno più neanche dopo il successo e la fama. Nella notte buia all’uscita di un teatro illuminato a giorno, in cui risuonano gli applausi di un pubblico entusiasta, un incontro silenzioso che non farà più luce, gli occhi rimarranno chiusi,il cuore a pezzi. L’addio per sempre di un amore grandissimo andato in frantumi. Ma al di là del film almeno per Jennifer Jones nel 1955 ”L’amore è una cosa meravigliosa”. Due geni del cinema non potevano far di meglio.Se piacciono le storie d’amore,i film in bianco e nero, la regia di un famoso regista quale William Wyler, il cui elenco di successi è troppo lungo da”La figlia del vento” a “Ben Hur”(2 e 11 Oscar), l’ottima interpretazione di due attori che al fascino aggiungono la grande capacità di rendere vivo e vero il personaggio,una vicenda ricca di situazioni che portano al successo sulle rovine di un ardente amore ridotto in cenere,una fama costruita con le lacrime e al prezzo dell’amore, questo è il capolavoro da non perdere.
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