nicolas bilchi
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sabato 23 aprile 2011
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quo vadis?
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Quo vadis? è il padre di tutti i kolossal storici hollywoodiani (non il più bello: Ben Hur è insuperabile), il film che, sotto la guida dell'esperto LeRoy, setterà gli standard per tutti coloro che in futuro vorranno imitarlo. Per la prima volta il grande pubblico si trovava di fronte ad uno spettacolone che, pur essendo figlio di altre produzioni maestose (Via col vento), per la prima volta si caricava del compito di raccontare la Storia, in questo caso gli anni del principato di Nerone a Roma, un periodo di corruzione e violenza nei confronti del popolo. Una certa critica ha bollato Quo vadis? come un noioso e troppo lungo polpettone svuotato di una vera ragion d'essere che non sia l'ostentazione e il compiacimento dei risultati tecnico-visivi raggiunti grazie alle quasi infinite disponibilità economiche di Hollywood.
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Quo vadis? è il padre di tutti i kolossal storici hollywoodiani (non il più bello: Ben Hur è insuperabile), il film che, sotto la guida dell'esperto LeRoy, setterà gli standard per tutti coloro che in futuro vorranno imitarlo. Per la prima volta il grande pubblico si trovava di fronte ad uno spettacolone che, pur essendo figlio di altre produzioni maestose (Via col vento), per la prima volta si caricava del compito di raccontare la Storia, in questo caso gli anni del principato di Nerone a Roma, un periodo di corruzione e violenza nei confronti del popolo. Una certa critica ha bollato Quo vadis? come un noioso e troppo lungo polpettone svuotato di una vera ragion d'essere che non sia l'ostentazione e il compiacimento dei risultati tecnico-visivi raggiunti grazie alle quasi infinite disponibilità economiche di Hollywood. Personalmente mi trovo in fortissimo disaccordo con questa tesi critica: prima di tutto Quo vadis?, è un "kolossal" atipico, nonostante sia il primo. Infatti più avanti i vari Ben Hur, I dieci comandamenti, El Cid, cercaranno di far leva soprattutto sul versante della spettacolarità scenica, cioè sul massiccio uso di comparse (addirittura 100.000 nel capolavoro di Wyler) o degli effetti speciali più all'avanguardia. Nell'opera di LeRoy queste caratteristiche sono certamente presenti (perchè rientrano nella definizione stessa di kolossal), ma il regista mostra di non considerarle come prerogative fondamentali per il successo del film; anzi, paradossalmente proprio i frangenti più maestosi, quali l'incendio di Roma o il rientro delle truppe di Vinicio in città, accolte da un numero impressionante di romani, sono quelli che incidono di meno nello spettatore. Tale condizione è sicuramente anche il frutto di qualche errore gestionale del regista, ma se sbagli ci sono stati, essi dipendono probabilmente dal fatto che l'interesse di LeRoy è stato sempre rivolto altrove: sul versante della psicologia e del messaggio morale. Ciò che è veramente avvincente in Quo vadis? è che, se ne analizziamo tutte le parti singolarmente (cosa necessaria dinanzi ad un film tanto grande), noteremo come esse siano tra loro tutte collegate a creare un prodotto compatto e quindi solido, nel quale tutto trova un senso perchè non rimane abbandonato a sè stesso, ma si presenta come sezione costitutiva di una struttura unitaria totale che coincide, filmicamente, col messaggio che si vuole mandare. Ed in questo senso il messaggio dell'amore universale, cristiano, che poi è, al di là del credo personale di ognuno, il più profondo e sentimentalmente in grado di suscitare moti dell'animo, è sempre presente in tutto il film, visto o positivamente (il magnifico discorso di San Pietro, più in generale tutti gli esempi di virtù dei fedeli) che negativamente, attraverso il contrasto di forze di Licia, emblema della cristianità, e Marco Vinicio, simbolo del più puro (ed incorrotto) paganesimo romano. Ecco quindi, a dimostrazione di quanto detto prima, che la tendenza al romanticismo propria del cinema americano di quel periodo si amalgama e si sublima all'interno dell'epicità della narrazione e sfocia nella riflessione morale, descrivendo un lento ma progressivo sforzo di coesione e tolleranza tra due realtà tanto diverse che si materializza nell'immagine fisica più elementare e pura, l'amore tra un uomo ed una donna, e trova la sua stupenda conclusione quando Vinicio, finalmente mosso da vera fede, prega Gesù che dia ad Ursus la forza di sconfiggere il toro nella battaglia finale all'interno del Colosseo. Ulteriori valori aggiunti ad un'opera già di per sè validissima sono l'accurata ricostruzione storica (ad un certo punto Nerone definisce addirittura Petronio "mio arbitro di eleganza"), inusuale per un cinema così rivolto all'evasione come quello hollywoodiano, e la prestazione di Peter Ustinov nei panni dell'Imperatore, che esce dal ruolo molto stereotipato che spesso i kolossal riserveranno, un po' illogicamente, alle figure storiche più importanti, e diventa una figura complessissima, la quale da sola meriterebbe molto più spazio di riflessione. Nerone non è un "cattivo" secondo gli standard del cinema classico, ma un personaggio disturbato che merita anche una certa dose di compassione (come dice Pietro: "Nessun uomo è una belva; se lo osservate, vedrete che è solo malato...) e che in alcuni frangenti suscita odio, quando trasuda crudeltà, ma in altri appare indifeso, piagnucoloso, quasi un inetto nel senso moderno del termine. Ed infatti da inetto (ma anche da uomo vero, cioè terrorizzato dinanzi alla morte) muore, e da inetto sbaglia nel non ascoltare le sagge parole di Petronio, compiendo un errore fondamentale: credendo di poter uccidere l'idea (cristiana) annientando i profeti di essa; è forse in questa gloriosa riflessione, molto audace per quei tempi, ed anticipatrice di tendenze, cinematografiche e non, che si svilupperanno solo in seguito, che si riassume e concretizza l'indiscutibile, ma purtoppo non indiscussa, grandezza di Quo vadis?.
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barnaby
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sabato 8 agosto 2009
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quo vadis (1951) - barnaby
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Super-colossal ad altissimo costo tratto dal romanzo storico-biblico con elementi di finzione di Henry Sienkiewicz. La storia di Marco Vinicio, comandate della quattordicesima legione romana, tornato in trionfo a Roma, che si innamora di una schiava cristiana, Licia. A complicare il tutto ci sono la difficoltà a sopravvivere da parte dei Cristiani e il governo di Roma affidato a Nerone, imperatore esaltato e mitomane.
Un film decisamente pomposo e realizzato con cura nei dettagli storici che tuttavia presenta alcuni elementi che lo rendono un po’ datato (fra tutti, l’uso dei trasparenti per le scene più pericolose, che lascia intravedere contorni blu intorno ai personaggi). Sempre meglio però un film così datato piuttosto che uno dei nuovi colossal storici come 300, realizzati quasi interamente al computer.
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Super-colossal ad altissimo costo tratto dal romanzo storico-biblico con elementi di finzione di Henry Sienkiewicz. La storia di Marco Vinicio, comandate della quattordicesima legione romana, tornato in trionfo a Roma, che si innamora di una schiava cristiana, Licia. A complicare il tutto ci sono la difficoltà a sopravvivere da parte dei Cristiani e il governo di Roma affidato a Nerone, imperatore esaltato e mitomane.
Un film decisamente pomposo e realizzato con cura nei dettagli storici che tuttavia presenta alcuni elementi che lo rendono un po’ datato (fra tutti, l’uso dei trasparenti per le scene più pericolose, che lascia intravedere contorni blu intorno ai personaggi). Sempre meglio però un film così datato piuttosto che uno dei nuovi colossal storici come 300, realizzati quasi interamente al computer. Fra i protagonisti R. Taylor si sente un po’ troppo divo mentre D. Kerr, qui bellezza “acqua e sapone”, è sempre posata e offre la melodrammaticità richiesta dalla sua parte. P. Ustinov in ogni caso si stacca da tutti gli altri nel ruolo di Nerone, che progressivamente impazzisce sempre più, fornendo una prova di recitazione veramente fantastica, contemporaneamente divertente per la sua assurdità e drammatica per la tragedia psicologica a cui tutti assistiamo. 8-
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(di mencio)
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lady libro
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giovedì 18 novembre 2010
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incantevole!
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Uno dei film più belli di tutta la storia del cinema!!!
Un patrizio romano che si innamora di una bella fanciulla cristiana durante le persecuzioni dell'imperatore Nerone...
Romantico, toccante e bellissimo!! I migliori resteranno sempre Peter Ustinov (Nerone) e Leo Genn (Petronio) per la loro incomparabile recitazione, veri esempi di rara bravura!
Ottima la ricostruzione dell'antica Roma.
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mondolariano
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domenica 22 maggio 2011
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un'arida steppa e qualche fiorellino
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Sono 180 minuti che danno l’idea di un’arida steppa punteggiata qua e là da qualche fiorellino. Dialoghi a non finire, staticità assoluta, scarso mordente sotto tutti i punti di vista. La storia è assuefatta alla retorica, prima che l’attuale revisionismo riabilitasse la figura di Nerone. Abbiamo così l’Imperatore-mostro che incendia Roma mentre suona la cetra (non andò affatto così). Abbiamo la religione cristiana relegata in terzo piano, priva di qualsiasi spunto di riflessione. Abbiamo una storia d’amore poco convincente e superata dalla fulgida cornice delle scene. La cornice è sempre da vedere, certo, specie se si tratta del primo grande colossal hollywoodiano targato 1951. Per fortuna che l’ultima ora, con l’incendio della città, i combattimenti nell’arena, il suicidio di Nerone e il miracolo del bastone fiorito, recupera alcuni punti nel finale, di concerto alla magnifica interpretazione di Peter Ustinov.
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Sono 180 minuti che danno l’idea di un’arida steppa punteggiata qua e là da qualche fiorellino. Dialoghi a non finire, staticità assoluta, scarso mordente sotto tutti i punti di vista. La storia è assuefatta alla retorica, prima che l’attuale revisionismo riabilitasse la figura di Nerone. Abbiamo così l’Imperatore-mostro che incendia Roma mentre suona la cetra (non andò affatto così). Abbiamo la religione cristiana relegata in terzo piano, priva di qualsiasi spunto di riflessione. Abbiamo una storia d’amore poco convincente e superata dalla fulgida cornice delle scene. La cornice è sempre da vedere, certo, specie se si tratta del primo grande colossal hollywoodiano targato 1951. Per fortuna che l’ultima ora, con l’incendio della città, i combattimenti nell’arena, il suicidio di Nerone e il miracolo del bastone fiorito, recupera alcuni punti nel finale, di concerto alla magnifica interpretazione di Peter Ustinov.
Tre stelle appena appena.
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gianni lucini
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mercoledì 14 dicembre 2011
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robert taylor, l'uomo dei sogni
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Nella classifica dei personaggi più popolari, l’uomo dei sogni delle ragazze italiane del 1951 è l’attore Robert Taylor, uno dei protagonisti del kolossal di successo "Quo vadis?" in cui veste i panni del coraggioso e senza macchia Marco. Robert Taylor, il cui nome vero è Spangler Arlington Brough, nasce a Filley in Nebraska nel 1911. Spinto dal padre, medico condotto, si iscrive all’università per proseguire nella tradizione famigliare e laurearsi in medicina, ma scopre ben presto di essere attratto maggiormente dal mondo dello spettacolo. Per qualche tempo recita in varie compagnie teatrali finché viene scritturato dalla MGM, alla ricerca di nuovi personaggi da affiancare ai vari Clark Gable, James Stewart e Spencer Tracy.
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Nella classifica dei personaggi più popolari, l’uomo dei sogni delle ragazze italiane del 1951 è l’attore Robert Taylor, uno dei protagonisti del kolossal di successo "Quo vadis?" in cui veste i panni del coraggioso e senza macchia Marco. Robert Taylor, il cui nome vero è Spangler Arlington Brough, nasce a Filley in Nebraska nel 1911. Spinto dal padre, medico condotto, si iscrive all’università per proseguire nella tradizione famigliare e laurearsi in medicina, ma scopre ben presto di essere attratto maggiormente dal mondo dello spettacolo. Per qualche tempo recita in varie compagnie teatrali finché viene scritturato dalla MGM, alla ricerca di nuovi personaggi da affiancare ai vari Clark Gable, James Stewart e Spencer Tracy. Il suo debutto avviene nel 1934 con “Handy Andy”, un film senza pretese di David Butler, cui seguono due film musicali della serie “Follie di Broadway”, entrambi diretti da Roy Del Ruth. Nel 1936 la MGM decide che è tempo di trasformare la sua immagine in quella di un divo e gli affida la parte del protagonista in “Margherita Gauthier” di George Cukor, in cui recita al fianco di Greta Garbo, una delle ‘dive’ per eccellenza del cinema statunitense di quel periodo. Da quel momento reciterà accanto a quasi tutte le più belle donne del cinema hollywoodiano: da Jean Harlow a Maureen O’Sullivan, da Vivien Leigh a Norma Shearer, da Lana Turner a Irene Dunne. Con il passare degli anni approfondisce maggiormente la natura dei suoi personaggi sforzandosi anche di indurire i tratti del suo volto. La recitazione si fa più sottile e penetrante, scoprendo mezzi toni e sfumature sconosciute alle parti da ‘bello superficiale’ degli inizi. Quando interpreta “Quo vadis?” è già sulla strada della completa maturazione che lo vedrà intenso interprete di generi diversi dal western di classe, all’avventura, ai gangster-film fino ai drammi di derivazione teatrale.
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domenico maria
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giovedì 9 agosto 2012
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l'anima e il corpo
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Questa pellicola venne girata a Cinecittà e dintorni nella tarda primavera dell'Anno Santo 1950.Ho sia il DVD doppio normale che il Blu Ray.In entrambi casi il restauro è lo stesso e le migliorie del Blu ray mi paiono davvero lievissime,mentre trovo decisamente più presente il sonoro musicale del DVD tradizionale.I colori hanno ancora una ricchezza e pienezza incredibili.Oggi,questo coro di condanne senza appello verso Nerone,di tanti scrittori pagani amici del senato,che certo il genialoide aveva tritato e calpestato senza riguardo,viene filtrato e rimesso in discussione.Confermata(in questa ottica "tradizionale")la lode assoluta per Ustinov,vorrei aggiungere una convinta lode sia per il lucido e cinico Leo Genn,che interpreta benissimo lo scrittore e "uomo di lusso" Petronio,che riesce a vivere la corte e tutti i suoi veleni,riuscendo a mantenere un intimo disprezzo di coscienza.
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Questa pellicola venne girata a Cinecittà e dintorni nella tarda primavera dell'Anno Santo 1950.Ho sia il DVD doppio normale che il Blu Ray.In entrambi casi il restauro è lo stesso e le migliorie del Blu ray mi paiono davvero lievissime,mentre trovo decisamente più presente il sonoro musicale del DVD tradizionale.I colori hanno ancora una ricchezza e pienezza incredibili.Oggi,questo coro di condanne senza appello verso Nerone,di tanti scrittori pagani amici del senato,che certo il genialoide aveva tritato e calpestato senza riguardo,viene filtrato e rimesso in discussione.Confermata(in questa ottica "tradizionale")la lode assoluta per Ustinov,vorrei aggiungere una convinta lode sia per il lucido e cinico Leo Genn,che interpreta benissimo lo scrittore e "uomo di lusso" Petronio,che riesce a vivere la corte e tutti i suoi veleni,riuscendo a mantenere un intimo disprezzo di coscienza.La elegantissima e giovane Deborah Kerr viene a capo di un ruolo molto difficile.Essere sensuale,morbida e seducente e contemporaneamente pura,spirituale,moralmente immacolata(ossessioni puritane anglo-americane?).La giovanissima e "latina"
Marina Berti,poco più che 20enne è una Eunice di bellezza magnetica e appassionatamente(spirituale)anch'essa.Elegantemente volgare e depravata la Poppea di Patricia Laffan,comunque di una bellezza singolare,pure se spesso quasi caricaturale.Paul Truman è un brutale e perfido Tigellino,sempre da "tradizione".Robert Taylor ha ancora un suo fascino virile ma è davvero forse un po' troppo maturo(e troppo americano spaccone in certe scene).Finlay Currie è un poderoso S.Pietro,oggi forse un po' "datato",ma di indubbia presenza scenica;come il gigantesco Buddy Baer,prestantissimo certo,ma imbarazzante come recitazione.3 velocissime apparizioni:un giovanissimo Carlo Pedersoli(Bud Spencer)come possente pretoriano,una luminosissima e abbagliante Sofia Scicolone(poi Loren,dal 1952/53) di 16 anni nella scena del trionfo(con accanto la mamma Romilda Villani,la sosia,venti anni prima,di Greta Garbo).Un transito fulmineo(del quale non sono affatto convinto)nella arena finale dei martiri della coetanea della Loren, Liz Taylor.Questo film ha un grandissimo merito per l'Italia.Ha fatto rinascere Cinecittà dopo le devastazioni della guerra e ha dato l'avvio a una stagione mitica degli anni 50 e primi 60,di celeberrimi kolossal (tra tutti Ben Hur e Cleopatra)che certo devono moltissimo della loro godibilità visiva alle superlative maestranze di allora.Ultima provocazione.L'importanza dei colori delle vesti e i loro valori simbolici.Nerone è quasi sempre vestito di Viola,il colore della sfiga,della jella,del negativo cosmico.Tinte pastello delicate per Licia(Kerr),intenso rosa(sentimentale)leggerissimo celeste(bellezza eterea)Giallo oro opaco(la dissociazione tra corpo e anima nella scena della guarigione di Marco(Taylor)Blu e oro sfarzoso al banchetto(la sua origine regale):tinte potenti e accese per la Berti:forte verde speranza prima,poi rosso passione,poi bianco purezza.Oppure il nero tragico di Atte(Rosalie Crutchley)la schiava ex di Nerone,nel finale omicida/suicida.Ancora il dilagare del rossosangue tra gli invitati nel banchetto/suicidio di Petronio.E poi il messaggio religioso,morale,educativo.Forse su basi un po' distorte storicamente, films come questi hanno educato e sensibilizzato generazioni.Meritano il nostro rispetto(e anche ammirazione).Quando si faceva cinema per "lasciare"(e non per triturare prestazioni e messaggi).
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paolp78
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sabato 13 marzo 2021
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kolossal storico-romanzato
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Film kolossal tratto da un romanzo premiato col nobel alla letteratura ed avente ad oggetto la persecuzione dei cristiani e l'incendio di Roma, accadimenti storici avvenuti sotto l'Imperatore Nerone.
La pellicola presenta numerose inesattezze storiche, dimostrandosi certo più rivolta a soddisfare il grande pubblico offrendogli una bella narrazione, piuttosto che attenta a proporre una fedele ricostruzione storica dei fatti realmente accaduti: ciò detto si apprezzano comunque gli sforzi nel rappresentare la società romana del tempo di cui vengono rievocati gli usi ed i costumi, la struttura politico-militare dell'impero, le leggi e i diversi strati sociali e status civili.
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Film kolossal tratto da un romanzo premiato col nobel alla letteratura ed avente ad oggetto la persecuzione dei cristiani e l'incendio di Roma, accadimenti storici avvenuti sotto l'Imperatore Nerone.
La pellicola presenta numerose inesattezze storiche, dimostrandosi certo più rivolta a soddisfare il grande pubblico offrendogli una bella narrazione, piuttosto che attenta a proporre una fedele ricostruzione storica dei fatti realmente accaduti: ciò detto si apprezzano comunque gli sforzi nel rappresentare la società romana del tempo di cui vengono rievocati gli usi ed i costumi, la struttura politico-militare dell'impero, le leggi e i diversi strati sociali e status civili. In quest'ottica di fedele rappresentazione storica, si segnala la scena dell'ingresso trionfale delle legioni di ritorno dalle campagne vittoriose, con la marcia grandiosa e pomposa delle truppe e col condottiero acclamato che sfila sopra la biga e mentre raccoglie gli onori viene ammonito col memento mori “Rammenta, sei soltanto un uomo”, per evitare che venga sopraffatto dalla superbia.
La corte di Nerone viene proposta con i vari personaggi storici che effettivamente la componevano: il sagace Petronio, arbitro di eleganza e consigliere prediletto dell'Imperatore, interpretato dall'ottimo Leo Genn; il truce Tigellino, sanguinario prefetto del Pretorio; la procace e infida Poppea, seconda consorte di Nerone. C'è anche Seneca, a cui viene però riservata una parte minore.
La rievocazione dei personaggi e dei fatti collegati alla religione cristiana avviene con particolare solennità ed il giusto rispetto per la confessione religiosa: può dirsi infatti che la pellicola è apertamente schierata dalla parte della fede cristiana.
Ben composto il cast: il protagonista maschile Robert Taylor è molto convincente nella parte del condottiero romano, come bravissima è anche Deborah Kerr, a cui è affidato il ruolo della protagonista femminile, ma chi giganteggia è Peter Ustinov il cui Nerone è suggestivo, istrionico e davvero indimenticabile.
Ottimi costumi, scenografie fastose.
Restano scolpite nella memoria le spettacolari scene finali nell'arena: quelle terribili dei cristiani inseguiti e divorati dai leoni, e quella dell'avvincente scontro tra il gigante buono Ursus ed il toro.
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elgatoloco
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venerdì 24 dicembre 2021
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quo vadis? un"mito"
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!Quo Vadis?"(Mervyn Le Roy, dal romanzo di Hneryk Sienkievycz, sceneggiatura di S.N.Behrmann, Sonya Lievien, John Lee Mahin, remake del precedente film omonimo di Enrico GUazzoni, maestro del "muto", 1951). Racconta di Marco Vinicio, comandanete Militare e innamorato dlela cristiaana Licia, sempre a Roma, figlia di un console. Tutto si svolge durante l'impero di Nerone, che qui viene rappresentato(non erano ancora disponibili parziali rivalutazioni successive della sua figura, peraltro in parte ardite)come un vero mostro e tutto tende a precipitare quqndo nerone incendia(fa incendiare, invero)ROma dando la colpa ai cristiani. IL popolo. secondo la versione qui accreditata non gli crede.
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!Quo Vadis?"(Mervyn Le Roy, dal romanzo di Hneryk Sienkievycz, sceneggiatura di S.N.Behrmann, Sonya Lievien, John Lee Mahin, remake del precedente film omonimo di Enrico GUazzoni, maestro del "muto", 1951). Racconta di Marco Vinicio, comandanete Militare e innamorato dlela cristiaana Licia, sempre a Roma, figlia di un console. Tutto si svolge durante l'impero di Nerone, che qui viene rappresentato(non erano ancora disponibili parziali rivalutazioni successive della sua figura, peraltro in parte ardite)come un vero mostro e tutto tende a precipitare quqndo nerone incendia(fa incendiare, invero)ROma dando la colpa ai cristiani. IL popolo. secondo la versione qui accreditata non gli crede. La persecuzione anticristaina viene comunque attuata brutalmente e l'unica speranza è un combattimento di Ursus, schiavo incatenato contro un leone, che miracolosamente(per la preghiera di Marco Vinicio), riesce ad averla vinta, significnado la salvezza dei crtistiani tutti e in particolare, visto il carattere"perosnale"(anche)dle film, di Marco Vinicio e di Licia. Fim decisamente apologetico, come praltro nello spirito del romanzo, che è appunto un pastiche storico.fanatastico, "Quo vadis?"(dalla frase di Pietro a Gesà sulla via Appia, durante una visione), è in primis un kolossal, dove la potenza imperiale e la ricchezza di Roma viene mostrata quale"colosso dai piedi d'argilla"(per dirla con una famosa espressione biblica, che contiene una similiutdine quasi impareggabile), dove la vicenda personale dei due"promessi sposi"viene inserita in un contesto globlae, che vede la contrapppsizione tra l0IMpero romano, visto già come deca ndente(anche se la storia ci insegna che le cose sono più complesse)e cristianesimo"nascente"almeno a Roma, dove, dato che nel cinena in genere e USA in particolare contano sempre le figure"tipiche", anzai "archetipiche", il contrasto viene ad essere tra Nerone(un grande Peter Ustinov)e la coppia Marco Vinicio(Robert Talylor e Deborah Kerr), ma anche tra l'imperatore e Pietro(Finlay Curriee)e Paolo(Abraham Sofaer), in un quadro certo molto semplficiato ma di notevole presa spettacolare. Se il gigante Ursus(Buddy Baerr, dove anche il cognome è significativo)rimanda solo al"buono forzuto", ben altro è l'approfondimento delle figure citate, dove la retorica, che non"guasta mai"in film simili è però decisamente al ssrvizio della resa spettacolare ma anche del"messaggio"qui assolutamente esplicito Se Hitchock giustamente affermava che "i messaggi li porta il postino", qui abbiamo però un esempio decisamente contrario.... El Gato
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paolo ciarpaglini
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domenica 23 marzo 2008
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quò vadis?
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Film Kolossal, predecessore de 'I dieci comandamenti'. Notevole lo sforzo e lo sfarzo delle ricostruzioni, e per l'epoca, impressionante l'incendio di Roma. Tre ore che scorrono via emozionando, seppur strettamente riproposte secondo la pura tradizione cristiana. Non scadono e non annoiano. Rifletto spesso sulla figura e l'influenza, che la storia di Cristo, ha avuto, e continua ancora oggi ad avere sui Popoli di quelle Terre, e non solo. Le parole che Pietro pronuncia nell'arena, non possono essere definite profetiche, ma ben rispecchiano una verità; proprio dove Nerone regnò, adesso regna la Casa di Cristo. Ma viene anche da pensare, che proprio Roma, le cui armate e dominio si spinsero in Terra di Giudea, siano state 'indispensabili' affinchè il culto cristiano, si radicasse nei secoli a venire.
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Film Kolossal, predecessore de 'I dieci comandamenti'. Notevole lo sforzo e lo sfarzo delle ricostruzioni, e per l'epoca, impressionante l'incendio di Roma. Tre ore che scorrono via emozionando, seppur strettamente riproposte secondo la pura tradizione cristiana. Non scadono e non annoiano. Rifletto spesso sulla figura e l'influenza, che la storia di Cristo, ha avuto, e continua ancora oggi ad avere sui Popoli di quelle Terre, e non solo. Le parole che Pietro pronuncia nell'arena, non possono essere definite profetiche, ma ben rispecchiano una verità; proprio dove Nerone regnò, adesso regna la Casa di Cristo. Ma viene anche da pensare, che proprio Roma, le cui armate e dominio si spinsero in Terra di Giudea, siano state 'indispensabili' affinchè il culto cristiano, si radicasse nei secoli a venire. Paradossalmente proprio i martiri, incidono, e lasciano pagine incancellabili, nei testi storici. Gesù fù uno di loro, non il primo e neppure l'ultimo. Ma niente può sostituire l'uomo giusto, al momento giusto. Il fato credo, abbia poi, giocato un ruolo fondamentale per l'espansione della dottrina cristiana, aiutata proprio dalla caduta dell'Impero Romano. Il proclama di Costantino, che ne abolì le persecuzioni, è il segno più evidente di un passaggio di testimone. Ma dal male, è molto improbo generare il 'bene', e le guerre a non finire, unite alle persecuzioni che la Chiesa di Roma ha condotto per secoli, ne sono prova tangibile. Ancora oggi, dopo duemila anni, ci trasciniamo dietro Verità improbe assieme a Verità del tutto occultate. Tutte portano lo stesso marchio, quello insanguinato ed inestinguibile, della Chiesa Romana. Non è con la nascita del monoteismo, che abbiamo trovato un comune denominatore, poichè questo ha generato altre dottrine. Il pensiero umano non lo si può 'imbrigliare' in un vicolo a senso unico, pena, gli scontri ideologici. E quelle Terre, proprio la dove Cristo cercò di portare parole giuste, di pace credo, ne sono una prova tragica. Una storia, quella di Roma, che ha lasciato sul proprio cammino milioni di vittime, e che vede oggi proprio nel suo cuore, qualcosa che a mio avviso non le appartiene e non la rappresenta. Il tempo ne sgretolerà le fondamenta forse, per renderci tutti uniti sotto un tetto comune, questo, il mio auspicio.
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