Issur Danielovitch Demsky, questo è il vero nome di Kirk Douglas, anticipa di undici anni “Lo spaccone” di Paul Newman: un genio troppo originale per essere compreso, il cui istinto autolesionista lo porta alla rovina. Pur inferiore al mitico campione di biliardo, l’artista si esibisce in un dramma esistenziale di tutto rispetto, supportato da un’ambientazione americana vecchio stile che non manca mai di affascinare.
Lauren Bacall non sembra molto convincente, colpa di una sceneggiatura che la inquadra come un semplice accessorio quale simbolo dell’alienazione mentale del protagonista. Bene invece Doris Day.
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