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Forse 4 **** sono troppe,ma certi film sono quintessenza del cinema classico,quello che non tramonta mai,quello che faceva sognare ad occhi aperti e tanto fa sentire la sua assenza. Questo melodramma insolito,vagamente ispirato alla vita di un genio dell'architettura,coinvolge e strega,anche grazie al bellissimo b/n del veterano Vidor,mostro sacro del cinema muto (La Folla,il suo capolavoro). Gary Cooper,irresistibile,ed una tormentatissima,statuaria Patricia Neal (attrice che avrebbe meritato più successo) danno vita ad una danza sensuale ed avvolgente che il destino fa ballare ora avvinghiati ora molto distanti,ma indissolubilmente uniti come due facce di una stessa medaglia. La conquista della magnifica preda assume toni grotteschi,ma trasuda tale sensualità da far perdonare Vidor per una messa in scena parossisticamente manierata. Gary il marpione incalza la ragazza fino a farla cadere più volte,approdando su di lei,infine,dopo un siparietto che possiamo goderci tra qualche sorriso,evidente retaggio dei film anni '20. Sorprende come in tempi di pieno codice Heys le maglie della censura consentano tanta audacia,culminante nel trapano che penetra il marmo con evidentissima allusione.
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