Sfida infernale

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Un film di John Ford. Con Henry Fonda, Linda Darnell, Victor Mature, Cathy Downs, Walter Brennan.
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Titolo originale My Darling Clementine. Western, Ratings: Kids+16, b/n durata 97 min. - USA 1946. MYMONETRO Sfida infernale * * * * 1/2 valutazione media: 4,92 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Rivive la storia di quel combattimento del 1882! Valutazione 5 stelle su cinque

di GreatSteven


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mercoledì 19 luglio 2017

 SFIDA INFERNALE (USA, 1946) diretto da JOHN FORD. Interpretato da HENRY FONDA, VICTOR MATURE, LINDA DARNELL, WALTER BRENNAN, GRANT WINTERS,  WARD BOND, TIM HOLT, CATHY DAWNS
Mentre il mandriano Wyatt Earp cerca, insieme ai fratelli Virgil e Morgan, un pascolo più erboso da sostituire con le terre aride e incolte su cui le sue vacche stanno brucando, i Clanton, famiglia di ladri di bestiame composta dal capostipite Oldman e dai suoi quattro figli Ike, Sam, Billy e Phin, gli uccidono il giovanissimo fratello James e gli rubano gli animali. Sepolto il ragazzo, Wyatt raggiunge Tombstone e, siccome è deciso a vendicarsi sia del furto che dell’omicidio subiti, accetta il ruolo di sceriffo della città (lavoro da egli già affrontato in passato) dopo aver sedato un indiano ubriaco al saloon, dando prova delle sue doti persuasive eccezionali. Conosce la maestra elementare Clementine Carter e se ne innamora ricambiato, il che suscita l’iniziale inimicizia del dottor John Holliday, medico alcolizzato e ammalato di tubercolosi che a Tombstone mantiene l’abitudine di fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento, ma che poi diventa un inseparabile compagno d’avventure dello sceriffo, riconoscendone il saggio cameratismo di necessità. Chihuahua è invece una ballerina di avanspettacolo che ama in gran segreto Doc Holliday, e morirà durante un’operazione chirurgica da lui presieduta. I Clanton continuano a spadroneggiare intorno a Tombstone, e uccidono anche Virgil; col mandato di cattura emesso contro di loro, Wyatt si crea intorno un gruppo di pistoleri sostenitori per affrontarli e, all’O.K. Corral, il recinto del ranch in cui i fuorilegge tengono il bestiame trafugato, ha luogo una sfida all’ultimo sangue, nella quale perdono la vita il vecchio Clanton e tutti i suoi figli e Holliday. Nel finale, vediamo Morgan Earp che s’allontana verso il sentiero desertico col suo carro e Wyatt che saluta Clementine promettendole di ripassare per la città, dove adesso lei insegna in una scuola. Il più bel western di J. Ford dell’immediato dopoguerra. Rinnovata la collaborazione con Fonda dopo gli ottimi Alba di gloria (1939) e Furore (1940), il prolifico regista traccia una meravigliosa epopea della frontiera raccontando un fatto storico realmente accaduto col piglio del narratore di qualità e la sazietà d’immagini sobrie ma convincenti che popolano ogni singolo fotogramma, in un bianco e nero che effettua un ritratto della Monument Valley trasformandola nel regno della giustizia individuale, ma tutt’altro che sommaria, che anima il leitmotiv ricorrente del film. Pellicola di interpreti, in cui a brillare di luce propria è un cast di attori straordinari, fra cui spiccano un H. Fonda in formissima (doppiato da Emilio Cigoli) che si destreggia fra l’uso delle armi da fuoco e i balli con le graziose dame del paese; V. Mature (con la voce di Gualtiero De Angelis), avventuriero mondano che continua la sua vita dissoluta malgrado il malanno sanguigno che l’affligge, appassionato di drammi shakespeariani (indimenticabile la scena, patetica e soave insieme, in cui persegue le battute dell’attore britannico che recita Amleto) e affezionato alle persone che incontra con cui sa di poter trovare fruttuosi accordi; W. Brennan – completamente diverso rispetto allo Stumpy di Un dollaro d’onore (Howard Hawks, 1959) – nelle vesti antipatiche di Clanton padre, lestofante pronto ad ogni ribalderia pur di assecondare le proprie mire espansionistiche e arriviste; C. Dawns nel ruolo della delicata maestrina, che viene accolta al suo arrivo in carrozza e trattata con ogni riguardo da tutti i paesani che ne riconoscono la leggiadria innata; la Darnell, attrice allora più che mai in auge, che veste i panni di Chihuahua, dalla prima apparizione in cui mal consiglia lo sceriffo sul gioco del poker e viene per questo buttata in un acquaio, fino alla sua agonia sotto i ferri nel corso dell’intervento chirurgico che purtroppo non basterà a salvarle la vita; W. Bond, caratterista allora in voga e utilizzato in innumerevoli western, film drammatici e d’avventura, vista la sua vivace duttilità, che interpreta il fratello maggiore Morgan conferendogli dignità e audacia in pari quantità. L’ultimo quarto d’ora è ottimo, poiché si raggiunge l’apice della suspense rappresentando la sparatoria che culmina nel momento di maggior tensione, raccontato con la maestria inconfondibile del cineasta-asso dell’avventura western, che qui ha toccato uno dei punti più eccelsi di tutto il suo vastissimo repertorio cinematografico. Montaggio e fotografia di alta suggestione e una colonna sonora spensierata e potente insieme che rispolvera i vecchi classici della tradizione country d’oltreoceano, narrando la vicenda con una musica che si adatta magnificamente a tutti i suoi cambi di tono, seguendo il tracciato della trama coi suoi opportuni saliscendi di azione e omeostasi. Opera classica che conserva tuttora un fascino immutato, decisiva nell’approntare l’epoca aurea del western come lo si intendeva negli anni ’40: un genere che doveva assicurare al pubblico, come tutti gli altri dello star system hollywoodiano, o quantomeno del forno della Twentieth Century Fox (che ha prodotto il film in questione), fondamentalmente tre cose: integrazione, rassicurazione, divertimento. Li consegue tutti e tre, ma al di là di essi Sfida infernale fa valere i suoi diritti come storia di uomini che ottengono l’obiettivo della giusta vendetta facendosi strada con i pregi innegabili che sanno mettere in campo per pareggiare i conti con coloro che sono ancora rimasti impuniti. Il che, oltre a costituire un motivo assai ricorrente nelle avventure di frontiera occidentale, è un impianto di partenza oltremodo adeguato per edificarvi sopra un intreccio che sappia emozionare e tener incollato allo schermo lo spettatore più scettico fino all’ultimo secondo. 

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