Mario Gromo
La Stampa
È questo l'esordio, come regista, di un giovane non ancora trentenne, fino a ieri allievo e collaboratore di Camerini e di Blasetti. Già a lungo si scrisse del film dopo la «prima» veneziana; e, a rivederlo, le impressioni d'allora non mutano. È uno degli sforzi produttivi più vasti e singolari nel quadro del nostro cinema d'oggi: la ricchezza dei mezzi posti a disposizione dell'esordiente è infatti evidentissima e molteplice, è un simpaticissimo e assai notevole atto di fiducia in un giovane; che ha così potuto contare, per la sceneggiatura, nel Bonfantini, nel Pavolini e nel Soldati; Per le scenografie, nel Medin; per i costumi e gli arredamenti, nella De Matteis e nel Brosio; per il commento musicale, nel Tommasini; per la fotografia, nel Terzano, e infine, per l'interpretazione, nella Noris, nel Giachetti, nel Centa e nel Cialente, per ricordare soltanto i principali interpreti. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (1625 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 29 dicembre 1942
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