Mario Gromo
La Stampa
A lungo si disse di quest'ultimo film di Camerini, quando fu proiettato a Venezia. A rivederlo, le prime impressioni ancora si confermano, anche per alcuni efficaci ritocchi che nel frattempo il film ha potuto avere. È un Camerini ancora più scaltro e sottile, che con molta maestria usa qui il racconto incorniciato nel ricordo dei due protagonisti. E abbandonandosi alla rievocazione di quella che per lei fu la sua vera giovinezza, Anna può finalmente comprendere l'infinita e sofferta devozione di Luigi, da lei sposato senza amore. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (2417 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 29 ottobre 1940