|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mario Gromo
La Stampa
Il film sta ottenendo un successone in Germania. E lo si comprende. Anzitutto un celebre tenore italiano che canta parecchio, prodigando tutte le risorse della sua ugola e del suo repertorio; e poi, una vicenda sovente ingegnosa, che tra l'altro ti fa vedere il grande tenore che vuole imparare il tedesco, e si prende una maestrina berlinese, carina carina, e se ne innamora, e glielo dice, con quel suo tedesco assai scolastico, con certe «ch» aspirate come da un mantice... Così lo sceneggiatore ha abilmente girata la difficoltà di far recitare Beniamino Gigli in un idioma che non gli era certo familiare; e la scenetta che ti fa vedere l'importante e corpulento allievo arrivare dalla maestrina con una dichiarazione imparata a memoria, da un testo che ha nel suo seno una diligente traduzione interlineare; questa scenetta, con gli impacci e le volute ingenuità del caso, è davvero garbata, ben condotta dal Gigli e dalla grazia della Schneider. [...]
|