Mario Gromo
La Stampa
Una volta tanto diamo press'a poco ragione ai cartelloni. Presentano Il testamento del dottor Mabuse come il «capolavoro di Fritz Lang». È certo questo, finora, il miglior film dell'autore dei Nibelunghi, di Metropolis e de Il maledetto, anche se (qualche spettatore frettoloso lo definirà film giallo. Vi è infatti, apparentemente, una tessitura da romanzo poliziesco, che viene sovente in primo piano; ma è soltanto il traliccio, sul quale si profila e si conclude il dramma del dottor Baum, di questo alienista ossessionato dal caso del dottor Mabuse: un nobile psichiatra, vittima d'uno sdoppiamento di personalità che l'ha condotto a commettere delitti abbominevoli, e a essere rinchiuso nel manicomio criminale diretto per l'appunto dal dottor. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (3753 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957