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Film del 1931 diretta dallo statunitense George Fitzmaurice e interpretato dalla divina Greta Garbo, attrazione principale dell’opera, che interpreta la nota danzatrice e spia di origini olandesi.
Non si tratta di un’opera biografica, sia perché il film si concentra a narrare un periodo molto ristretto della vita di Mata Hari, sia soprattutto in quanto la sceneggiatura è alquanto romanzata e non certo perfettamente aderente alla realtà storica.
Nella prima parte Fitzmaurice sviluppa molto bene la trama spionistica della storia, ma nella seconda metà subentra il melodramma che diviene preponderante sino al finale che punta fortemente ad enfatizzare il carattere sentimentale della struggente e sfortunata storia d’amore oggetto della narrazione. La pellicola si divide quindi tra un film di spionaggio, anche apprezzabile sebbene non beneficiato di una trama particolarmente sofisticata, ed il più classico dei melodrammi che probabilmente ai tempi riusciva a ben funzionare, ma che oggigiorno risulta invece eccessivamente insistito ed in definitiva incapace di appassionare realmente il pubblico.
La Garbo, al tempo all’apice della carriera, è perfetta nella parte dell’affascinante e intrigante spia, imponendosi come mattatrice assoluta della pellicola grazie alla sua presenza scenica ed abilità interpretativa. Nel cast, oltre alla Garbo, ci sono anche altri importanti interpreti, che passano però inevitabilmente in secondo piano. Si devono comunque ricordare il grande Lionel Barrymore, l’attore messicano Ramón Novarro, che interpreta l’amante della protagonista, il celebre caratterista Lewis Stone ed infine il meno noto C. Henry Gordon nella parte del commissario di polizia francese che bracca la protagonista per raccogliere le prove necessarie a incastrarla come spia.
Il personaggio della Garbo è costantemente presente in scena e la sua prima apparizione è abilmente introdotta da un effetto attesa ben costruito, poi soddisfatto dalla spettacolare danza in onore della divinità indiana Siva, nella quale appunto si manifesta la mitica attrice svedese, con indosso un costume orientaleggiante, che probabilmente ha ispirato la celebre scena della principessa Leila ed il bikini dorato in “Il ritorno dello Jedi”.
La forza attrattiva ed il carisma della Garbo si impongono in modo evidente, sicché la pellicola resta una delle migliori per rendere l’idea di quale fosse la fama e celebrità di cui godeva al tempo l’attrice svedese, non per niente chiamata “la Divina”.
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