Primo film sonoro di Dreyer, liberamente ispirato ai racconti di Sheridan Le Fanu. Espandi ▽
Le sfide più belle e difficili non si vedono subito. Spesso hanno bisogno di anni, o anche di decenni. Vampyr è una di questa. Dreyer lo ha realizzato dopo
La Passione di Giovanna d’Arco, che era stato amato dalla critica ma era andato incontro a un insuccesso di pubblico tanto che la Socièté Générale de Films, che aveva prodotto il film, aveva rotto il contratto con il regista. Il flop di
Vampyr invece era stato totale. Troppo incompreso perché troppo avanti, già avanguardista, capace già di rivoluzionare le forme dell’horror. Arriva a dieci anni di distanza
Nosferatu di Murnau e un anno dopo
Dracula di Browning. Ma, tranne che per il tema sui vampiri, è completamente diverso. Le ombre non sono quelle del cinema espressionista. Mostrano invece lo sdoppiamento proprio del cinema di Dreyer, la capacità di mostrare insieme l’anima e il corpo, il desiderio e la morte. Con
Vampyr Dreyer disegna una tappa fondamentale nella storia dell’horror. Si tratta del primo film sonoro del cineasta danese anche se era stato pensato come un film muto. Non ci sono molti dialoghi ma i rumori, le voci, i brusii diventano fondamentali.