Mario Gromo
La Stampa
René Clair si è affermato in quel periodo che, tra il 19'20 e il 1927, vide in Francia il cinema correre il rischio di farcirsi di letteratura. (La reazione è poi venuta, ed è stata fin troppo industriale, facilmente orgogliosa di un suo non piccolo «mercato» Francia, Belgio, Svizzera, colonie, Balcani). È in quel periodo e in quell'ambiente che si forma il gusto di Clair, attore, scrittore, critico. La sua prima prova, Paris qui dort, è di avanguardia a oltranza; segue Entr'acte, dove non è difficile scorgere, sotto l'impalcatura surrealista, una certa blandizia crepuscolare; ma a poco a poco, in chi pareva destinato ad amorosamente vagheggiarsi filmetti per cenacoli e pseudo-cenacoli, si rivelano invece, con palesi influssi di Chaplin, un'invidiabile sicurezza ed eleganza di tocco, basterà ricordare Les deux timides e Un chapeau de paille d'Italie. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (5365 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957
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