Titolo internazionale | Looking for Europe |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 62 minuti |
Regia di | Alessandro Scillitani |
Attori | Paolo Rumiz, Alessandro Scillitani, Piero Tassinari . |
Uscita | martedì 22 gennaio 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,29 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 aprile 2019
CONSIGLIATO SÌ
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Europa è nata in Oriente. Nelle terre dei Fenici. Fu Giove, innamorato di lei, a portarla via mare in Occidente dopo averla ingannata sotto le sembianze di un mansueto toro bianco. Moya è una barca inglese che ha passato gran parte della sua esistenza in Inghilterra. Lo storico e skipper Piero Tassinari e lo scrittore Paolo Rumiz sentono il bisogno di mostrare che cosa significa essere europei, cos'è l'Europa, e quindi rintracciare dove nasce Europa. Così comincia un viaggio nel Mediterraneo, tra la Turchia e la Grecia, alla ricerca di Europa.
Il produttivo connubio professionale tra Alessandro Scillitani e Paolo Rumiz si arricchisce in questa occasione della preziosa presenza di Pietro Tassinari che non si limita a capitanare l'imbarcazione ma è di fatto la guida culturale di questa navigazione alla ricerca di ciò che è rimasto di un mito nella cultura odierna.
Tassinari ora non è più fra noi e questo viaggio, della cui idea ha la paternità, resta come un testamento di grande spessore culturale e civile alla cui stesura la regia di Scillitani e le folgoranti osservazioni di Rumiz contribuiscono attivamente.
Chiedersi quale significato abbia per noi oggi la parola Europa ed estendere la domanda a coloro che si incontrano mentre si naviga, ripercorrendo il percorso di quel mitologico rapimento, offre l'occasione per pensare al nostro comune passato cercando di comprendere il prossimo futuro. Le due corna apposte ai lati dell'imbarcazione simboleggiano il toro e chi è a bordo va alla ricerca di un'Europa che i più identificano con la Germania che ne guida le sorti oppure ritengono un concetto indefinibile.
Si tratta ormai di navigare, a differenza della Moya, a vista in un mondo che dimentica i propri milioni di migranti di un secolo fa e si preoccupa solo di quelli che vede arrivare da quel mare da cui giunse Europa che oggi sembra naufragare, come idea unificante, in quel mare che la vide arrivare dall'Oriente. Riflettere tra le onde, mentre il legno di cui la barca è fatta produce un suono che parla dello scorrere dei secoli costituisce un'occasione unica di cui gli autori riescono a trasmettere il senso.
Una barca a vela inglese che non ha mai lasciato le acque britanniche, un prof di storia antica italiano che insegnava a Cardiff, un celebre giornalista e scrittore triestino, grande narratore di viaggi "sostenibili": sono rispettivamente Moya, Piero Tassinari e Paolo Rumiz e, insieme al regista Scillitani (con cui Rumiz collabora stabilmente da anni), scelgono di ripercorrere oggi, letteralmente, [...] Vai alla recensione »