Titolo originale | Flesh Out |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Michela Occhipinti |
Attori | Verida Beitta Ahmed Deiche, Amal Saad Bouh Oumar, Aichetou Abdallahi Najim, Sidi Mohamed Chinghaly, Aminetou Souleimane . |
Uscita | sabato 4 maggio 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,46 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 maggio 2019
La complessità del rapporto tra le donne e i loro corpi attraverso la storia di una donna che mette a rischio la propria salute per soddisfare un canone estetico imposto da altri. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Il Corpo della Sposa - Flesh Out ha incassato 20,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Verida, una ragazza della Mauritania, viene svegliata dalla mamma una mattina con una comunicazione speciale: è stato trovato il suo futuro marito, e ora inizia la pratica del gavage, secondo cui una futura sposa deve ingrassare decine di chili prima del 'sì' per soddisfare i criteri estetici degli uomini del luogo. Sottoposta a una dieta ferrea di dieci pasti al giorno, Verida subisce in silenzio l'influenza della madre e il volere di un uomo che non ha scelto. Nel frattempo, il ragazzo taciturno che viene a casa a pesarla è l'unico che le regala un sorriso.
È un film sul corpo delle donne, e su come venga piegato all'ubbidienza dei canoni maschili, l'esordio nella finzione di Michela Occhipinti, già documentarista e viaggiatrice che è andata a scovare una ragazza dagli occhi profondi in Mauritania e ha deciso di raccontarne la storia.
Occhipinti lo fa, benissimo, senza limitarsi a puntare un riflettore su una pratica così dolorosa, ma intessendola di precisi motivi cinematografici che trasformano il film in qualcosa in più di un'opera di mero interesse etnografico. Fin dalla prima inquadratura, la regista imprigiona il volto di Verida in una ciotola piena di latte, immagine che tornerà spesso durante la cronaca di questo brutale periodo di alimentazione forzata, e che lavora in sinergia con gli effetti sonori per produrre un inedito senso di repulsione nello spettatore ogni qualvolta il cibo appare sullo schermo.
In un mondo in cui i capi famiglia sono lontani, in cerca dell'oro, l'alchimia rimane pratica domestica e femminile, levigando il desiderio sotto un flusso continuo di liquidi e miscele, siano esse nutrienti o cosmetiche (anche professionalmente, il destino di Verida è scritto nell'apprendimento del mestiere presso il salone di bellezza di famiglia). Gli unici segnali di un cammino diverso, e ugualmente possibile, vengono dalla migliore amica Amal, con le enormi cuffie rosse sempre sopra il velo e un futuro da game designer, e dalla promessa silenziosa di un romanticismo più vero da parte di Sidi, l'addetto alla misurazione del peso che corteggia tramite le ricariche telefoniche.
Occhipinti può contare sul contributo decisivo di Verida Beitta Ahmed Deiche, che da attrice non professionista mette tutta se stessa nel ruolo riuscendo, lei sì, nell'alchimia più sofisticata, quella che nel suo sguardo unisce remissività e ardore. Pochi sono i momenti in cui le è concesso volare con la fantasia ed esercitare il proprio desiderio, ma va citata la liberatoria scena di un viaggio in auto sulle note di Ring of Fire di Johnny Cash.
A viaggiare in modo liberatorio è anche il cinema italiano, per fortuna, che quando si apre all'osservazione curiosa del mondo ne guadagna in salute. Lo dimostrano casi come quello di Laura Bispuri, ed è bello vedere che registi come Michela Occhipinti si sono messi in cammino su sentieri simili.
L'inizio tanto citato è già tutto il film. Alla fine si ha una conoscenza approfondita della varietà di tazzoni usati in quel paese. Il rito dell'ingrasso è accettato, un po' subìto, dalla società femminle che ci gioca anche sopra. La ribellione della protagonista è veramente rasente lo zero, sia verso il rito che verso la scelta del marito [...] Vai alla recensione »
Tre stelle e mezza per questo film? Mi fido di mymovies, spesso confermo il suo giudizio ma qui è pazzesco. Sarebbe stato un sufficiente documentario delle condizioni della donna in Mauritania ma la durata non più di 10 minuti!
Ci mostra una pratica diversa, senza moralismi, senza spiegare ciò che invece viene ben evocato dall'onesta recitazione, dalla bellissima fotografia e dal sonoro potente.
Finalmente una storia diversa, una finestra su un altro mondo. Un film fatto di silenzi, colori, sguardi. Sulla percezione del corpo, il peso della società e la libertà individuale. Con una protagonista e un finale indimenticabili.
Questo è uno di quei film che fa bene al cuore e alla cinematografia italiana. Peccato che nelle sale film così trovino sempre poco spazio. Bisogna sostenere il piccolo cinema indipendente perché è da qui che nascono le opere più belle.
Questo film mi ha rapito!L’ho visto due volte e sono sicura che se mi capitasse di rivederlo, coglierei ancora nuovi sguardi e nuove sfumature.Tutti i personaggi hanno la loro importanza e un ruolo ben definito, ma Verida ha una luce speciale.Sono rimasta inchiodata alla sedia, fluttuando nella storia e nella musica. ‘Il corpo della sposa’ mi ha fatto scoprire una realtà davvero diversa, assurda da [...] Vai alla recensione »
Film di una delicatezza rara. Emozionante e costruttivo nello stesso tempo
"Il corpo della sposa" di Michela Occhipinti. Film bello e importante. Attraverso la rappresentazione di un punto di vista che più lontano è difficile immaginare, ci fa riflettere sulla nostra cultura e sulla nostra società, su come, in forme apparentemente opposte, si perpetrino le medesime violenze.
Verida e Sidi sono su un marciapiede, in piedi una di fronte all'altro; intorno è tutto buio, mescolato alle luci dell'ultimo bar ancora aperto. Lui le chiede cosa c'è, perché lo stia evitando. Lei alza la testa e prima di andarsene dice solo una cosa: «Grazie di avermi guardata». Perché lo sguardo in questo film è tutto quello che conta. Qui come ovunque, le donne e i loro corpi sono sempre interpretati, [...] Vai alla recensione »
"Grazie di avermi guardata". Verida, poco più che un'adolescente, vive nascosta sotto lunghe tuniche e strati di veli. Ma sa che gli occhi del suo giovane amico sanno vedere oltre, o almeno quanto basta per darle la forza di andare avanti. E' un'altra bella sorpresa tricolore il film Il corpo della sposa - Flesh out di Michela Occhipinti, esordiente con un film di finzione e concorrente nella sezione [...] Vai alla recensione »
Tempi sospesi, trasparenze, luci opalescenti dietro veli che coprono spazi domestici e teste, l'esordio al cinema di narrazione della documentarista Michela Occhipinti incrocia poesia, horror e reportage intorno al corpo di Verida Beitta Ahmed Deiche nella parte di se stessa. In scena l'invisibile Mauritania che anche i suoi registi noti - Med Hondo e Abderrahmane Sissako - temono come set.
Presentato alla Berlinale 2019 nella sezione Panorama, Il corpo della sposa - Flesh Out debutta in anteprima al Bari International Film Festival, arrivato alla sua decima edizione. A firmare il film è la regista Michela Occhipinti, al suo primo lungometraggio dopo una carriera costellata da documentari il cui più noto, Lettere dal deserto (elogio della lentezza) ha fatto il giro del mondo.
La giovane Verida lavora in un salone di bellezza, frequenta i social network e si diverte con le amiche, ma quando la famiglia sceglie per lei un marito, la ragazza, come molte sue coetanee in Mauritania, è costretta a prendere peso affrontando il "gavage" per raggiungere l'ideale di bellezza e lo status sociale che la tradizione del suo Paese le impone.
Ignore the awful English-language title: "Flesh Out" is an emotionally rich, sensitively made film about a young woman in Mauritania forced to gain weight in order to conform to traditional concepts of well-rounded beauty before her impending marriage. Strikingly registering the sensations of a protagonist living between the dutiful traditions of her class and the less restrictive social patterns of [...] Vai alla recensione »
Interrogare la realtà sulle grandi questioni del nostro tempo per risalire alla radice del problema. A farlo, nel nostro cinema, sono soprattutto quelli che ancora non si arrendono all'evidenza dei fatti e alle molte battaglie (per esempio Daniele Gaglianone, ancora nelle sale con Dove bisogna stare) e poi una fucina di giovani talenti, alcuni già conosciuti, altri in procinto di esserlo, che fanno [...] Vai alla recensione »
Verida è una ragazza come altre, le amiche, il lavoro nel salone di bellezza, le chiacchiere, i selfie, la fantasia di apparire in qualche film, il desiderio di piacere. Finché i genitori non combinano il suo matrimonio, un uomo che non conosce, di ottima famiglia, per loro è una fortuna e non una violenza pure se l'amica del cuore la consola dicendole che se non le piace può sempre divorziare come [...] Vai alla recensione »
The protagonist's grandmother in Flesh Out tells the unhappy bride-to-be that she has it easy compared with the old days, when Mauritanian women were plumped up for marriage during a single night in a tent in the desert; they would ingest an entire roast goat and drink 16 liters of milk, and were forced to keep on swallowing anything they threw up. The old woman's sister died during such a ritual. Vai alla recensione »
Fat is a feminist issue in Flesh Out. The assured, sensitively handled second feature from Michela Occhipinti offers a fresh perspective on body image and self-worth that will strike a timely chord. Festival interest should be ample for this modest but deeply engrossing tale of female empowerment. Based on true events, the film paints a society in which the way to a man's heart is through a woman's [...] Vai alla recensione »