Titolo originale | The Sun Is Also a Star |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Ry Russo-Young |
Attori | Yara Shahidi, Gbenga Akinnagbe, Charles Melton, Jake Choi, Cathy Shim Keong Sim, Camrus Johnson, Miriam A. Hyman, Faith Logan, Anais Lee, Annie Pisapia, John Leguizamo, Jordan Williams, Shamika Cotton, Hill Harper, Harry Chambarry, Tash Neal. |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,46 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 5 agosto 2019
Un ragazzo si innamora di una giovane che lotta contro l'espulsione della sua famiglia dagli USA. Al Box Office Usa Il sole è anche una stella ha incassato 4,3 milioni di dollari .
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CONSIGLIATO NÌ
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Natasha, una ragazza di origini giamaicane, è stata espulsa con tutta la sua famiglia dagli Stati Uniti: le resta solo un giorno prima di fare la valigia per tornare nel paese che ha lasciato da bambina, e per quanto si sforzi di trovare una soluzione il trasferimento sembra inevitabile. Ma proprio quando il mondo le sta per crollare addosso, ecco che nella sua ultima giornata americana entra all'improvviso un giovane ragazzo di origini coreane, Daniel, che le stravolge la vita con una promessa: la farà innamorare di lui in sole 24 ore.
No, due protagonisti benedetti dalla genetica non bastano a fare di un lungo spot - di New York, degli Stati Uniti, delle parrucche coreane, fate voi - un vero film. E no, le buone intenzioni non bastano a dare spessore all'impianto narrativo di un film che aspira alla complessità espressiva di una lunga pubblicità di moda.
Tratto (a solo un mese dall'uscita in libreria: pensarci un po' di più non avrebbe guastato) dal romanzo "The Sun Is Also a Star" di Nicola Yoon, pubblicato nel 2016, il film di Ry Russo-Young conferma anche una terza tesi: che affidare uno squadrone di droni a una regista di talento non basta a colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di un'autentica ispirazione.
Figlia della "scuola Gerwig", formatasi nei salotti radical sciatti della New York intellettuale del mumblecore, Russo Young si mette qui al servizio di un prodotto per ragazzi che più classico non si può, solo superficialmente interessato al tema delle tensioni razziali, dell'intolleranza e della marginalità cui l'America di Trump condanna i "cittadini di serie B".
Temi importanti, affrontati con un'ingenuità naive da fotoromanzo etnico, tra dialoghi in-credibili (il doppiaggio italiano, trascuratissimo, non aiuta), personaggi senza dimensioni (il fratello cattivo, il padre apprensivo, gli stessi protagonisti), maldestri inserti patriottici (il drone sulla Statua della Libertà, il ricordo dell'11 settembre in metropolitana) e improbabili incidenti narrativi: folgorato sulla via di Damasco da una coincidenza apparecchiata da uno sceneggiatore senza fantasia, Daniel insegue per New York Natasha, monopolizzando una giornata in cui la ragazza - se fossimo nel mondo reale, se il dramma dell'espulsione fosse trattato con più rispetto - avrebbe certo altro da fare che spassarsela in un karaoke.
Restano, di un film altrimenti trascurabile, i volti e i corpi bellissimi dei due protagonisti, Yara Shahidi e Charles Michael Melton, già pronti per le prime linee di Hollywood, e gli interessanti inserti documentaristici che Russo Young semina nel film - lasciando intendere che sì, forse ci sarebbe stata un'altra via, ben più interessante e meno scontata, per una teen comedy sulle difficoltà della multicultura.
Daniel Bae, studente di college di origini coreane, è un ragazzo romantico. Natasha Kingsley, arrivata dalla Giamaica con la famiglia e dopo dieci anni ancora senza documenti, è invece il suo esatto opposto: è pragmatica e non crede nell'amore. I due si incontrano per caso a New York e si innamorano, ma basterà il destino a tenerli insieme? Costretta a tornare in patria con la sua famiglia, Natasha combatte contro la deportazione forzata così come resiste all'attrazione per Daniel e ai suoi tentativi di convincerla che il loro amore è fatto per durare.
Dall'omonimo romanzo di Nicola Yoon, bestseller del genere young adult scritto nel 2016 e uscito in Italia lo scorso gennaio, la regista americana Ry Russo-Young, ex autrice indipendente qui al servizio del cinema commerciale hollywoodiano (produce la MGM, distribuisce la Warner), ha tratto una commedia sentimentale sullo sfondo delle nuove politiche immigratorie dell'amministrazione Trump.
La sceneggiatura firmata da Tracy Oliver, celebre nell'industria americana per essere diventata la prima donna afro-americana ad aver guadagnato 100 milioni di dollari grazie a un film (Il viaggio delle ragazze, 2017), mette a confronto le diverse visioni della vita e dell'amore di due ragazzi appartenenti a minoranze etniche: quella romantica e sognatrice di Daniel (interpretato da Charles Melton), immigrato coreano di seconda generazione diventato a tutti gli effetti un americano, e quella pragmatica di Natasha (Yara Shahidi), costretta dalla propria situazione di irregolare ad abbandonare ogni sogno o speranza nei confronti della vita negli Stati Uniti. L'ambientazione newyorchese accentua il contrasto fra il romanticismo della vicenda e il realismo dell'ambientazione, collegando al tempo stesso il film ad altre commedie come The Big Sick: Il matrimonio si può evitare, l'amore no (2017) e Tutte le volte che ho scritto ti amo (2018), che in tempi recenti hanno affrontato la questione dell'integrazione delle minoranze da un punto di vista ironico, quando non esplicitamente comico. Il film è prodotto da Elysa Koplowitz Dutton e Leslie Morgenstein, già impegnate due anni nella trasposizione del bestseller di Nicola Yoon Noi siamo tutto (2017) e spinte proprio dal successo di questa operazione a trarre una nuova trasposizione cinematografica da un romanzo dall'autrice americano-giamaicana.
Il sole è anche una stella, nella confezione tipica del teen movie a cui comunque Ry Russo-Young riesce a dare un tocco da cinema indie, sottolinea soprattutto il punto di vista della sua protagonista Natasha, a partire proprio dall'esperienza autobiografica di Nicola Yoon e dal suo punto di vista di ex immigrata irregolare: "L'America è molto di più di quello che normalmente vediamo, ed essere immigrati è un atto di speranza. Vorrei davvero che gli americani che provano verso il loro Paese un sentimento di patriottismo, di speranza e di vulnerabilità sapessero che per gli immigrati è esattamente la stessa cosa. E il mio lavoro è prima tutto sull'umanità e sui suoi sentimenti condivisi".