Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Davide Parenti, Claudio Canepari |
Attori | Cristiano Pasca, Francesco Benigno, Salvatore Cuffaro (II), Ignazio La Russa Ismaele La Vardera, Giorgia Meloni, Olmo Parenti, Matteo Salvini. |
Uscita | lunedì 26 novembre 2018 |
Distribuzione | Medusa |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,69 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 novembre 2018
Una storia vera accaduta nel Sud Italia nel 2017.
CONSIGLIATO NÌ
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La campagna elettorale di Ismaele La Vardera, candidato sostenuto da Matteo Salvini alle comunali di Palermo del 2017, raccontata attraverso le immagini "rubate" degli incontri privati sostenuti dallo stesso La Vardera con politici, faccendieri e personaggi più o meno opachi della scena palermitana. Intorno al candidato ventenne si concentrano molti interessi: quelli di chi vorrebbe riscattarsi agli occhi dell'elettorato meridionale, quelli di chi cerca il voto dei giovani e quelli di chi, sostenendo "il nuovo", desidera in realtà che tutto rimanga come è sempre stato.
La politica può diventare una "scatola trasparente"? Un politico "trasparente" è un politico affidabile? È sufficiente l'occhio di una videocamera a garantire la trasparenza?
Se lo chiedeva nel 2014 Dave Eggers nel suo bel romanzo "Il cerchio" (diventato poi un mediocre film nel 2017), immaginando la quotidianità di una politica che accetta di vivere costantemente in diretta, con una telecamera al collo, in nome della "Trasparenza". Un esperimento che nel romanzo, si può dire senza timore di spoiler, non va esattamente a buon fine.
La stessa domanda se l'è posta anche Ismaele La Vardera, giornalista e inviato de Le Iene, candidato sindaco a Palermo nell'estate del 2017. Mossa da quella che lui stesso definisce nel film "febbre da giustiziere della notte", il ventenne palermitano ha approfittato della sua posizione da "candidato infiltrato" nella macchina elettorale siciliana per filmare incontri, scambi e discussioni private tra politici. Lo scopo, raccontare la politica "come una scatola trasparente"; lo strumento, una telecamera nascosta in un borsello. Obiettivi dell'incursione: i candidati alle comunali di Palermo. Tutti? Non proprio.
Se queste sono le premesse de Il Sindaco - Italian Politics for dummies non si può dire che il documentario centri il bersaglio: non solo infatti non riesce a raccontare la politica "in trasparenza", ma lo fa con un'opacità di sguardo compromessa da più di un fattore. La selezione del materiale, intanto. Perché scegliere di mostrare "i panni sporchi" di una certa parte politica, piuttosto che di un'altra, è già una scelta. Nel film non compare nessun riferimento né a Leoluca Orlando, il candidato che vincerà di lì a poco le elezioni, né a Ugo Forello, il candidato Cinque Stelle. Perché? Perché, se l'obiettivo era quello di mostrare la politica "in trasparenza", La Varvera ha scelto di non mostrarci anche i loro giochi?
Non è dunque reale trasparenza, quella che viene mostrata nel documentario, ma presunzione di trasparenza. Quello che La Vardera ci mostra, cioè, è ciò che ha scelto di "spiare". Non tutta la politica, ma una larte. Non una fotografia, ma un particolare. La predominanza nel film di Matteo Salvini, inoltre - raccontato come uomo attento al popolo e alle periferie, disposto (sic!) a "fare mea culpa sui palermitani e aprire le sue posizioni sull'immigrazione" - più che opaca appare decisamente sospetta, considerato che La Vardera, di Salvini, è stato il candidato ufficiale. Il primo candidato sindaco sostenuto da un leghista nella storia di Palermo. Anche questo non è un dettaglio, in un film che insegue "la trasparenza".
E tuttavia Il Sindaco resta un oggetto interessante, che vale la pena osservare con attenzione. Perché se pure manca, con evidente strabismo etico, il suo obiettivo dichiarato, il film realizzato dagli storici produttori de Le Iene Davide Parenti e Claudio Canepari è una fenomenale testimonianza del livello di spaesamento politico e ideologico raggiunto oggi nel paese. Un giorno, chissà, Il Sindaco sarà usato come chiave per comprendere un pezzo di questa turbolenta epoca: l'idea che la politica si possa improvvisare dopo una comparsata a "La Vita in diretta", che si fondi sul consenso virtuale ("Salvini è sempre sui social, sarà questo il motivo del suo successo?"), e che esercitarla a livello professionale sia quasi un delitto, capace di corrompere chiunque ci si voglia cimentare.
Cos'è peggio, ci chiede il film: l'ingenuità e l'ignoranza di un outsider che si ritrova "inconsapevolmente" (!) al tavolo con il boss Antonino Abbate, o la malizia di un politico navigato e compromesso come Totò Cuffaro? Il problema non è la risposta che il film ci dà. Il problema è ciò che sceglie di non dire, di non mostrare: i programmi, le idee, le battaglie, i progetti, le iniziative, i contenuti che sono - più delle strette di mani e dei patti - la parte "viva" della politica. Non una sola parola viene spesa nel film su questi temi: nessuno ne parla, nessuno si spende, a nessuno interessa. Nemmeno allo stesso La Vardera.
E allora eccolo, l'interrogativo più interessante che solleva il film: a che serve, in fondo, sforzarsi di vedere in trasparenza, se la scatola al suo interno è vuota?