Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 52 minuti |
Regia di | André S. Labarthe, Quentin Mével |
Attori | Mathieu Amalric . |
MYmonetro | 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 2 dicembre 2018
La storia del regista e attore Mathieu Almaric sul set di Barbara.
CONSIGLIATO SÌ
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Se Barbara era fatto di tre film in uno, questo ritratto di André S. Labarthe e Quentin Mével è il quarto film, l'immagine mancante e perfettamente complementare, quella di Mathieu Amalric regista alle prese con una grande attrice, ma anche Mathieu Amalric grande attore alle prese con una regista, perché "gli attori sanno del personaggio più del regista".
Mentre racconta un'attrice (Jeanne Balibar) che interpreta un'attrice (Brigitte) che interpreta Barbara, cantante e performer (la più istrionica di tutte), Amalric è tutti e nessuno: creatore e creatura, motore e inciampo, persona e personaggio.
E soprattutto è oggetto dello sguardo degli autori di questo documentario immersivo, episodio della serie che ha fatto la storia, "Cinéma de nostre temps", e probabilmente ultimo della stessa, poiché Labarthe è scomparso nel marzo 2018 e la serie non potrà più essere la stessa. Labarthe è stato anche un maestro e un mito per una gestione di cineasti francesi e certamente lo è stato per Amalric. Ne nasce un'operazione cine-televisiva a cuore aperto, una conversazione visiva che, come ogni conversazione tra amici, passa da un argomento all'altro, da un film all'altro, pur restando ancorata al luogo fisico in cui si svolge, il set di Barbara .
Amalric, talento vulcanico e irrequieto, figlio di Desplechin ma anche suo fiore all'occhiello, mescola le carte con fare da esperto illusionista, porta altri film sul set del suo film (un progetto senza fine su John Zorn) e altre Barbara dentro il ritratto di Barbara (il direttore d'orchestra canadese Barbara Hannigan e una cantante francese con lo stesso nome, ma bionda, di cui dice di essersi innamorato nella vita reale), ma non nasconde anche il suo lato psicologicamente più esposto, quello che ha a che fare con un metodo di lavoro per cui il film si scrive strada facendo, giorno per giorno, scena per scena, col carico di verità e di pressione psicologica che una scelta del genere porta con sé. Col rischio di perdere le idee per strada e il coraggio di accogliere in tempo reale quelle che la strada offre e che erano invisibili fino ad un attimo prima.
Intanto la ricerca di Amalric regista si sdoppia in quella di Yves, il suo personaggio nel film, ma anche di Barbara, demiurga dei suoi spettacoli, e dell'attrice Balibar; tra capricci, insicurezze, intuizioni e prove di dominio assoluto. Il materiale umano e biografico si fonde con la materia, i formati del pellicola e del sonoro, generando arte, come avveniva con l'esposizione della carne in Tournée e come certamente continuerà ad avvenire nel cinema di una delle personalità più intelligenti e interessanti del panorama contemporaneo internazionale.