Marche Ou Crève

Film 2018 | Drammatico 85 min.

Titolo originaleMarche ou crève
Anno2018
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia
Durata85 minuti
Regia diTatiana Margaux Bonhomme
AttoriDiane Rouxel, Jeanne Cohendy, Cédric Kahn, Pablo Pauly, Clémentine Allain .
MYmonetro 3,01 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Tatiana Margaux Bonhomme. Un film con Diane Rouxel, Jeanne Cohendy, Cédric Kahn, Pablo Pauly, Clémentine Allain. Titolo originale: Marche ou crève. Genere Drammatico - Francia, 2018, durata 85 minuti. - MYmonetro 3,01 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 30 novembre 2018

Il lucido esordio alla regia di una giovane fotografa, capace di sostenere con coraggio uno sguardo non pacificato su un tema difficile.

Consigliato sì!
3,01/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,02
CONSIGLIATO SÌ
Un film che dona autenticità al quotidiano di una genitorialità che alleva figli 'diversi' dagli altri.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 30 novembre 2018
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 30 novembre 2018

La vita di Eli, studentessa in impasse, ruota intorno a Manon, la sorella handicappata che ha bisogno di cure e attenzioni costanti. La madre, dopo vent'anni di assistenza sollecita, si arrende alla fatica e vorrebbe ricoverarla in una clinica specializzata. Eli e François si oppongono. Appassionati di free climbing, padre e figlia tentano la scalata a mani nude e cuore aperto ma la parete è ripida e la vita troppo crudele.

Opera prima di Margaux Bonhomme, Marche ou crève sarebbe solo un racconto di formazione classico se non cogliesse in controcampo la vita di una persona disabile e l'impatto della disabilità sulla sua famiglia.

In faccia a Manon, che richiede un amore e una cura fuori norma, Eli cresce godendosi la banalità della sua età: un amante da amare, un bicchiere da bere, un po' di musica da ballare. Che fare all'alba della maggiore età? Restare col padre e assumersi l'impegno familiare che incombe dopo l'abbandono della madre o andare in città a vivere la propria vita? Perché Eli ha davanti l'avvenire ma quell'avvenire se lo gioca adesso, il tempo di un'estate che decide la sua intera esistenza. Tra angoscia e urgenza di vivere, Eli porta avanti la sua battaglia.

Aggrappata a una parete rocciosa, la regista la introduce alle prese con la sua prima arrampicata, sotto lo sguardo del padre, che la precede e la incoraggia a raggiungerlo. Questa complicità è uno dei motori dell'eroina, che sviluppa altrove una relazione conflittuale con la madre. Tra i due poli si trova la sorella che occupa un posto enorme nella vita di Eli e di suo padre.

La sceneggiatura sviluppa in parallelo le tematiche dell'adolescenza e dell'handicap, centrato sullo sguardo di Eli, interpretato con grazia tonica da Diane Rouxel, giovane promessa del cinema francese. Sulla parete 'da scalare' che apre il film, la regista ritorna sovente per registrare la progressione del suo personaggio, descrivere le stazioni della sua esistenza che passano per una brusca caduta e una fuga dal mondo dopo un cattivo pensiero. Perché l'investimento fisico e affettivo si è fatto così pesante da volgere l'amore in odio fino a perdere terreno e controllo.

Uno schiaffo la risveglia e la conduce in cima ai suoi anni, alle soglie di una nuova stagione che doppia il genitore, testando i suoi limiti in verticale. Con la bambina, Eli dovrà lasciare andare anche Manon, controparte uguale e diversa di tutta la sua vita. Manon con le sue crisi, i suoi larghi sorrisi, i suoi vocalizzi di angoscia e di gioia, i suoi bisogni irriducibili, è l'amore ostinato e 'fraterno' che da sempre l'accompagna e la proietta in una confusione costruttiva di sensazioni e sentimenti.

Margaux Bonhomme per il suo primo film sceglie un soggetto doloroso e familiare, raccontando la sua esperienza con la sorella handicappata. L'autrice impiega una struttura narrativa convenzionale, la fine dell'adolescenza, declinata in un contesto assai particolare. Né moralismo, né pathos inficiano questa cronaca umana che fa esistere la sua storia accanto al peso del suo soggetto. Abitata da un cast misurato (Cédric Kahn e Jeanne Cohendy), che elude qualsiasi caricatura grottesca, Marche ou crève disegna sottilmente i suoi personaggi tra abnegazione e senso di colpa, tenerezza e collera, coraggio e disperazione. Le grida di Manon, fanciulla sguarnita da cui la famiglia non sa decidere a separarsi, conferiscono al film un'atmosfera opprimente che consente di comprendere i cedimenti emotivi malgrado l'amore. L'ispirazione autobiografica dona autenticità al quotidiano di una genitorialità che alleva figli 'diversi' dagli altri.

Marche ou crève lavora intorno e lavora dentro quel "dopo di noi" che spaventa ogni genitore, esprime l'energia necessaria a superare gli ostacoli quotidiani per permettere alla propria creatura di esistere nello stesso mondo degli altri e allo stesso modo degli altri.

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