Titolo originale | Marot Shvurot |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Israele |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Aviad Givon, Imri Matalon |
Attori | Shira Haas, Yiftach Klein, Renana Raz, Yoav Rotman, Liora Rivlin Manuel Elkaslassy, Michaela Elkin, Yaakov Zada Daniel. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,08 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 11 novembre 2018
Una ragazza vive con un padre che la punisce duramente ogni volta che sbaglia. Ma i suoi sogni volano altrove.
CONSIGLIATO SÌ
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Ariella è un’adolescente ribelle, in aperto conflitto col padre. La ragazzina vorrebbe poter vivere la sua età come fanno i suoi amici, ma la rigida educazione impostale dal genitore, un militare, la tormenta, trasformando il suo quotidiano in una serie quasi ininterrotta di punizioni. Soltanto nella madre la ragazza può trovare un po’ di ascolto, ma un terribile incidente inchioderà Ariella ad un insostenibile senso di colpa, per espiare il quale non attenderà la collera paterna, mettendosi da sola sulla strada di una drammatica autopunizione.
È un’opera prima dura quella degli israeliani Aviad Givon e Imri Matalon, in cui un personaggio molto giovane è chiamato a misurarsi con demoni ingombranti e dove le dinamiche tipiche dell’età si fondono con una condizione psicologica messa a dura prova dal destino.
Ma non c’è traccia di trascendenza in questo racconto: l’essere umano è al centro della propria storia, pieno responsabile del proprio cammino, anche là dove non ha scelta, perché, come nel caso della protagonista, si ritrova erede e vittima di traumi non suoi.
L’interpretazione della giovane Shira Haas colpisce per l’intensità straordinaria e fa del personaggio di Ariela un’eroina suo malgrado, costretta ad assumere sulle proprie spalle la missione di interrompere una volta per tutte un rapporto sentimentale, col padre, affetto da una distorsione psicologica e distruttiva. Non è un viaggio facile per una ragazzina, infatti Ariela sbaglia, ma la sua fuga costringe a sua volta il genitore a intraprendere per la prima volta un percorso di ammissione e accettazione, attraverso le proprie colpe e il proprio passato.
Nonostante il film rischi di farsi un po’ morboso, nel montaggio alternato del pre finale, la sceneggiatura è ben scritta e le scelte di regia vanno efficacemente nella direzione di rendere il racconto immersivo e concitato, estremamente realistico. Nel mezzo di tanto dramma, c’è comunque qualche spiraglio di luce, nell’incontro tra Ariella e un suo coetaneo, e in un finale che lascia sperare.
Impossibile non leggere in filigrana, dietro la vicenda singola, una metafora efficace dei bisogni inespressi di un Paese intero e del percorso che sarebbe necessario per uscire dalle dinamiche psicologiche che lo tengono sotto scacco.