Titolo originale | The Souvenir: Part I |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, Sentimentale |
Produzione | USA, Gran Bretagna |
Durata | 119 minuti |
Regia di | Joanna Hogg |
Attori | Tilda Swinton, Richard Ayoade, Ariane Labed, Tom Burke, Honor Swinton-Byrne Jack McMullen, Jaygann Ayeh, Frankie Wilson, Jake Phillips Head, Fabrizio Matteini, Neil Young (II), Tosin Cole, Hannah Ashby Ward, Janet Etuk, Chyna Terrelonge-Vaughan, Alice McMillan, Barbara Peirson, James Dodds, Dick Fontaine, Steve Gough, Crispin Buxton, James Spencer Ashworth, Lydia Fox, El Pilkington, Grace Snell, Leonardo Bozzo, Leighton Spence, Siobhan Harper Ryan, Carla Ornstein, Jaz Dalrymple, Peter Hall (II), Estelle Long, Jack W. Gregory, Lee Martin, Nicholas Gollop, James Barrett, Roscoe Gibson-Denney, Eleanor Goff, Ben Hecking, Pedro Moura, Calhan Mundy, Keifer Nyron Taylor, Tom Rout, Dora, Rosie. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,45 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 20 febbraio 2019
Una giovane studentessa si lascia sedurre da un uomo misterioso ma la relazione diventa sempre più complicata. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, Al Box Office Usa The Souvenir ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 1 milioni di dollari e 85,9 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Londra primi anni '80. La giovane studentessa di cinema Julie vuole provare a scrivere e usare la macchina da presa per meglio comprendere il mondo. Timida e consapevole della sua posizione sociale privilegiata, concepisce la sua camera super8 come il modo per uscire dalla sua bolla. Inaspettatamente si innamora di Anthony, intellettuale benestante più grande di lei, complicato e inaffidabile. I due cominciano a frequentarsi e vivere insieme, ma l'uomo nasconde un segreto che la ragazza non immagina.
È un lavoro semi-autobiografico, The Souvenir, film dell'inglese Joanna Hogg già passato al Sundance e selezionato nella sezione Panorama della Berlinale.
Sui titoli di coda, una scritta annuncia che prossimamente arriverà la parte seconda, a collocare in una dimensione diversa un dramma affrontato con leggerezza. Dopo Unrelated, Archipelago e Exhibition (i primi due ambientati in Italia e anche stavolta c'è una parentesi veneziana al Teatro La Fenice), la Hogg ha realizzato un'opera di grande cura formale, che si può per certi versi accostare al cinema di Terence Davies. È un susseguirsi di inquadrature dalla composizione molto elaborata, con la macchina da presa quasi sempre ferma e colori poco contrastati, grazie al gran lavoro del direttore della fotografia David Raedeker.
E ancora tanti specchi (anche rotti) che riflettono e moltiplicano, immagini prese spesso attraverso vetri, veli e porte. Un ritratto intimo di una giovane curiosa e un po' ingenua, cresciuta in una situazione protetta, desiderosa di conoscere ed esposta alle conseguenze dell'amore, compreso il legarsi a una persona diversa da ciò che si crede e l'evolversi tossico della relazione.
I tanti momenti casalinghi e di dialogo tra Julie e Anthony si alternano al lavoro di lei e a ciò che vede o immagina attraverso la storia che scrive. Un racconto che non segue una linearità, ma che riesce a far emergere gli stati d'animo che la ragazza tiene normalmente celati. La sua ambizione creativa e il tormento sentimentale non sono mai sottolineati, bensì affrontati in maniera singolare, senza troppo alzare i toni.
Aiuta il volto particolare ed enigmatico della praticamente esordiente Honor Swinton Byrne, figlia di Tilda Swinton che qui interpreta la madre casalinga e premurosa. Raffinata e ricca la scelta musicale, con Verdi e Bartok da una parte, The Pretenders, Robert Wyatt o Bauhaus dall'altra, come completamento di un'atmosfera insieme rarefatta e intensa.